La sicurezza da problema a opportunità

di Nicola Mazzocca[1]

Sommario:  – 1. Il mutamento indotto dall’emergenza.  – 2. La definizione di nuovi processi e il ruolo della tecnologia. – 3. Infrastrutture d’interesse nazionale.  – 4 La formazione e la partecipazione sociale. – 5.  Il ruolo della ricerca.  – 6. Gli investimenti.

1.     Il mutamento indotto dall’emergenza

L’emergenza sanitaria di questi giorni ha profondamento mutato le nostre abitudini e, ancor più, le nostre certezze, aprendo in noi tutti una riflessione su quanto e come si debba modificare l’organizzazione del nostro sistema sociale e produttivo.

E’ stato messo in discussione un bene fondamentale in ogni civiltà: la salute. Ciò ha portato ad un serrato dibattito sull’organizzazione necessaria per garantire a tutti l’accesso alle cure. Un dibattito complesso che ha fatto emergere di volta in volta diversi elementi: l’organizzazione dei poteri dello stato, i rapporti internazionali, i diritti dei singoli e la tutela della collettività, la programmazione e gli investimenti, le strutture territoriali, le competenze, la ricerca e le tecnologie. Temi che, a ben vedere, sono significativi anche in altri campi della vita sociale.

Garantire la sicurezza è un processo complesso, che deve integrare procedure, competenze e tecnologie. Le politiche di sicurezza devono essere programmate in anticipo per essere efficaci, anche se questa emergenza ha caratteri di eccezionalità difficilmente prevedibili.

Finita l’emergenza è convinzione comune che bisognerà adeguare le nostre modalità organizzative. Il tema da porre in discussione sarà più ampio e riguarderà come sia possibile garantire la sicurezza di tutte le attività su cui si basa il nostro sistema sociale. Si pensi alla complessità della gestione del sistema della salute, della giustizia, della difesa, della sicurezza, della scuola, delle università, dei sistemi produttivi e dei trasporti.

Tutte queste attività si basano su processi organizzativi e infrastrutture che garantiscono beni e servizi e che, alla luce dell’esperienza di questi giorni, devono essere attentamente analizzati e, probabilmente, adeguati.

In questo momento di emergenza, grazie anche all’emanazione di specifici decreti, la nostra collettività è stata in grado, con un significativo spirito di collaborazione, di continuare ad operare, ove possibile, utilizzando le tecnologie informatiche e di comunicazione, che hanno consentito di poter svolgere parte delle attività dalle nostre abitazioni. Tuttavia se da un lato l’emergenza ha reso possibile, in tempi estremamente contenuti, di garantire l’erogazione di alcune attività alla collettività, dall’altro abbiamo avuto tutti la sensazione che una significativa modifica delle nostre procedure, in tutti i campi della vita sociale, non è più rimandabile. Una modifica delle procedure che tenga conto degli strumenti tecnologici oggi a disposizione.

Probabilmente se si considera quante persone hanno operato in breve tempo in “smart working”, si ha una dimensione storicamente inimmaginabile dell’avanzamento dell’utilizzo di strumenti tecnologici nelle procedure di moltissime attività.

Molti hanno dovuto emanare circolari attuative, per definire diverse modalità operative, che in condizioni normali avrebbero richiesto tempi molto lunghi. Molti, anche quelli più conservatori, hanno dovuto in parte imparare qualcosa, adattare il modo di operare e riorganizzare le procedure previste. Molti hanno pensato che forse sarebbe stato necessario muoversi prima verso l’innovazione. Molti hanno percepito che nelle difficoltà si trova la vera forza per attuare riforme e per imparare ciò che serve (una sorta di coercizione all’innovazione). Molti hanno pensato che le tecnologie siano un modo di operare, che va utilizzato in modo opportuno per non creare nuove forme di emarginazione territoriale, sociale e anagrafica.

Tutti, in modo implicito, abbiamo acquisito la consapevolezza che troppo spesso abbiamo fatto muovere le persone, quando invece era più semplice far muovere le informazioni. Ove possibile, l’impiego delle tecnologie informatiche e telematiche comporta un risparmio di risorse economiche e ambientali, che deve essere il nostro contributo per onorare la memoria delle troppe vittime di questa pandemia e per non farci trovare, colpevolmente impreparati, di fronte a nuove possibili emergenze. Ci siamo ancor di più fortificati nella nostra convinzione che le relazioni umane sono un bene fondante della nostra società e vanno tutelate, come tutte le libertà di espressione.

Il Papa ha avuto la capacità di sintetizzate tutto ciò in una frase, che ha colpito tutti:

“Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.” 

Tutti con le nostre competenze, sensibilità e potremmo dire con i nostri strumenti tecnologici. 

Nel seguito si vogliono porre in evidenza sinteticamente alcuni spunti di riflessione per una possibile evoluzione del nostro sistema sociale verso un modello di sicurezza sostenibile, una possibile apertura verso una strada possibile.

