Contributo per il programma elettorale a cura di Stefania Tassone – Giudice Tribunale Torino e della Segreteria Nazionale

In vista delle prossime elezioni (6-7-8 marzo 2016) per il rinnovo del CDC-Comitato Direttivo Centrale- dell'ANM, UNITA' PER LA COSTITUZIONE ribadisce con forza il proprio impegno nel realizzare una rappresentanza associativa a tutto campo, sempre tesa a perseguire i dettami costituzionali, e dunque non solo incentrata sulla specifica funzione giurisdizionale, ma necessariamente accompagnata ad una responsabilità di amministrazione della Giustizia.

Elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale 6, 7, 8 marzo 2016

IL PROCESSO CIVILE TELEMATICO

Ausilio per il Giudice o ostacolo all’efficiente esercizio della giurisdizione ?

In vista delle prossime elezioni (6-7-8 marzo 2016) per il rinnovo del CDC-Comitato Direttivo Centrale- dell’ANM, UNITA’ PER LA COSTITUZIONE ribadisce con forza il proprio impegno nel realizzare una rappresentanza associativa a tutto campo, sempre tesa a perseguire i dettami costituzionali, e dunque non solo incentrata sulla specifica funzione giurisdizionale, ma necessariamente accompagnata ad una responsabilità di amministrazione della Giustizia.

Continue riforme ed innovazioni da parte della politica nel delicato settore della giustizia, civile e penale, si traducono in una sempre più pressante richiesta alla magistratura di far fronte ad una domanda di giustizia peraltro in continuo aumento, che tuttavia non viene accompagnata dalla fornitura di idonee risorse a supporto, e che finisce quindi per creare nei magistrati un senso di inadeguatezza e di ansia per il crescente aumento di (quelli che vengono percepiti solo come) oneri e responsabilità.

In questo contesto si colloca l’introduzione, da ormai circa due anni, ma con continui aggiustamenti e modifiche in progress, del PCT – processo civile telematico.

Ebbene, l’analisi svolta dal gruppo di UNITA’ PER LA COSTITUZIONE, di recente culminata nel documento conclusivo del Congresso di Orvieto del 25-28 giugno 2015 consente di affermare che, se da un lato il PCT sicuramente costituisce una significativa innovazione nell’ambito della gestione del processo civile (e, in prospettiva, del processo penale PPT e del lavoro delle Procure), finalizzata alla realizzazione di molteplici funzionalità, d’altro questo strumento presenta delle criticità, che devono essere attentamente individuate ed analizzate allo scopo di porre i fondamenti per le azioni positive necessarie al consolidamento di questo strumento.

Sicuramente l’informatizzazione del settore civile consente l’aumento del livello di efficienza del sistema (si pensi alla possibilità per il magistrato di avere la visione complessiva, sempre, del proprio ruolo e le ricadute positive in termini di organizzazione dello stesso), nonchè un risparmio di tempo e di spesa, soprattutto in termini di più snelle modalità di comunicazione e di più agevole conservazione ed archiviazione dei fascicoli e degli atti (dematerializzati, per cui non occorre vengano reperiti spazi fisici idonei alla loro custodia), che potranno costituire banche dati usufruibili dall’intero ufficio giudiziario.

Tutto questo, tuttavia, ha a che fare, a ben vedere, con il principio di buon andamento e buona organizzazione della pubblica amministrazione consacrato nell’art. 97 Cost.; non è invece del tutto adattabile all’esercizio della giurisdizione. E proprio qui sta infatti la questione: le criticità rilevate e che si continuano a rilevare nel PCT attengono a problematiche che ostacolano l’efficace (e quindi l’efficiente) esercizio della funzione giurisdizionale da parte del magistrato, nello specifico del giudice civile. Sgombrando il campo da ormai retrivi contrasti di posizione (soprattutto sul tema delle cd. copie cartacee di cortesia), anche grazie ai recenti interventi normativi , può dirsi acquisito, perlomeno tra larga parte dei magistrati operanti nel settore civile, pieno consenso all’utilizzo del PCT: si vorrebbe però unanimemente “che funzionasse meglio”, anzi, “al meglio” e che, in altre parole, costituisse una adeguata e duttile risorsa, e non invece un ostacolo al quotidiano lavoro giudiziario, tale da contribuire a far sentire i magistrati sempre più schiacciati dal peso del loro carico di lavoro e da ulteriori, non richieste, responsabilità.

