Il nuovo Csm non sia strumento politico e superi le logiche di appartenenza di Rossella Marro

Unicost presenta la sua lista alle elezioni del nuovo Csm e indica le sue linee programmatiche: non collateralismo con soggetti politici, partiti politici, lobbies affaristiche, ripudio dell’uso “politico” degli istituti consiliari, superamento delle logiche di appartenenza, trasparenza delle decisioni, ricerca di sintesi alta tra le legittime diverse posizioni, recupero di autorevolezza nella interlocuzione con il Ministero della Giustizia e la Scuola Superiore della Magistratura

L’appuntamento elettorale del 18 e 19 settembre 2022 per il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura è importante non solo per i magistrati ma per l’intero Paese.

Il Csm dovrà ristabilire agli occhi dei magistrati e di tutti i cittadini la credibilità e l’autorevolezza che richiede il delicato compito che la Costituzione gli assegna, quello di garantire l’autonomia ed indipendenza dell’ordine giudiziario dagli altri poteri dello Stato, a tutela di tutti i cittadini.

Non collateralismo con soggetti politici, partiti politici, lobbies affaristiche, ripudio dell’uso “politico” degli istituti consiliari, superamento delle logiche di appartenenza, trasparenza delle decisioni, ricerca di sintesi alta tra le legittime diverse posizioni, recupero di autorevolezza nella interlocuzione con il Ministero della Giustizia e la Scuola Superiore della Magistratura, rappresentano il viatico per un vero rinnovamento dell’organo di governo autonomo della magistratura.

La funzione di garanzia svolta dal Csm a tutela dell’autonomia ed indipendenza della magistratura presuppone che i contatti con i laici e il loro mondo si esauriscano nelle legittime dinamiche consiliari. I gruppi o i singoli consiglieri togati che intrattengano “impropri” rapporti con partiti politici e lobbies espongono l’azione dell’organo di governo autonomo a condizionamenti esterni che minano l’assolvimento dei compiti che la Costituzione assegna al Csm.

Basta con l’uso politico del Csm

Va ripudiato l’uso “politico” degli istituti consiliari, quali a titolo esemplificativo l’articolo 2 della legge delle guarentigie.

Per garantire concretamente l’indipendenza dei giudici, presidio di democrazia a tutela dell’uguaglianza di tutti cittadini dinanzi alla legge, è previsto che essi siano inamovibili (se non per provvedimento del Csm).

Questa prerogativa consente al giudice di non subire le pressioni e i condizionamenti di altri poteri o dei suoi superiori. E’ pertanto un principio a tutela dell’autonomia ed indipendenza sia esterna che interna alla magistratura, che può essere derogato, con provvedimento motivato del Csm, solo in presenza di rigidi presupposti.

In nessun modo l’istituto può essere piegato al perseguimento di fini ulteriori. In generale, l’azione del Csm deve essere informata all’osservanza equa e rigorosa delle norme nelle decisioni che riguardano gli amministrati, che devono potersi affidare all’organo di autogoverno con l’aspettativa di una decisione seria ed equa, né addolcita da ragioni domestiche né motivata da letture di parte o da urgenze mediatiche.   

Occorre favorire all’interno del Csm, una rappresentanza plurale e impegnata a vigilare sul rispetto dell’autonomia e della indipendenza “anche interna” della magistratura.

Ciò sarà possibile solo superando le logiche di appartenenza, garantendo trasparenza nelle procedure in seno al Consiglio e adottando criteri che rafforzino il grado di prevedibilità delle decisioni. Il Consigliere del Csm, una volta eletto, non dovrà rappresentare i suoi elettori ma la magistratura tutta.

Più confronto con via Arenula

La modernizzazione che investe anche il sistema giustizia, con le sfide del PNRR, impone di recuperare un ruolo di protagonismo da parte del Csm anche nei confronti degli organi ministeriali.

Unicost si ispira ai principi costituzionali, per assicurare una giustizia efficiente ed equa – fondamentale per la stessa tenuta democratica del Paese – ma si oppone alle derive meramente produttivistiche, che alienano dalla ponderata valutazione del caso concreto e assimilano l’attività giudiziaria a quella aziendale.

Non si può continuare a rincorrere l’esponenziale aumento della domanda di giustizia (che non ha eguali in Europa). In un’ottica di sistema occorre invece incidere proprio sulla domanda, potenziando i controlli e l’azione amministrativa a monte, per evitare che la giustizia continui ad essere l’anello terminale di una serie di inefficienze che devono trovare poi soluzione solo nell’ambito giudiziario, con l’effetto di paralizzarne la funzionalità.

Il Csm con la sua azione deve impegnarsi ad arginare le derive burocratiche e gerarchizzanti che stanno investendo la Magistratura italiana e, al netto delle neghittosità e delle sacche di inefficienza, garantire al giudice e al pubblico ministero i tempi e i modi per un corretto esercizio della giurisdizione.

I candidati di Unicost

Con queste linee programmatiche, Unità per la Costituzione presenta i propri candidati al C.S.M., scelti con metodo democratico, rinnovato a seguito dell’approvazione del nuovo Statuto del gruppo, che si impegnano a incarnare gli originari valori ispiratori dell’azione del gruppo, di assoluta autonomia nell’espletamento del mandato consiliare e di garanzia nell’indipendenza autentica nell’esercizio della giurisdizione, valori declinati anche percorso di rinnovamento in atto.

I candidati di Unità per la Costituzione:

– Legittimità: Milena Falaschi, consigliere della Corte di Cassazione, settore civile;

– Pm collegio 1: Maurizio Arcuri, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma;

– Pm collegio 2: Marco Bisogni, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania;

– Merito collegio 1 nord: Paola Ortolan, Giudice del Tribunale per i Minorenni di Milano; Federica Sacchetto, Presidente di sezione civile del Tribunale di Padova;

– Merito collegio 2: Michele Forziati, Consigliere della Corte di Appello di Roma; Elena Carusillo, Addetta al Massimario della Corte di Cassazione;

– Merito collegio 3: Roberto D’Auria, giudice penale del Tribunale di Napoli;

– Merito collegio 4: Giuseppe Battista, giudice penale del Tribunale di Bari; Stefania D’Errico, presidente di sezione civile del Tribunale di Taranto; Antonino Laganà, consigliere della Corte di Appello di Reggio Calabria.

Articolo pubblicato su editorialedomani.it