Il valore dell’unità associativa – Cdc 13 e 14 marzo

Leggiamo con stupore, nel comunicato diffuso dai colleghi di MI, di una presunta “cordata” fra i gruppi di Area e Unicost, che si sarebbe realizzata nelle sedute del CDC del 13 e 14 marzo per impedire l’approvazione di una mozione a sostegno dei magistrati impegnati nel contrasto alla criminalità organizzata.

Nella ricostruzione dei colleghi di MI, il voto contrario di Unicost svelerebbe l’ipocrisia della tanto invocata unità associativa, ponendosi in termini di mera contrapposizione al loro gruppo, nell’ambito di una più ampia strategia di condivisione dei “piani” di Area-Dg.

Dobbiamo forse pensare che l’unanimità diventa un valore solo se a formulare le proposte sono gruppi diversi da Area?”, si domandano i colleghi di MI.

Noi, invece, non ci poniamo domande, limitandoci a constatare come il nostro inutile tentativo di trovare un’ampia condivisione sul modo in cui l’ANM debba affrontare un tema tanto delicato sia stato strumentalizzato per motivi di mera propaganda, evidentemente collegati alla competizione elettorale in corso.

La verità è ben altra.
E’ superfluo ricordare come, sin dall’insediamento di questo CDC,Unicost abbia concretamente lavorato per la più ampia unità possibile, in un contesto di accentuata contrapposizione tra gli altri gruppi, gravemente dannosa per la stessa magistratura.
D’altra parte, nello stesso comunicato di MI si riconosce come l’ultimo CDC abbia vissuto importanti momenti di confronto e unità associativa.
Facendo seguito ad un deliberato adottato pochi giorni prima dalla GEC – di fatto ripreso da MI nella mozione sottoposta al CDC – tutti i gruppi hanno convenuto sulla necessità di far sentire il proprio dissenso sul nuovo piano vaccinale nazionale che ha escluso dalle categorie prioritarie i lavoratori dei servizi essenziali e, quindi, quelli del comparto giustizia (magistrati, amministrativi e avvocati).

E’ stata, poi, assunta un’altra importantissima delibera, intitolata “Il precedente disciplinare e la tutela dell’affidamento del magistrato”, da tempo auspicata da Unicost e condivisa da tutti i gruppi in giunta, con cui l’ANM, ribadendo “l’esigenza che i percorsi motivazionali delle delibere consiliari siano chiari e coerenti, così da poter esprimere in maniera esaustiva ed intellegibile le ragioni poste alla base della decisione anche nell’interesse del destinatario del provvedimento”, ha espresso l’auspicio che l’organo di governo autonomo, in attesa di una normativa primaria che introduca la riabilitazione disciplinare, adotti una normativa secondaria ispirata a criteri di apertura all’istituto,  sì da tener conto, nelle delibere sul conferimento degli incarichi o sulle valutazioni di professionalità, “del tempo trascorso dal precedente disciplinare, della sua natura e del grado di offensività, del successivo percorso professionale virtuoso del magistrato, nonché dell’affidamento ingenerato da precedenti valutazioni positive, unitamente all’assenza di elementi sopravvenuti”. 

Ma torniamo alle mozioni a sostegno dei magistrati impegnati nel contrasto alla criminalità organizzata.

Dimenticano i colleghi di MI che Unicost ha chiaramente preso le distanze dalla prima mozione presentata da Area-Dg, in cui – a parte condivisibili affermazioni di principio sulla necessità di garantire un clima sereno in tutti gli uffici di frontiera impegnati in delicati procedimenti di criminalità organizzata – si proseguiva con affermazioni che rischiavano di essere interpretate come una censura a singoli uffici di Procura e potevano, quelle sì, turbare il clima che si voleva mantenere sereno.
Unicost dissentiva fermamente da tale impostazione e lo ha detto a chiare lettere, fin da subito nello scorso CDC nelle interlocuzioni informali e poi nelle dichiarazioni di voto finale.

Per questa ragione, Unicost aveva ritenuto di presentare una propria mozione in cui, raccogliendo testualmente le indicazioni di principio contenute nella prima parte della mozione originaria di AreaDg, evidenziava al contempo – sotto il profilo propositivo – la necessità di un concreto sostegno all’esercizio della funzione giurisdizionale, attraverso un’adeguata dotazione di mezzi, di strutture e personale, compresa la valutazione di incentivi di carriera ed economici. Particolare attenzione veniva posta anche alla necessità di misure sempre più efficaci di protezione individuale per i magistrati, vittime e testimoni esposti a rischio personale.

Nel prosieguo del dibattito, Area-Dg ha ritenuto di aderire alla nostra impostazione, riconoscendo l’importanza di queste ultime riflessioni e rinunciando a qualsiasi riferimento foriero di interpretazioni strumentalizzabili.

La nostra sintesi è stata incomprensibilmente criticata dai colleghi di MI, con i quali abbiamo provato inutilmente a collaborare, nel tentativo di arrivare ad un ulteriore documento che tenesse conto delle diverse sensibilità.

Ciò non è stato possibile ed allora abbiamo deciso di votare il documento che rispecchiava la nostra iniziale impostazione. Ribadiamo, infatti, che il sostegno alla magistratura impegnata nei cd. territori di frontiera non possa prescindere sia dal riconoscimento e dall’attuazione della piena indipendenza e serenità dei magistrati (“tutti gli attori processuali, ma anche i rappresentanti delle istituzioni e della politica, evitino iniziative che, quale che sia la provenienza, possano turbare la serenità del giudizio e il rispetto dell’autonomia della giurisdizione”), sia dall’implementazione di risorse umane e materiali (“chiede che siano sempre coperti gli organici – sia del personale amministrativo che di magistratura – degli uffici di frontiera, in via prioritaria e senza soluzione di continuità. Si profila anche l’opportunità di assicurare ulteriori forme di incentivi, anche di carattere economico, e di punteggi aggiuntivi ai magistrati che prestano servizio in uffici giudiziari i cui territori sono caratterizzati da alti indici di criminalità organizzata”).

Non abbiamo votato la mozione di MI perché non conteneva alcun riferimento al tema della indipendenza e serenità dei magistrati nei termini come sopra declinati, e si riduceva, a nostro avviso, ad un mero elenco di – pur opportune – rivendicazioni sindacali che, tuttavia, non esaurivano la complessità della problematica e che chiedono comunque una più attenta riflessione in termini di fattibilità e ricadute.

Auspichiamo che, per il futuro, i lavori del CDC non siano più ostaggio di logiche elettorali.
Alla magistratura non serve la demagogia di dibattiti che non abbiano realmente a cuore l’autonomia dei magistrati e l’esercizio di una funzione giurisdizionale in tutte le sue fasi forte e indipendente, in ogni parte del Paese, ma ancor più nelle terre di mafia.

Rivendichiamo la nostra identità, che abbiamo mantenuto e manterremo salda. Non siamo disposti a strumentalizzare l’azione dell’ANM per finalità diverse da quelle che le sono proprie.
Il vero rinnovamento associativo, per noi, riparte da qui.

Roberta D’Onofrio, Giacomo Ebner, Italo Federici, Pierpaolo Filippelli, Alessandra Maddalena, Tony Nicastro, Emma Vittorio