Intervista a Michele Ciambellini su “Domani” del 23 luglio 2025. «Contrasteremo le bugie di Nordio sulla riforma della giustizia»

L’ex togato del Csm e neosegretario di Unicost Michele Ciambellini spiega che «sia per quel che riguarda la riforma che per le prese di posizione ministeriali, dietro al ministro c’è uno staff che condivide e crea le linee di governo e di azione. Alcuni di questi sono colleghi magistrati, dai quali mi attenderei più dubbi sulla bontà di queste scelte di quanti non ne facciano emergere oggi»

La fase è delicata, il futuro denso di dubbi per la magistratura, dopo il sì al Senato della riforma della giustizia. «L’obiettivo è contrastare la bugia che serva a migliorare la giustizia quotidiana», spiega Michele Ciambellini, ex consigliere togato del Csm e neosegretario del gruppo centrista di Unità per la Costituzione.

Come vivono le toghe questo sì?

Con preoccupazione, come cittadini più che come magistrati. Siamo consapevoli di ciò che manca alla giurisdizione in termini di maggiore efficienza, ma anche certi del fatto che questa riforma non aumenterà né i servizi al cittadino, né la terzietà del giudice.

Perché?

Oggi esiste un dialogo tra giudici e pm sui temi della giurisdizione dentro un unico Csm. Da domani si rischia di avere due corpi separati, e in potenziale conflitto, anche nel modo di vedere la giurisdizione. Con una eterogenesi dei fini: i pm hanno sempre avuto un peso specifico forte in termini di comunicazione e creare un Csm di soli procuratori realizzerà esattamente l’effetto opposto a quello voluto, favorendo la temuta autoreferenzialità delle procure.

Esiste il rischio che il pm scivoli sotto il controllo dell’esecutivo?

Questo è il vero obiettivo, altrimenti la riforma non avrebbe senso. Non sarà un controllo sbandierato, ma inteso come ingerenza nel fissare le priorità delle indagini da svolgere o come maggiore invasività ispettiva da parte del ministero della Giustizia. Esattamente ciò che accade nei paesi che sono stati presi a riferimento per scrivere la riforma.

Il centrodestra risponde che vedete fantasmi e che non si tocca l’indipendenza del pm.

Per usare una metafora: se un paese ammassasse carri armati ai confini, sostenendo che si tratta di esercitazioni, sarebbe più che legittimo dubitare delle reali finalità. Spetta al governo dimostrare la sua buona fede, non a noi giustificare i nostri dubbi.

In primavera ci sarà il referendum. Come vi preparate?

Da magistrati, consapevoli del nostro ruolo e della serietà che questo impone, soprattutto nei momenti più difficili. Come Unicost ci riconosciamo dell’Anm e la sosterremo nelle iniziative, soprattutto di informazione per i cittadini. La nostra preoccupazione è che credano alla bugia che la riforma serva a migliorare la giustizia quotidiana, mentre così non è.

Il ministro Carlo Nordio ha voluto il sorteggio al Csm per azzerare il potere dei gruppi associativi. Da segretario di uno di questi come risponde?

I gruppi associativi sono l’ossatura della magistratura, sia di quella associata nell’Anm sia di quella del governo autonomo nel Csm. Azzerarli significa rendere il Csm più alla portata della politica che vuole controllarlo. Del resto, mi sembra che i laici del Csm non abbiano mai avuto problemi a muoversi come gruppi, rispecchiando le logiche della politica che li ha eletti. I gruppi associativi –: non mi riconosco molto nella parola “correnti” – hanno commesso errori, ma non si può dimenticare tutto ciò che la loro esistenza ha garantito in termini di indipendenza e autonomia. Mi sembra che anche alcuni magistrati se lo siano scordato.

Nordio ha paventato il disciplinare per un magistrato per un’intervista in cui lo criticava.

In generale, ritengo che richiamare l’azione disciplinare per le esternazioni di un magistrato sia inappropriato da parte del ministro. Nei casi singoli, ogni magistrato deve saper dosare modi e tempi per manifestare il proprio diritto di critica, che tuttavia non è in discussione. Non concentrerei però tutta l’attenzione sul ministro Nordio.

Cosa intende?

Sia per quel che riguarda la riforma che per le prese di posizione ministeriali, dietro al ministro c’è uno staff che condivide e crea le linee di governo e di azione. Alcuni di questi sono colleghi magistrati, dai quali mi attenderei più dubbi sulla bontà di queste scelte di quanti non ne facciano emergere oggi.

Il governo crede che l’opinione pubblica sia poco benevola con le toghe, colpa anche della loro eccessiva visibilità e di indagini mediatiche e poi sgonfiate. Siete i vostri peggiori nemici?

I magistrati hanno così tanti nemici che è difficile ritenere che i peggiori siano essi stessi. Qualcuno, anche fra i colleghi, dice che ce la siamo andata a cercare, ma eviterei la retorica dell’autocritica. Tutelare il segreto di indagine è un dovere, ma le fonti dei giornali sono varie e le nuove regole sugli interrogatori anticipati non aiutano a mantenere la segretezza degli atti. Ci sono state forme di sovraesposizione che certo non hanno giovato; tuttavia, l’opinione pubblica ha il diritto di essere informata, soprattutto su questioni di rilevanza pubblica, ed una informazione trasparente da parte di chi svolge le indagini non è da demonizzare. É del tutto fisiologico che i processi, anche quelli di maggior rilievo, possano concludersi con delle assoluzioni. I magistrati hanno fatto errori, ma i veri nemici della magistratura sono altri.

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