Cari tutti, il report di oggi è dedicato al plenum del 19 luglio 2023
La votazione sulla conferma del collega MASIA
E’ stata oggi trattata la pratica relativa alla conferma nelle funzioni direttive del collega Vittorio MASIA, Presidente del Tribunale di Brescia.
Vogliamo ribadire nuovamente che il nostro giudizio assolutamente negativo sul fenomeno CHAT e sulle degenerazioni che ciò ha comportato non è mutato, ma vogliamo, altresì, riaffermare che quanto accaduto si supera intervenendo sul testo unico della dirigenza, sul sistema delle fonti e sulla eliminazione della “carriera” di direttivo ormai distinta da quella del magistrato “comune”.
Riteniamo, invece, che i casi singoli vadano analizzati avendo riferimento alle caratteristiche della singola procedura ed evitando automatiche duplicazioni di sanzioni in sedi diverse dal disciplinare. Riteniamo infine che i singoli casi non possano e non debbano essere utilizzati per “mandare segnali”.
Fatte queste premesse, la vicenda MASIA si è sviluppata nei seguenti termini.
La criticità della conferma derivava – nella totale positività di tutti gli indicatori ulteriori relativi alle modalità di organizzazione e di gestione dell’ufficio da lui diretto, sia in termini di gestione del personale di magistratura che di organizzazione dell’Ufficio – dalla condanna disciplinare riportata in relazione ad alcune conversazioni intrattenute con il dott. Palamara nelle quali il dott. MASIA.
1) sollecitava una nomina di una collega per un posto direttivo (vicenda Presidente Tribunale Cremona) interloquendo con un consigliere di altro gruppo per il quali lo stesso Consiglio (con il voto di AREA) poche settimane fa ha votato in favore del positivo superamento della valutazione di professionalità;
2) indicava in altre due occasioni, anche con termini sprezzanti, colleghi che a suo avviso non erano meritevoli di altri incarichi in confronto con altri.
Per tali fatti, il collega aveva riportato la condanna alla censura.
Nel corso del dibattito in plenum, abbiamo convintamente aderito alla proposta (che, già in commissione, Roberto D’Auria aveva sostenuto), poi risultata vittoriosa, di conferma.
Deve al riguardo, in via preliminare, osservarsi che la condanna disciplinare – a prescindere dalla valutazione dell’incidenza e dell’applicabilità della previsione dell’art. 37 TU sulla dirigenza dettato in materia di conferimento di incarichi, sulla quale allo stato vi sono, anche al nostro interno, opinioni diverse (lealmente argomentate e manifestate) – era un dato di significativo rilievo nel giudizio di conferma.
Peraltro, nel rispetto del giudicato disciplinare che ha ritenuto che le conversazioni dessero evidenza di una impropria interferenza nel procedimento amministrativo di scelta del candidato, abbiamo ritenuto che dovessero farsi alcune considerazioni, strettamente aderenti alla fattispecie concreta, che dovevano ridimensionare il valore ostativo della suddetta condanna.
Un primo dato acquisito all’istruttoria (non solo per la dichiarazione del MASIA ma anche dell’ex consigliere Clivio e supportato, quanto meno in ordine al ruolo della diretta interessata, da documentazione prodotta dal MASIA nel corso del procedimento) era che, per quanto concerne uno degli incarichi (presidente Tribunale di Cremona) per il quale il dott. MASIA aveva più volte contattato il dott. PALAMARA, la richiesta di “intervento” improprio derivava dal gruppo (nel quale il MASIA non si riconosceva) cui la candidata sostenuta (e che in veste di Vicario, nominata proprio dal MASIA, con lui collaborava) apparteneva, ed ai più elevati livelli del distretto.
Erano, dunque, impropri interventi occasionati dalla insistenza della collega, rafforzata dagli autorevoli e reiterati inviti che il MASIA aveva ricevuto, “giustificati” altresì per la necessità di risolvere una difficile situazione nell’Ufficio, venutasi a creare all’indomani della scadenza dell’ottennio nelle funzioni semidirettive della predetta, al momento dell’arrivo della collega che nel suo incarico era subentrata.
Nella riconosciuta illiceità disciplinare della interferenza, va dunque rilevato che la stessa era occasionata da circostanze che esulavano da una finalità di rafforzamento associativo del gruppo nel quale MASIA si riconosceva ed erano quasi “subite” dalla insistenza della interessata, tanto da far infine sbottare il MASIA, una volta avvenuta la nomina.
Anche le altre due vicende si caratterizzavano per essere scollegate da finalità di mera affermazione correntizia (in una delle due il soggetto pregiudicato era egli stesso del gruppo del dott. MASIA).
Anche in questi casi le ragioni (comunque non condivisibili) dell’interferenza erano riconducibili ad una valutazione soggettiva da parte del MASIA della maggiore o minore idoneità dei soggetti a ricoprire un ruolo semidirettivo, valutazione che, nel canale comunicativo che il MASIA aveva con il consigliere dott. PALAMARA, egli a lui riferiva.
