Intervento Roberta D’Onofrio

L’impegno di  tutti noi componenti del comitato di redazione della rivista “La Magistratura”   è finalizzato ad un obiettivo: quello di ridare  luce ad una rivista ormai non piu’ attuale, offrendo ai colleghi uno strumento, moderno e di facile fruizione,  di  elaborazione culturale non solo su temi associativi ma anche tecnico giuridici, di diritto giudiziario e di apertura verso scenari orientati tanto sull’attualità quanto verso il passato.

Si è trattato e si tratta  di uno sforzo “corale” e di un lavoro di squadra al quale hanno contribuito le diverse sensibilità culturali della magistratura, associata e non, dal momento che ciascun collega che ritenga e lo voglia può    (ed, anzi, è auspicabile che lo faccia)  proporre un proprio contributo per la pubblicazione. Sia pur non potendosi sottacere che l’ostacolo principale è stato dalle difficoltà imposte dall’impegno quotidiano che l’esercizio scrupoloso delle funzioni giurisdizionali impone, in molto casi sensibilmente gravoso.  

Ebbene, “La Magistratura” vuole dare voce a ciascun magistrato che possa contribuire ad essa con le proprie riflessioni, elaborazioni, con i propri provvedimenti di merito, raccontando le proprie storie, rispondendo ad interviste,  quasi che lo sforzo del singolo possa assumere una vocazione di circolarità e che, sempre in un contesto di comunicazione istituzionale, si venga a creare una rete di opinioni, di conoscenze e “quasi” di valori che rievochi il senso della vita associativa, negli ultimi tempi svilita da fatti di cronaca censurabili, per fortuna estranei alla maggioranza di noi magistrati e che speriamo di poter mettere presto alle spalle , lasciando che gli organi di competenza facciano i loro accertamenti .

La rivista “La Magistratura” , poi, assume una vocazione comunicativa all’esterno, essendo ispirata allo scambio con la classe accademica – che ha aderito con entusiasmo all’invito di entrare a comporne il comitato scientifico-  ed avendo una sezione dedicata ai “media” nella quale vengono raccolti i contributi dei tanti  colleghi cha hanno sposato la mission della apertura della magistratura alla società civile, nell’ambito della commissione educazione e legalità.  

Coralità ed apertura, dunque, i principi ispiratori della “innovata”  “La Magistratura”.

Apertura verso la ventata riformista che percorre il paese e che tanta necessità di approfondimento e studio  impegna  nel nostro  lavoro quotidiano, trovandoci a dovere interloquire su uno scenario  in fieri ed, al contempo, in alcuni settori, come quello del diritto penale e procedura penale, già definito. Pertanto abbiamo deciso di dare risalto alle innovazioni introdotte dalle riforme sia per le finalità di interlocuzione istituzionale che pertengono all’ANM  sia per quelle di  consultazione per le strette necessità lavorative quotidiane.  Perfino nella individuazione delle aree tematiche abbiamo deciso di introdurre le innovazioni derivanti dal percorso riformatore in essere.  In particolare   è stata intitolata una delle aree tematiche alle “Persone, Minori e Famiglie” in ossequio alla approvazione da parte del Senato della Legge di delega al Governo che prevede l’istituzione, assolutamente innovativa, di un Tribunale Unico che, dal 2024 in poi, avrà competenza su tutte le questioni afferenti l’attuale diritto di famiglia, minorile e della volontaria giurisdizione.

Gli interessi della rivista sono particolarmente aperti  verso i contributi strettamente giurisdizionali che possono fornire i singoli colleghi. Siffatti sono raccolti nell’ambito di altra area tematica, dedicata alla raccolta della giurisprudenza di merito. Tale sezione, dotata di un apposito motore di ricerca, è stata  introdotta allo scopo di fornire un contributo all’attività giurisdizionale di ciascun magistrato e di garantire una circolazione immediata delle informazioni circa decisioni su questioni maggiormente controverse o significative e che possano risolvere problemi o dubbi di magistrati che si trovino ad affrontare questioni consimili. Con l’auspicabile superamento delle disomogeneità territoriale nei  decisa .

Infine, va segnalata la peculiarità della sezione “Storia della Magistratura” nella quale abbiamo deciso di inserire interviste  rivolte a magistrati di grossa esperienza ormai in pensione (nel primo numero abbiano introdotto quella ai Presidenti in congedo dei Tribunali di Napoli e Roma, rispettivamente Ettore Ferrara e Francesco Monastero) ed, “allo specchio”, a giovani magistrati di prima nomina (nel caso di specie quattro donne), le colleghe Benedetta Bazuro, Claudia Carissimi, Federica Adele Dei Santi e Federica Ferreri per sollecitare un confronto fra le diverse sensibilità culturali di colleghi di generazioni diverse.

Le dieci domande che abbiamo posto riguardano, in parte, le motivazioni alla scelta dell’accesso alla magistratura, il racconto delle maggiori difficoltà incontrate nella rispettiva esperienza professionale,  un raffronto fra le aspettative e la vita reale della attività giurisdizionale ma anche quale siano i loro gusti od interessi in materia di libri, musica o cinematografia e quale sia il loro sogno nel cassetto.

