Report n. 18 e 19 del 6 marzo 2024

Cari tutti il report di oggi è dedicato al plenum del 6 marzo 2024.

1) LA DELIBERA SUL DIRETTIVO DELLA SSM
Dopo diversi mesi di discussione la commissione, prima, e il plenum, poi, sono giunti all’individuazione dei sei componenti togati e del docente universitario da nominare nel comitato direttivo della Scuola: la scelta è caduta su candidati in possesso di curricula di eccellenza e a tutti loro va il nostro augurio di buon lavoro.
Il relativo dibattito consiliare è stato, tuttavia, particolarmente aspro. Invero:

– alcuni consiglieri hanno lamentato una pretesa indeterminatezza dei criteri di scelta individuati dal bando e applicati per giungere alla delibera;

– altri hanno riferito come la sestina proposta dalla commissione non fosse per loro del tutto soddisfacente per la mancanza di uno o due dei candidati preferiti;

– i consiglieri laici, da parte loro, hanno denunciato di essere stati estromessi dalla discussione e dalla delibera finale ad opera dei “gruppi” associativi operanti in consiglio.

Sulla prima questione è intervenuto Michele Forziati, ricordando alcuni principi base di diritto amministrativo, ossia che il bando di concorso – peraltro a suo tempo approvato dal plenum all’unanimità anche col voto di quei consiglieri poi intervenuti per denunciarne l’indeterminatezza – è “la legge” del procedimento amministrativo e che i criteri di scelta non possono che essere quelli ivi indicati. Dopo aver conosciuto i nomi dei candidati non è dunque più possibile indicare né anche solo chiarire la portata di tali criteri, pena la palese illegittimità della successiva scelta.
Sulla seconda questione siamo intervenuti tutti e quattro, ribadendo in estrema sintesi questi concetti fondamentali:

– in un contesto assembleare complesso come quello consiliare nessuno poteva pretendere di imporre interamente una propria sestina ideale, essendo piuttosto necessario addivenire a una sintesi che individuasse, tra i tanti potenzialmente idonei e tra i non pochi con curricula d’eccellenza, i sei
candidati che – insieme – potessero meglio ricoprire l’incarico (abbiamo ad esempio spiegato come, a nostro avviso, sarebbe stato necessario avere nella sestina uno o due esperti di organizzazione giudiziaria nelle sue diverse articolazioni, mentre la maggioranza della commissione ha diversamente ritenuto di privilegiare curricula specificatamente orientati alla formazione iniziale e permanente – in questo senso l’intervento di Marco Bisogni);

– richiamando alcune polemiche giornalistiche dei mesi scorsi abbiamo stigmatizzato le condotte e le dichiarazioni di alcuni consiglieri che hanno pubblicamente e pregiudizialmente escluso specifici candidati perché noti per il loro pregresso impegno associativo senza effettuare alcuna valutazione comparativa dei loro curricula. Abbiamo ricordato come ogni aprioristica esclusione “associativa” non risulti molto diversa dalle condotte di magistrati che agivano contro altri colleghi sulla base di specifiche appartenenze.
Condotte, come noto, più volte sanzionate dal Consiglio nel recentissimo passato;

– pur nell’ovvia legittimità di ogni manifestazione di astensione o di voto contrario, ci è parsa francamente inaccettabile la narrazione di chi, non essendosi visto proporre interamente la sua sestina ideale, si è espresso molto duramente sulla scelta della commissione, definita “debole”. Al riguardo evidenziamo che uno dei consiglieri laici aveva proposto in seno alla commissione una sestina nella quale erano presenti ben 4 dei 6 nominativi poi indicati nella proposta finale (uno dei quali, proposto anche da Roberto
D’Auria, aveva, tra l’altro, revocato la sua disponibilità dopo la proposta); un altro dei consiglieri (poi astenutosi) ha definito eccellenti i profili di ben 5 dei 6 candidati proposti dalla commissione. Ebbene, a fronte di tali circostanze obiettive non è dato davvero comprendere come sia possibile sostenere che la
minima differenza tra le varie sestine abbia determinato una insanabile “debolezza” di quella proposta all’approvazione del plenum. Ci saremmo peraltro aspettati che, in tale contesto, i consiglieri non integralmente soddisfatti presentassero al plenum le loro proposte alternative.