Tolta la finalità della “becera” affermazione correntizia (e davvero risibile è dare valore a ingenue affermazioni da chat quale “unicost si riprende il nord”, quasi da tifo calcistico), per le ragioni oggettive che abbiamo rilevato, residuava, per queste due vicende, una trasmissione di informazioni e valutazioni soggettive (giuste o sbagliate che fossero) ad un consigliere in vista di una nomina.
Su questo aspetto si deve finalmente superare qualsiasi ipocrisia.
L’inadeguatezza delle fonti di conoscenza da tutti lamentata non può essere deresponsabilizzazione nelle scelte discrezionali del Consiglio.
Essere magistrati che hanno lavorato nei diversi territori, impone che ai territori – in maniera leale e imparziale – si faccia riferimento per verificare nella quotidianità del lavoro quale candidato (nel rispetto sempre dei criteri del Testo Unico) sia però, per impegno, professionalità, abnegazione e autorevolezza, quasi naturalmente visto quale il più idoneo a ricoprire l’incarico; e ciò non in un’ottica di preferenza correntizia (come certamente avvenuto in passato) ma di mero riconoscimento delle professionalità: cosa che trova in noi e nelle scelte che finora abbiamo fatto – e che rivendichiamo – la più evidente conferma.
È la mala fede delle informazioni – secondo noi – che trasmoda nella illecita interferenza.
E allora, pur dando atto della condanna disciplinare, connotata nei termini di cui abbiamo detto, a noi è parso sommamente iniquo che tale episodio, intervenuto nella vita professionale del collega (episodio che, con non comune sincerità, lo stesso ha ammesso aver criticamente rivisto, comprendendo i tratti di impropria condotta), dovesse non solo in sede disciplinare essere sanzionato (cosa che non a tutti è successa, ma questa è un’altra storia) ma anche portare a un giudizio di inadeguatezza alla conferma nell’incarico (a fronte del fatto che, come detto, tutte le altre risultanze erano ampiamente positive).
La più recente giurisprudenza amministrativa, proprio nelle procedure di conferma e proprio nell’esame del peso decisionale da dare al contenuto delle famigerate chat, ribadisce che, in un ambito così ricco di dati istruttori come il procedimento di conferma – ove si deve sì valutare in maniera prognostica l’adeguatezza dirigenziale per il successivo quadriennio, ma si deve farlo sulla base dei dati oggettivi derivanti proprio dallo svolgimento dell’incarico nel corso del quadriennio in valutazione – la criticità in uno dei profili deve essere ponderata insieme alle ulteriori risultanze istruttorie, non essendoci alcun “elemento tiranno”.
Il MASIA, in un contesto in cui certamente non era protagonista ma semplice anello di informazione e collegamento sul territorio, stretto tra dinamiche anche più grandi di lui che lo asservivano come tramite per scelte queste sì correntizie (caso Presidente Tribunale di Cremona), ha ampiamente “pagato” per la sua debolezza nell’ambito del sistema.
Ma ciò che nei messaggi privati intercorsi con il collega PALAMARA ha scritto mai si è riverberato all’esterno con azioni o condotte che, nella direzione dell’Ufficio, dessero conto di una gestione di parte o “di corrente”. Esemplificativo che, nella scelta dei collaboratori, lo stesso MASIA abbia precisato di avere sempre optato per coloro che, a prescindere dalle simpatie associative, potessero dare un contributo concreto e utile per il funzionamento dell’ufficio.
Non confermare MASIA sulla base di una tesi da dover necessariamente accreditare in ogni occasione, anche torcendo i fatti e formulando giudizi apodittici che non trovano riscontro sui fatti nella loro materiale evidenza, vuol dire non far bene il mandato che i colleghi ci hanno affidato. Noi a costo di critiche e giudizi (superficiali e di parte) impopolari, una simile deriva cercheremo di non prenderla mai.
Alleghiamo quindi il link agli interventi in plenum di
- Roberto D’Auria (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609566),
- Marco Bisogni (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609569)
- Antonino Laganà (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609571).
Il voto sul fuori ruolo del collega Lorenzo Jannelli
E’ stata approvata la richiesta del Ministro di collocamento fuori ruolo del collega Jannelli (involontario protagonista di questa vicenda e già gup in alcuni procedimenti sorti agli onori della cronaca):
La vicenda, apparentemente minore, merita di essere raccontata nel dettaglio:
– il collega aveva partecipato ad apposito interpello ministeriale per il posto di magistrato distaccato addetto alla Cancelleria della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo pubblicato nel febbraio 2023;
– era stato successivamente designato da parte del Ministero unitamente ad altri candidati in una rosa di possibili designati;
– la Corte, dopo aver proceduto all’esame dei candidati, lo aveva individuato come il più meritevole e lo aveva indicato al Ministero consentendo l’avvio della procedura per il distacco;
– il Ministero aveva quindi richiesto al CSM – come atto dovuto dopo la valutazione della Corte – l’autorizzazione al collocamento fuori ruolo;
– la commissione III, con voto unanime, si era espressa favorevolmente, proponendo una delibera in tal senso al Consiglio.
