La lettera accorata ai cittadini del sostituto procuratore antimafia a Catanzaro scuote la Calabria e l’Italia intera. Appello perché difendano la Costituzione, la libertà e una giustizia imparziale.
Non è un appello qualunque. È un grido civile, appassionato e politico nel senso più alto del termine. A firmarlo è Annamaria Frustaci, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, magistrato di punta nei maxi processi contro la ‘ndrangheta vibonese, oggi simbolo di una magistratura che rifiuta di piegarsi all’onda lunga di una riforma che rischia di disarticolare il sistema di giustizia italiano.
“L’ho scritta di getto – esordisce Frustaci – perché ho pensato a quella che vorrei fosse una battaglia dei cittadini“. Il tono è fermo, la scrittura chiara, l’obiettivo limpido: smascherare il vero volto della riforma della giustizia, quella che separa le carriere tra giudici e pubblici ministeri.
“La riforma non riguarda solo noi: riguarda i vostri diritti”
L’affondo arriva subito, senza preamboli. “Deve essere chiaro che questa riforma lambisce la magistratura, la lambisce certo in modo importante, ma invade un campo sacrosanto che è quello dei diritti e delle libertà dei cittadini. E quindi è la loro battaglia, non la nostra.
Noi li accompagneremo, ma è la loro battaglia“. Parole pesanti, pronunciate da una pm che conosce da vicino il volto più crudo della giustizia. E che sa bene quanto sia fragile l’equilibrio tra l’accusa e la garanzia dei diritti.
“Ho scelto di fare il pm per cercare la verità, non per vincere”
La Frustaci si racconta, in un passaggio che svela il senso più profondo della sua professione. “Dal 2010 lavoro in Calabria, tra i distretti di Reggio Calabria e Catanzaro. Fin dall’inizio ho scelto di fare il pubblico ministero e di occuparmi di indagini. È un lavoro bello, ma difficilissimo“. E con una lucidità rara, aggiunge: “Come tanti colleghi ho provato e provo a svolgerlo nella consapevolezza che per tutti, proprio tutti, c’è bisogno di una giustizia che sia equa, imparziale, competente, ma anche coraggiosa. Una giustizia in cui non ci siano intoccabili“.
“In Calabria i cittadini chiedono una giustizia che non li tradisca”
Dal suo osservatorio calabrese, Frustaci vede una società che chiede protezione, risposte, verità. “Siete in tantissimi a chiedere una giustizia che sia sensibile e attenta ai diritti di ciascuno, ma anche che sia dotata di adeguate risorse per funzionare bene, per non deludervi, per non alimentare quel senso di sfiducia nello Stato in chi ormai ha solo la speranza e attende una risposta, quella risposta che potrà cambiargli la vita”. Il messaggio è chiaro: la vera riforma dovrebbe essere quella che rafforza la giustizia, non che la separa, la divide, la rende più esposta al potere politico.
“Giustizia a misura di cittadino? Non con questa riforma”
Frustaci rilancia una domanda netta, rivolta ai cittadini: “La riforma della Costituzione italiana, di cui tanto si sente discutere dal 29 maggio 2024 ad oggi, potrà realmente realizzare quella giustizia a misura di cittadino di cui abbiamo e avete un disperato bisogno?”
E incalza: “Davvero cambiare la Costituzione ci permetterà di creare un sistema che metta al centro la persona e i suoi diritti, garantendo un accesso equo e trasparente alla giustizia? Che promuova la fiducia nel sistema giudiziario italiano?”. Domande che inchiodano la politica alle proprie responsabilità. Perché separare le carriere, secondo la pm, non è un atto neutro.
“Separare il pm dal giudice? È uno strappo pericoloso”
“Sappiatelo subito. Potrete separare il pubblico ministero dal giudice con questa scelta, ma non dovete ritenere che abbia solo una natura organizzativa. Non è solo una riforma della magistratura. È molto di più. Tocca voi, proprio voi». Ed è qui che Frustaci porta il dibattito nel cuore della Costituzione: “Perché il pubblico ministero non risponde a un cliente, ma risponde ai cittadini. Persegue lo stesso interesse pubblico all’accertamento dei fatti e della verità che accompagna il lavoro del giudice. Non è l’avvocato dell’accusa, è un magistrato. E deve restarlo”.
Il paradosso Falcone: “Non parlava di separazione”
Con forza e chiarezza, la pm smonta anche la narrativa che lega la riforma al nome di Giovanni Falcone: “Anche lui, in vita, fu accusato di essere un giudice comunista, di attentare alla democrazia con le sue inchieste”. Poi cita un’intervista rilasciata da Falcone il 3 ottobre 1991 a La Repubblica: “Falcone parlava di specializzazione delle funzioni, non di separazione delle carriere“. E conclude con una provocazione che pesa come un macigno: “Chissà cosa direbbe Giovanni Falcone se fosse qui con noi oggi“.
“Il pm separato sarà più distante da voi, più vicino al potere”
Il cuore del messaggio è tutto qui. Frustaci lancia l’allarme più drammatico: “Il pubblico ministero separato, svincolato dal potere giudiziario, si irrigidirà, si allontanerà da voi. Diventerà a tutti gli effetti una parte processuale, l’avvocato dell’accusa.
Sarà proiettato a vincere, non ad accertare la verità dei fatti“.
Il rischio successivo è ancora più inquietante: “A quel punto l’unico rimedio possibile sarà sottoporlo al controllo del potere esecutivo, rendendolo controllabile, manovrabile dalla linea politica dettata da questa o quella maggioranza. Con una giustizia non più uguale, non più a misura di cittadino“.
“L’errore giudiziario? Non dipende dal pm, ma dai mezzi”
Nel passaggio forse più potente, Frustaci tocca il tema degli errori giudiziari: “L’errore giudiziario, esattamente come l’errore medico, è determinato da carenze. Spesso sono le attrezzature a non essere disponibili, le risorse a essere manchevoli, il carico di lavoro ad essere eccessivo, tanto da togliere il respiro”. Lo dice con fermezza: “Ma anche questo non sarà un problema che sarà risolto dalla separazione delle carriere“.
L’epilogo: “Mai ci siamo arresi, mai ci arrenderemo”
Il finale è un inno civile, una chiamata alla responsabilità collettiva. “Noi magistrati italiani vi resteremo accanto, nella certezza che anche se spesso sono mancate le risorse fondamentali per restituirvi un servizio adeguato, noi non ci siamo mai arresi e mai ci arrenderemo. Viva la Costituzione italiana!”.