Le risposte che abbiamo ottenuto risultano significative quanto alle intuizioni valoriali che motivano la scelta di un percorso professionale, secondo le diverse prospettive “culturali” di un magistrato che abbia operato in una realtà ed in un contesto in origine, ormai, remoto rispetto ad un magistrato  dei nostri tempi. Esaminando, dunque, le risposte fornite  emergono tratti di ispirazione per la vita di ciascun magistrato.

Quanto alle motivazioni che hanno ispirato la scelta della magistratura  Ettore Ferrara racconta : “Mio Padre  .. era un Uomo delle Istituzioni (“Servitori dello Stato”, come di diceva un tempo…..), per cui non ho mai anche soltanto ipotizzato per me una collocazione professionale che non fosse nel segno della continuità con il mio modello di vita”; Federica Ferreri, Magistrato di prima nomina: “sono rimasta affascinata dalla figura quasi eroica del magistrato, raccontata attraverso le storie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quella figura, per me, era un simbolo, un baluardo di legalità È sulla scorta di queste suggestioni che mi sono persuasa che da grande sarei voluta diventare anch’io un magistrato. Certo, all’epoca non ero minimamente consapevole di cosa mi attendesse”;  Claudia Carissimi, anch’ella di prima nomina : “E poi ho incontrato Antigone, che mi ha folgorato, con il suo dissidio tra diritto e giustizia e il dilemma tragico in ordine al se sia giusto rispettare una legge, per quanto apparentemente ingiusta, ma solo perché tale” .

Riguardo alle difficolta affrontate nella quotidianità  Benedetta Bazuro, magistrato di prima nomina, ha dichiarato: “Immediata difficoltà è stata quella di organizzare in maniera ottimale il lavoro, tenuto conto che nei piccoli  Tribunali ci si trova a gestire moltissime materie, anche su ruoli promiscui che comprendono affari civili e penali” .E dichiara di averle risolte con “ studio ed applicazione personali unitamente al confronto con colleghi di grande spessore”. Ettore Ferrara, nel ripercorrere le peculiarità del ruolo direttivo dichiara: “Le maggiori difficoltà le ho senza dubbio riscontrate nell’esercizio delle funzioni direttive, non tanto per la carenza delle risorse alle quali ho dovuto far fronte, quanto per le difficoltà di portare avanti un proficuo dialogo di collaborazione con C.S.M. e Ministero della Giustizia”.

Quanto,  alle risorse utili a fronteggiare le difficoltà insite nell’esercizio della giurisdizione, Francesco Monastero, già Presidente del Tribunale di Roma, ci indica: “ le armi di un magistrato: il sacrificio, il lavoro, il coraggio senza mai abbandonare la strada maestra della legalità e del rispetto dei valori costituzionali” E quasi simmetricamente la giovane Benedetta Bazuro : “ spirito di sacrificio, umiltà e dedizione pensando .. alla passione che ci anima e ci spinge ad andare avanti consentendoci di affrontare con coraggio le sfide quotidiane”. Inoltre, sempre il Presidente Monastero enfatizza una ulteriore “risorsa” : “quella componente femminile, minoritaria all’epoca della mia gioventù e oggi, peraltro, numericamente prevalente, ha costituito per me una risorsa particolarmente preziosa per il concreto esercizio delle me funzioni direttive: le colleghe apportano alla magistratura (e ancor più nel prossimo futuro quando avranno la possibilità di confrontarsi con maggiore ampiezza con incarichi direttivi) un valore aggiunto di grande significato”.

Quanto al delicatissimo problema della comunicazione dei magistrati ai media ed alla società civile, la giovane Federica Adele Dei Santi: “Credo che il magistrato debba parlare sicuramente alla gente attraverso i propri provvedimenti, adottando un linguaggio poco complesso ed il più possibile intellegibile; al contempo penso anche che sarebbe utile sensibilizzare la società civile e soprattutto i ragazzi alla legalità attraverso dei momenti di dialogo e confronto con la figura del magistrato”.

L’angolo prospetto del magistrato di prima nomina, Claudia Carissimi,  rispetto all’idea che quella dei magistrati sia una casta: ” Preferisco i fatti, con il lavoro di tutti i giorni, e sorridere di fronte alla stima degli avvocati, delle persone, delle parti che apprezzano quando le ascolti. Non cambierò certo l’opinione pubblica, ma potrò instillare quel ragionevole dubbio che, anche se nutrito da una sola persona, ci farà assolvere”.

Ed, in ultimo, con le parole di Ettore Ferrara: “La Magistratura ha rappresentato e continua a rappresentare una garanzia fondamentale per il cittadino…che va protetta da ogni forma di inquinamento, nello sforzo di recuperare pienamente lo spirito che ha animato la stragrande maggioranza dei magistrati negli anni più fulgidi della Amministrazione della Giustizia nel nostro Paese” ed, aggiungo, di tutta quella magistratura  che anche oggi  profonde il loro proprio  impegno con serietà nel silenzio della propria stanza e nel contatto quotidiano con gli utenti della giustizia.

A questa magistratura, in sintesi, la rivista intende dare voce.