Si trattava, fino a questo punto, di una pratica piuttosto banale.
Nel plenum del 12 luglio, tuttavia, alcuni consiglieri laici avevano chiesto il differimento della trattazione ad altro plenum per effettuare non meglio specificati “approfondimenti”. Il rinvio cd. di cortesia veniva concesso e la pratica veniva inviata al plenum del 19.
Il 19 la pratica, siccome contenuta nell’ordine del giorno cd. RAS, avrebbe dovuto essere trattata nella mattina. Di fatto però ciò non avveniva e la trattazione slittava al pomeriggio.
Nelle more si registravano ulteriori accadimenti:
– alle 15.14 perveniva, alla mail di tutti i consiglieri, una richiesta da parte del Capo di gabinetto del Ministro della giustizia (inviata alla vicepresidenza solo alle ore 14.25) tesa a ottenere un nuovo rinvio della pratica;
– la richiesta del Gabinetto si fondava su di una nota trasmessa via mail allo stesso Ministero (alle ore 11.23 sempre del 19) da parte di uno dei partecipanti all’interpello che chiedeva di “essere valutato” nella procedura al fine di evitare “contenziosi”;
– nel corso del plenum, quindi, al momento della trattazione della pratica il relatore (il consigliere laico AIMI) ne chiedeva il rientro in commissione in adesione alla richiesta del Capo di gabinetto del Ministro.
Alla richiesta di rientro in commissione si opponeva il consigliere BISOGNI rilevando come la (nuova) richiesta di rinvio non potesse essere accolta poiché:
– la richiesta di nuova valutazione del candidato asseritamente pretermesso risultava del tutto intempestiva (siccome giunta ben dopo la selezione del Ministro e addirittura dopo la scelta della CEDU);
– il potere del Ministro si era ormai consumato con la designazione della rosa dei candidati alla CEDU e con la scelta già operata dalla stessa CEDU in favore di Jannelli (che aveva già ricevuto la data per la presa di servizio);
– un eventuale rientro in commissione avrebbe irrimediabilmente comportato una trattazione della pratica a settembre impedendo al dott. JANNELLI di prendere servizio nella finestra di assunzioni previste dalla CEDU proprio entro il primo settembre.
Interveniva poi la d.ssa Cassano, Primo Presidente della Corte di cassazione, esprimendo anch’ella contrarietà al rientro in commissione attesa l’avvenuta selezione da parte della CEDU. Analogo intervento svolgevano anche, tra gli altri, il consigliere LAGANA’ (evidenziando come anche le richieste del Ministro trovano un argine nel dettato normativo) e il consigliere FORZIATI (richiamando l’espressa previsione del bando secondo la quale la valutazione comparativa e la scelta del magistrato da distaccare tra quelli indicati dal Ministro spettava solo alla CEDU).
La proposta di rientro in commissione veniva quindi posta ai voti e veniva respinta (votavano a favore i laici di centrodestra, il laico Ernesto Carbone e i togati di MI ad eccezione del consigliere SCALETTA).
A questo punto il relatore della pratica dichiarava di rinunciare al ruolo di relatore non condividendo il mancato rientro in commissione; la seduta era brevemente sospesa per verificare la procedura da seguire per il cambio relatore, dovendosi comunque escludere il rientro in commissione diversamente motivato. Alla ripresa dei lavori veniva però a mancare il numero legale per l’allontanamento di tre laici dalla sala (poi spiegato con un malore di uno di loro) e, solo dopo il richiamo della Primo Presidente e del Vicepresidente si giungeva finalmente al voto di autorizzazione del collocamento fuori ruolo del collega
Janelli.
Una pagina non bellissima di questo Consiglio e nella quale ci ha molto sorpreso il voto silente da parte dei togati di MI, che non hanno in alcun modo voluto prendere le distanze da un tentativo – posto in essere da alcuni consiglieri laici – di giungere a una decisione dettata da motivazioni del tutto estranee alla valutazione oggettiva della pratica, con una torsione della procedura già sostanzialmente esaurita con la scelta operata dalla CEDU.
Alleghiamo quindi il link agli interventi in plenum di
- Marco Bisogni (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609617)
- Presidente CASSANO (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609618)
- Antonino Laganà (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609618)
- Michele Forziati (https://www.radioradicale.it/scheda/703840?i=4609624).
Un caro saluto a tutti.
Marco Bisogni
Roberto D’Auria
Michele Forziati
Antonino Laganà