In memoria di Vittorio Bachelet


Il 12 febbraio 1980 Vittorio Bachelet veniva ucciso dalle Brigate Rosse sul pianerottolo delle scale della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza. Bachelet è stato Vice Presidente del CSM e professore di diritto amministrativo.

Ci piace ricordarlo con l’attualissimo intervento del suo insediamento al Csm, che anticipa lo stile del dialogo, che praticherà nel Csm e con le altre istituzioni, stile che per lui, come per altri uomini di dialogo di quella stagione, fu la ragione della sua morte per mano della follia terrorista.

“Concordi per servire la giustizia
Signor Presidente, illustri colleghi,
desidero prima di tutto ringraziare per l’auspicio del Presidente e per la fiducia che mi è stata dimostrata e che, anche se si è realizzata su una scelta, credo che possa contare sullo spirito di quel largo incontro che tutte le persone qui presenti hanno dichiarato di voler realizzare nella conduzione del comune impegno nel Consiglio Superiore della Magistratura. E vorrei dire che questa sintonia è sottolineata dal fatto che i voti non venuti a me sono andati al prof. Conso a cui sono legato da comunanza di ideali e da tale antica amicizia, da potersi quasi assumere a emblematico significato del desiderio di incontro dell’intero Consiglio Superiore della Magistratura. Io desidero raccogliere, penso anche a nome vostro, l’invito del Presidente. Il Vice Presidente del Consiglio infatti si trova nella delicata posizione di essere collaboratore deferente del Presidente, suo vicario e insieme espressione elettiva del Consiglio Superiore della Magistratura: e cercherò di svolgere queste funzioni come meglio saprò, con tutto il mio impegno e con piena lealtà. Dicevo che dobbiamo raccogliere l’invito del Presidente a considerare il momento drammatico della vita della giustizia nel nostro Paese per affrontare il quale noi dobbiamo dare tutto il nostro contributo. Sappiamo che le cause di questo momento drammatico, le cause del malessere, delle disfunzioni della giustizia non sono solo le cause relative a procedure o a carenze di strutture giudiziarie ma sono cause anche assai più generali, delle quali ciascuno di noi non può non tener conto; ma sappiamo anche che il nostro compito principale in questa sede è di venire incontro per la nostra parte a questa situazione: garantendo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e dei singoli giudici in un momento in cui l’amministrazione della giustizia è diventato un compito di prima linea, e creando, nonostante tutto, in questa situazione, le condizioni per un buon andamento della Giustizia. Mi pare che questo ci richieda di pensare a rimedi assai concreti con i quali le disfunzioni esistenti possono essere sanate, ma ci richieda anche di essere capaci di dare il doveroso impulso a quell’«adeguamento dell’ordinamento giudiziario, ai principi costituzionali e alle esigenze della società» che è il titolo programmatico della relazione del precedente Consiglio, che ci viene consegnato come testimonianza da portare avanti perché quell’obiettivo sia attuato in concreto nella realtà. E a questo punto, se il Presidente consente, vorrei dare un saluto cordiale ai membri del Consiglio uscenti, che hanno salutato ufficialmente la scorsa volta, ma cui non abbiamo in quell’occasione potuto rispondere.


Vorrei sottolineare che questo Consiglio, Signor Presidente, inizia una vita nuova non solo per il fatto che esso è rinnovato per essersi tenute nuove elezioni; ma anche perché si tratta di un Consiglio, che è stato eletto in base ad una nuova legge elettorale, che ha favorito una presenza più variata di posizioni e di intenti per garantire in esso una larga rappresentanza di tutti gli orientamenti, le forze, i contributi presenti nella Magistratura. Da questo punto di vista ritengo che questo Consiglio – proprio nello spirito della nuova legge – richiederà anche una larga partecipazione di tutti alla gestione del Consiglio. Questa realtà composita, oltre che l’aumento del numero dei consiglieri, sembra richiedere anche al Comitato di Presidenza di sperimentare quelle forme organiche di consultazione – attraverso formule che sono state in vario modo
ipotizzate e che andranno vagliate – per poter portare avanti con speditezza i lavori del Consiglio e insieme per ottenere la corresponsabilità di tutti.


Io so, Signor Presidente, che tutti i colleghi sono ansiosi di dare questo contributo al comune lavoro. Forse anche l’attesa che abbiamo avuto in questo periodo, in cui si è completato il collegio per giungere alla costituzione definitiva, ha aumentato la volontà di lavorare, la volontà di essere presenti, la volontà di collaborare. Quindi io credo davvero che Ella troverà nei consiglieri che stanno iniziando il loro mandato degli operatori estremamente attenti he si sforzeranno di dare tutto il loro apporto e – io spero – di trovare le più larghe convergenze; su di essi, Signor Presidente, potrà contare la Magistratura italiana in questo momento drammatico”.


(
Discorso letto in occasione del suo insediamento quale vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, 21 dicembre 1976. Da Il Consiglio Superiore di Vittorio Bachelet, a cura di G. Conso, Consiglio Superiore della Magistratura, Roma 2000, pp. 19-20).

La Direzione Nazionale di Unità per la Costituzione