Contributo per il programma elettorale di Bianca Ferramosca – Giudice Tribunale Roma (2)

Essere sindacato oggi, più che in passato, vuole dire farsi seriamente carico della questione dell'oggettivo aggravio delle condizioni di lavoro del giudice.

Elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale 6, 7, 8 marzo 2016

GIUSTIZIA E BENESSERE ORGANIZZATIVO

Essere sindacato oggi, più che in passato, vuole dire farsi seriamente carico della questione dell’oggettivo aggravio delle condizioni di lavoro del giudice. L’aumento progressivo della domanda di giustizia, la scopertura degli organici, la ponderosa consistenza della gran parte dei ruoli, la mancanza, in molti uffici, di forme di specializzazione del lavoro, la difficoltà di garantire “numeri” e, insieme, qualità e puntualità delle decisioni con la tendenza legislativa alla sommarizzazione dei giudizi, l’impellenza di fronteggiare modifiche anche “epocali” del proprio lavoro ( come avvenuto per il PCT) in difetto di adeguata formazione e di idonei supporti tecnici e la sempre più massiccia attività di supplenza del magistrato in ragione della riduzione progressiva del personale amministrativo sono alcune tra le tante cause del grave disagio avvertito da molti di noi, che non si identificano solo con i giovani colleghi alla prima esperienza lavorativa.

La percezione, sempre più diffusa negli uffici giudiziari, di squilibrio avvertita dal singolo quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali per fronteggiarle ha un nome e si chiama stress, una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale.

L’attuale quadro normativo di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, costituito dal Decreto Legislativo 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni, ha specificamente individuato lo “stress lavoro-correlato” come uno dei rischi oggetto di obbligatoria valutazione a far data dal 31 dicembre 2010, secondo i contenuti dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004 ( cui richiama il decreto stesso) e di conseguente adeguata gestione in tutti gli ambienti lavorativi privati e pubblici.

Il citato decreto ha, poi, demandato alla Commissione Consultiva permanente per la salute e la sicurezza del lavoro il compito di “elaborare le indicazioni necessarie alla valutazione del rischio stress lavoro-correlato , successivamente emanate il 17/11/2010 sotto forma di un “percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo”. La valutazione del rischio stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro – prevista e disciplinata dal citato decreto legislativo. 

Il percorso metodologico prevede diverse fasi: ove dalla prima valutazione preliminare in merito alla rilevazione di indicatori oggettivi del rischio non emergano elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, se ne deve dare conto nel Documento di valutazione del rischio e prevedere un piano di monitoraggio; diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione e all’adozione degli opportuni interventi correttivi (per esempio, interventi  organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi ecc.), la cui eventuale inefficacia impone di procedersi alla fase c.d. “approfondita”. 

Lo stress legato all’attività lavorativa rappresenta una delle sfide principali con cui l’Europa è chiamata a confrontarsi nel campo della salute e sicurezza sul lavoro. Tale priorità emerge con assoluta evidenza dai dati aggiornati forniti dall’OSHA – Agenzia Europea Sicurezza e Salute del Lavoro.

Unità per la Costituzione intende verificare e, se del caso, sollecitare la corretta applicazione della  normativa nazionale ed europea a tutela del diritto fondamentale alla salute dei magistrati ed assumere iniziative perché si diffonda, anche negli uffici giudiziari,  la cultura del c.d. “benessere organizzativo”.

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