Ed esemplificando:

1) è tollerabile che persistano anomalie, blocchi che rallentano ed ostacolano il lavoro del magistrato nella gestione dell’udienza con redazione del verbale a consolle, o nel deposito dei provvedimenti ?; 2) è tollerabile che non esistano o non vengano adottati adeguati sistemi di sicurezza, soprattutto in caso di perdita di dati ?; 3) è tollerabile la persistente mancanza di stabile presenza negli uffici di personale tecnico in grado di fronteggiare queste evenienze ?; 4) è mai possibile che non si pensi (tra le istituzioni tutte -Governo, CSM, SSM) di realizzare una formazione congiunta tra magistrati, cancellieri, avvocati ed ausiliari (si pensi per es. ai CTU), lasciando invece che ognuna di queste figure abbia una preparazione (e dunque una consapevolezza dei problemi, tecnici ma anche con ricadute giuridiche) solo settoriale ?

UNITA’ PER LA COSTITUZIONE continuerà a battersi perché nelle sedi competenti vengano date delle risposte e vengano trovate delle soluzioni a queste e ad altre non meno importanti problematiche.

Non va dimenticato, ma anzi costantemente testimoniato all’esterno, che i magistrati tutti, che considerano il loro impegno nel quotidiano lavoro giudiziario una vera e propria missione, con spirito di collaborazione e di sacrificio hanno accettato di installare un sistema di informatizzazionetout courtinnestato sul quotidiano flusso di lavoro ordinario (che non è mai cessato, né ha avuto moratorie o rimessioni in terminiet similia) e che a tutt’oggi viene via via implementato senza nessun supporto, nè di formazione, né sistemistico, nè di personale e senza alcuna attenzione, indicazione, precauzione sotto il profilo della tutela della salute, posto che la progressiva scomparsa del fascicolo cartaceo fa sì che il magistrato sia costretto a trascorrere un numero imprecisato, ma sicuramente elevato, di ore davanti al computer.

E’ infine serio e doveroso chiarire che, perlomeno sul breve periodo, il PCT non accorcerà di un solo giorno la durata dei processi e non certo per colpa dei magistrati che lo gestiscono: se da un lato i magistrati italiani, come emerso dal rapporto CEPEJ, sono già tra i più produttivi in Europa, dovendo fronteggiare una mole di contenzioso che non ha eguali negli altri Paesi Membri, per altro verso gli ancora ampi margini di perfettibilità dello strumento determinano inevitabilmente un lungo periodo di “rodaggio” e di migliorie che certo non va nel senso dell’accelerazione.

In ogni caso, anche gli auspicabili miglioramenti rimangono tali sotto un profilo puramente tecnico, mentre c’è ancora molta strada da fare sul versante del raccordo tra regole tecniche e regole di stretto diritto, eventualmente destinato a confluire in un vero e proprio Codice del Processo Civile Telematico.

Deve essere infatti acquisita la consapevolezza che -appunto- il “processo civile telematico”- pone problematiche giuridiche nuove (da quella, mera, della rimessione in termini, a quella del controllo delle notifiche telematiche per la garanzia del contraddittorio, fino a quelle connesse alla deduzione telematica della prova, alla valutazione della prova a video, soprattutto se contenuta in files, CD, filmati ecc.), rispetto alle quali, al di là di iniziative su base volontaristica e spontaneistica dei vari fori e dei vari distretti, occorrebbe delineare una “procedura civile telematica” o comunque delle regole certe che, pur nel rispetto della indipendenza e della serenità di giudizio del magistrato, ne assicurino una certezza nel procedere senza oneri di responsabilità.

Stefania Tassone

Giudice Tribunale Torino

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