Sulla terza questione verrebbe francamente da sorridere. I consiglieri laici di centro destra costituiscono un vero e proprio gruppo all’interno di questo Consiglio (come pacificamente affermato da uno di loro nel corso dell’intervento), hanno finora stretto un’alleanza organica con una delle rappresentanze associative ivi presenti (come è emerso plasticamente anche ieri nel corso della votazione per il presidente del Tribunale di Trani), hanno partecipato più che attivamente, in questi mesi, all’individuazione dei profili dei
candidati sui quali far convergere la loro parte dei consensi contribuendo altresì, in modo determinante, all’esclusione di specifici curricula. Orbene in questo contesto i consiglieri laici si sono, prima, astenuti sulla sestina proposta dalla commissione (in larga parte coincidente con la loro) e poi, in plenum, hanno tacciato chi si è assunto il peso della responsabilità della decisione di aver portato alla vittoria le solite vecchie logiche “spartitorie” e “corporative”.

Si seguito i link ai nostri interventi:

– intervento del consigliere D’Auria https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727209
– intervento del consigliere Bisogni https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727213
– intervento del consigliere Laganà https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727215
– intervento del consigliere Forziati https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727219

2) LA DELIBERA SULL’AVVOCATO GENERALE DELLA PROCURA DI TORINO
La pratica era una di quelle apparentemente semplici, essendoci un unico candidato con pareri ampiamente positivi al conferimento dell’incarico semidirettivo. Tuttavia uno dei consiglieri laici, dopo la presentazione della proposta da parte del relatore Roberto D’AURIA, ha richiesto un “rinvio di cortesia” per necessari approfondimenti, deducendo genericamente di essere venuto a conoscenza, pochi minuti prima, “di alcuni aspetti che riguardano la vita professionale” del candidato. Nella prassi di questa consiliatura tale forma di rinvio viene solitamente richiesta e concessa quando un consigliere vuole meglio studiare un determinato dossier, ma è purtroppo già accaduto che tale richiesta si sia poi rivelata strumentale a intraprendere iniziative a nostro avviso molto allarmanti (si ricorda, ad esempio, la vicenda del collega designato come assistente di cancelleria alla CEDU descritta nel nostro Report 10 ).
Roberto D’AURIA ha, quindi, chiesto di precisare le ragioni della richiesta di rinvio.
Il consigliere che aveva chiesto il rinvio ha allora precisato testualmente “siamo venuti a conoscenza, attraverso un’analisi di alcuni indicatori relativi alla vita professionale del dottor Avenati Bassi, di alcune di alcune criticità rispetto a delle sue pronunce e dei suoi procedimenti”.
È allora intervento Marco BISOGNI specificando come non potessero essere consentiti rinvii di cortesia fondati su sommarie ricognizioni effettuate su fonti aperte e giornalistiche e relative agli esiti di un determinato procedimento penale trattato da un pubblico ministero.
A questo punto è intervenuto un altro consigliere laico chiedendo formalmente il rinvio della pratica in commissione e leggendo un passo di una requisitoria nella quale il collega candidato criticava una sentenza della cassazione.

Marco Bisogni è intervenuto su tale richiesta ribadendo come, a maggior ragione alla luce di tale precisazione, non vi fossero margini per un ritorno in commissione della pratica e per una diversa valutazione del profilo del candidato, a meno di non ritenere che un passo estrapolato da una requisitoria, rinvenuto su fonti aperte, possa essere ritenuto un elemento di inidoneità all’incarico, e questo nonostante i pareri univocamente positivi resi dal dirigente dell’ufficio, dal consiglio giudiziario e dallo
stesso Consiglio superiore.
Il Consiglio ha rigettato a maggioranza la richiesta di ritorno in commissione e deliberato la nomina del collega proposto.
Come già avvenuto in passato, dunque, ci è parso che la componente laica di centro destra intenda censurare in Consiglio l’attività giudiziaria posta in essere dai magistrati in specifici ambiti processuali. Si tratta di una circostanza allarmante che TUTTI i consiglieri togati dovrebbero stigmatizzare con forza, prescindendo da ogni altra valutazione di convenienza.
Vi invitiamo all’ascolto del dibattito attraverso i link di seguito riportati:

