Ai colleghi di Daniela Monaco Crea Giudice Tribunale di Catania

Qualche tempo fa mi è stato chiesto di stilare un curriculum che riassumesse le tappe salienti della mia vita di magistrato e non nascondo che ho incontrato delle difficoltà perché non riuscivo a riempire il foglio bianco che avevo davanti: nel mio percorso lavorativo ho sempre e solo fatto il magistrato.

Elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale 6, 7, 8 marzo 2016

Qualche tempo fa mi è stato chiesto di stilare un curriculum che riassumesse le tappe salienti della mia vita di magistrato e non nascondo che ho incontrato delle difficoltà perché non riuscivo a riempire il foglio bianco che avevo davanti: nel mio percorso lavorativo ho sempre e solo fatto il magistrato.

Riflettendo mi veniva in mente solo che io sono un magistrato, ho sempre voluto svolgere l’attività giurisdizionale e ho cercato di farlo col massimo impegno; ho rinunciato anche ad altre opportunità lavorative, di alcune delle quali avevo parimenti respirato l’aria sin da bambina.

Per coloro che non mi conoscono, mi presento: sono Daniela Monaco Crea; sono entrata in Magistratura nel 1998 e ho svolto funzioni di giudice a latere presso la Corte di Assise di Catania, di componente del collegio penale, del Tribunale del Riesame e da sei anni quelle GIP-GUP.

Da tre anni ho deciso di partecipare alla vita associativa in modo diretto.

E’ stato Peppe Gennaro a propormi la candidatura per la Giunta Distrettuale dell’ANM e ricordo ancora che la mia prima risposta è stata, ovviamente: “NO, non se ne parla neppure! non sono la persona giusta per questo ruolo. Grazie ma non posso”. Ma, come molti di voi ben sapete, Peppe (persona a me molto cara) era un paziente “persuasore” che sapeva parlare alla mente e al cuore e, così, eccomi oggi dinanzi a Voi già eletta nella Giunta Distrettuale Catanese (la prima Giunta unitaria in cui, voglio ricordarlo, è stata attuata la rotazione nella copertura delle cariche sociali anche per i colleghi eletti nelle liste che non avevano raggiunto la maggioranza dei consensi) pronta ad offrire il mio impegno quale candidata al CDC.

Chi mi conosce ben può intuire quale forte resistenza interna abbia dovuto vincere per propormi, avendo sempre ritenuto che vi fossero colleghi più capaci. Mi ritengo animata da spirito disinteressato e spero che lo ritengano anche coloro che in questi anni sono venuti in contatto con me e che gli stessi mi considerino una persona libera da condizionamenti e pregiudizi (principi ai quali ho inteso improntare anche la conduzione della presidenza della giunta ANM). 

Ciò, ovviamente, non significa che non mi onori la candidatura che mi è stata offerta e che non abbia interesse e piacere sincero a svolgere, se Voi vorrete, la funzione di componente del CDC dell’ANM. 

Se eletta spero di essere all’altezza del compito e di costituire un valido riferimento umano di quanti vorranno espormi problemi ed esigenze.

Sono un MAGISTRATO e ne sono fiera ed orgogliosa.

Per questo, provo senso di frustrazione di fronte all’opera di delegittimazione di cui, inesorabilmente da un ventennio, è fatta oggetto la magistratura, spesso inerme e, per lo più, incolpevole. Così come sono stanca e indignata nel vedere la quotidiana opera di scadimento qualitativo del nostro lavoro, piegato da numeri, statistiche e obiettivi di rendimento che rischiano di farci abdicare al dovere deontologico della riflessione giuridica, alla necessità di uno studio sereno e non frettoloso delle carte, che rischiano, in altre parole, di trasformarci tutti in burocrati a cottimo del diritto.

Oggi la mia candidatura nella lista di Unità per la Costituzione vuole esprimere la convinzione che per ciascuno di noi -e tanto più per la mia generazione- sia giunto il momento di impegnarsi, fare la propria parte e giocare sino in fondo la partita del rinnovamento.

Per fare questo c’è bisogno dell’impegno, però, non  solo della mia generazione, ma di tutti i colleghi più giovani e meno giovani; abbiamo tutti necessità di attivare le tante idee, proposte, energie, vecchie e nuove, di tutti coloro i quali, rifiutando di piegarsi alla logica della delegittimazione, della burocratizzazione e della perdita di senso istituzionale, vogliono contribuire a immaginare e realizzare una magistratura al passo con i tempi, che valorizzi e attualizzi il modello che i padri costituenti intesero dare al nostro Ordine.

Va, oggi più che mai, ribadito che l’Associazione nazionale magistrati non ha (ed io ribadisco con fermezza non deve avere) carattere politico e si propone gli scopi espressamente indicati all’art. 2 dello Statuto.  