– presentazione del collega D’Auria e richiesta di rinvio della consigliera Eccher, richiesta di specificarne le ragioni da parte dello stesso consigliere D’Auria (https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727231);

– intervento del consigliere Bisogni (https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727232);

intervento del consigliere Carbone E. (https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727236);

nuovo intervento del consigliere Bisogni (https://www.radioradicale.it/scheda/722496?i=4727238).

3) LA DELIBERA DI NOMINA DEL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI TRANI
All’esito della presentazione dei profili e di un dibattito piuttosto snello è risultata più votata la proposta – da noi sostenuta – di nomina del dott. Casiello, già Presidente del Tribunale di Campobasso, che ha riportato 16 voti a fronte dei 15 riportati dal dott. De Simone (sostenuto dai consiglieri di MI, dai laici di centro destra e dal consigliere Ernesto Carbone, nonché dalla Prima Presidente della S.C.).
L’occasione è utile per formulare alcune considerazioni di portata più generale sull’esercizio della discrezionalità amministrativa nelle pratiche di conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi, nelle quali la scelta comparativa è vincolata dai criteri fissati dal Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria. Riflessione oggi particolarmente attuale, anche in considerazione del fatto che, all’indomani dell’adozione del decreto legislativo attuativo della delega contenuta nella cd. legge Cartabia, la quinta commissione sta per procedere a una rivisitazione del predetto Testo Unico.
Nel caso di specie il dott. De Simone aveva svolto per 7 anni l’incarico di Presidente di sezione presso il Tribunale di Bari; il dott. Casiello, dopo essere stato per 6 anni e 8 mesi circa Presidente della sezione lavoro del Tribunale di Foggia, dal 2018 aveva assunto l’incarico di Presidente del Tribunale di Campobasso.
A favore del dott. Casiello militava, dunque, l’esperienza di Presidente del Tribunale; esperienza che il candidato De Simone, pur indubbiamente di alto profilo, non poteva vantare. Ma il punto non è questo.
La nostra scelta, fin dalla fase della proposta in commissione, è stata quella di privilegiare non tanto la formale posizione direttiva ma il reale contenuto di essa, emergendo dagli atti che il dott. Casiello aveva svolto il relativo incarico in maniera esemplare: si consideri in particolare che, oltre al compito “usuale” di presiedere le udienze di comparizione dei coniugi nei procedimenti di separazione e divorzio e tutti i collegi civili, il predetto, previa adozione di apposita variazione tabellare, ha assunto anche la presidenza della sezione penale e del collegio dibattimentale (con assegnazione, dal maggio del 2021, di un numero di procedimenti pari a quello degli altri componenti del collegio), presiedendo altresì uno dei tre collegi del riesame.
Tale rilevante impegno diretto nello svolgimento di attività giurisdizionale non ha, peraltro, in alcun modo inciso sul profilo organizzativo e gestionale, risultando dalle tabelle ministeriali di monitoraggio del livello di conseguimento degli obiettivi imposti dal PNRR che il Tribunale di Campobasso si colloca in una posizione migliore di quella degli altri Tribunali del distretto e della media nazionale.
Una “medaglietta pesante”, insomma.
Ugualmente significativa è risultata, in concreto, l’esperienza semidirettiva alla sezione lavoro del Tribunale di Foggia, atteso che, in 7 anni, le pendenze sono state ridotte dell’80%, passando da poco più di 124.000 a poco meno di 21.000 (nel detto periodo, peraltro, il dott. Casiello era stato il magistrato che aveva definito il maggior numero di processi, ben 35.788).
A fronte di tali specifiche risultanze concrete, dunque, il nostro voto è andato convintamente al collega Casiello, il quale – come detto – ha alla fine ottenuto, pur di stretta misura, la nomina a Presidente del Tribunale di Trani.

Marco Bisogni Roberto D’Auria Michele Forziati Antonino Laganà

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