Lo spirito con cui intendo approcciarmi alle funzioni per cui mi sono candidata non è quello di ‘urlare’ slogan preconfezionati e populistici, ma è quello di ascoltare quel che ciascuno ritiene debba essere il ruolo e la funzione della nostra Associazione, quel che ciascuno si aspetta da essa.

Non dobbiamo mai dimenticare che la collettività ci affida il compito di dirimere conflitti e di garantire sicurezza e convivenza sociale: abbiamo l’obbligo, quindi, di proporci con sobrietà e di operare con serietà, sì da acquisire quell’autorevolezza naturalmente propria della funzione giurisdizionale.

E’ allora fondamentale che nell’ANM che immagino si lavori per recuperare la dignità della funzione mediante un forte richiamo all’etica della stessa,rifacendoci ai valori del codice deontologico, voluto da tutte le componenti dell’Associazione Nazionale Magistrati che nelle norme di comportamento ivi indicate, “ispirate all’attuazione dei valori morali fondamentali della categoria”, si riconoscono. Regole insite in ciascuno di noi, che hanno e devono avere una forza precettiva pari a quella delle norme di diritto positivo e che devono indurre tutti, e non solo gli organi istituzionalmente deputati a farlo, a vigilare ed eventualmente segnalare comportamenti anche solo eticamente scorretti.

Parimenti dobbiamo immediatamente muoverci, in modo positivo e propositivo, per dare risposte efficaci ed effettive alle legittime istanze dei colleghi in materia di carichi esigibili con indicazione di parametri nazionali medi di carico di lavoro e di produttività, di fissazione di parametri certi di responsabilità disciplinare che non colpiscano più, come è avvenuto nel recente passato, colleghi meritevoli e rei di avere ‘lavorato troppo’, di riconoscimento della riabilitazione disciplinare, di assicurazione del diritto ad un periodo di riposo effettivo e congruo rispetto all’impegno profuso, di individuazione del miglior modello di dirigente, di garanzia che lo svolgimento della funzione giurisdizionale sia e resti immune da azioni ritorsive delle parti private.

Questi gli obiettivi ai quali dovrà lavorare il prossimo CDC, innovando nei metodi e nella sua organizzazione interna, valorizzando ancor più l’Ufficio Sindacale, costituendo un Centro Studi sull’organizzazione giudiziaria, prevedendo meccanismi di diretto coinvolgimento di un numero sempre più ampio di colleghi.

Quella in corso non è e non deve essere una competizione elettorale; io non mi sento in contrapposizione con alcuno.

Sono stata invitata a dare la mia disponibilità a servizio dei colleghi e, dopo un momento di riflessione, la ho data.

Ai miei impegni di lavoro e di madre e di moglie, se riceverò un numero di consensi necessari, dovrò aggiungere anche gli impegni per l’Associazione a livello nazionale; ciò non mi spaventa perché -e spero che questa mia affermazione non venga percepita come “presuntuosa”- per me costituisce principio di vita assolutamente inderogabile che, una volta assunto un impegno, esso deve essere assolto senza badare a sacrifici, convinta come sono, peraltro, che, solo che lo si voglia veramente e si abbia disponibilità mentale piena, incondizionata e senza riserve, si “arriva a tutto” anche perché così sarà più facile riuscire ad ottenere l’indispensabile collaborazione dei colleghi.

Quel che conta non è il singolo e la contrapposizione fine a sé stessa ovvero piegata a finalità personali, ma l’esistenza di un gruppo di persone che lavora non già “contro” ma “per”: solo se siamo coesi all’interno, potremo ottenere all’esterno risultati in termini di credibilità ed affidabilità e, quindi, potremo avanzare legittime rivendicazioni.

Il lavoro di questo ultimo anno della sezione di Catania, Siracusa, Ragusa e Caltagirone di Unità per la Costituzione, articolato nei gruppi di lavoro e negli incontri con la segreteria distrettuale, ha consentito a tanti colleghi di esprimersi.

Agli amici e colleghi che si candidano come me e le cui osservazioni trovo spesso condivisibili, chiedo di abbandonare ogni atteggiamento di contrapposizione e, se mai vi è stato, di diffidenza e di ricercare piuttosto un leale e sano confronto che possa assicurare reciproca legittimazione e la evidenziazione, non solo delle fisiologiche divergenze, ma anche dei punti di condivisione e di continuità. Non so se un tale atteggiamento sia stato generato da vecchie incomprensioni; se così fosse, ritengo di potere assicurare che i candidati della lista di cui io faccio parte non intendono restare prigionieri di esse.

Nel ringraziarvi vi chiedo, quindi, di aiutarmi in questo nuovo percorso, di credere in me, nella mia indipendenza e nella mancanza di alcun secondo fine carrieristico, che, come spero possa testimoniare il costante impegno profuso in campo lavorativo, non ha mai rappresentato l’obiettivo ultimo delle mie azioni. 

Daniela Monaco Crea

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