I temi di riflessione attengono:

  • alla definizione di nuovi processi e al ruolo della tecnologia;
  • alle infrastrutture di interesse nazionale;
  • alla formazione e alla partecipazione sociale;
  • al ruolo della ricerca;
  • agli investimenti.
2.     La definizione di nuovi processi e il ruolo della tecnologia

La definizione di nuovi processi amministrativi nei diversi settori dello Stato va fatta riguardando il sistema informativo specifico di ogni ambito, semplificando le procedure e attuando le dovute modifiche normative nel rispetto della sicurezza. Troppo spesso si sono sostituite procedure cartacee con procedure informatiche, non agendo sulla semplificazione. In questo modo, anche alla luce della complessità della tutela del pregresso, si è mantenuta la complessità della gestione.

La progettazione non è semplice. Infatti, i sistemi informatici spesso forniscono servizi, anche evoluti, che si adattano in modo più immediato a ordinamenti giuridici di tipo “common law”, pertanto l’applicazione va in ogni caso riprogettata per adeguarla a sistemi di tipo “civil law”, come quello italiano.

Le norme in materia di privacy e sul “perimetro di sicurezza” identificano nella tutela dell’informazione un elemento imprescindibile da cui partire. Proprio in questi giorni, i dibattiti sul rapporto tra il diritto alla tracciabilità dei soggetti e le libertà dell’individuo o sulla condivisone dei dati medici hanno fornito elementi importanti, che andranno presi in considerazione.  

L’esperienza di questi giorni ha dimostrato come in molti settori, con la collaborazione di tutti gli attori coinvolti si può garantire, anche in breve tempo e in condizioni di emergenza, un significativo livello di operatività. Esempi concreti ci sono in diversi ambiti, più significativi per le procedure che coinvolgono attività per cui sono già disponibili strumenti o dove si è provveduto ad adeguamenti programmati e attuati per tempo.

Sono da menzionare ad esempio le Università, che sul territorio nazionale per circa 1.800.000 studenti hanno svolto in modalità telematica lezioni, esami di profitto e di laurea. Tuttavia questa esperienza, particolarmente favorevole, è legata alla buona formazione nell’utilizzo di Internet da parte di studenti e professori e a un investimento fatto dagli Atenei per gestire digitalmente i verbali d’esame e le piattaforme per il collegamento a distanza. Docenti e studenti hanno dovuto operare con uno strumento nuovo in poco tempo. Questa è stata una risposta meritoria. Le attività di ricerca e di didattica sperimentale, però, hanno in molti casi subito un rallentamento dovuto alla difficoltà di operare nei laboratori (raramente controllabili a distanza), così come è stato complesso garantire le attività amministrative proprie di una struttura pubblica. Si è in ogni caso evidenziata l’importanza del confronto diretto tra i diversi attori coinvolti nei processi di apprendimento.

3.     Infrastrutture di interesse nazionale

In questa emergenza abbiamo avuto un problema di sicurezza della salute pubblica legata ad un virus. In modo più esteso il tema della tutela dell’esistente, che comporta interventi di manutenzione e procedure di sicurezza, non è più differibile. Tutelare un bene è ovvio, ma non sempre di grande visibilità mediatica. Tutelare significa fare investimenti per mantenere in funzione strutture già attive. Il tema della sicurezza richiede di analizzare i sistemi per il funzionamento delle grandi reti di distribuzione (energia, gas, telecomunicazioni, trasporti), la cui paralisi comporterebbe danni molto significativi. Si tratta di rendere le infrastrutture critiche più “intelligenti e affidabili”. Si pensi solo a che cosa sarebbe successo senza Internet in questi momenti, nei quali è stato necessario condividere informazioni, immagini mediche e consentire contatti garantendo la distanza dei cittadini.

La forza propulsiva delle tecnologie dell’informazione (intelligenza artificiale, internet delle cose, sensori, sistemi di calcolo ad elevate prestazioni, tecnologie hardware e software) può sostenere il processo di trasformazione digitale del Paese, dando valore aggiunto ai processi organizzativi e produttivi. Una sfida in cui non contano solo i costi ma anche la creatività e le idee.

4.     La formazione e la partecipazione sociale

La crescita di un Paese e la gestione dell’emergenza dipendono dalla qualità della formazione e della partecipazione sociale. Si è avuto modo di apprezzare come, per problematiche complesse, sia necessario un elevato livello di integrazione dei saperi.

I mezzi di comunicazione hanno evidenziato che nella gestione di un evento complesso relativo alla sanità ci sia in prima linea il personale medico e infermieristico. La dimensione del problema ha tuttavia coinvolto esperti in tanti campi diversi: biologia (studio e caratterizzazione del virus), statistica (analisi dei dati), diritto (provvedimenti normativi), tecnologia (dispositivi di protezione, cura e realizzazione/adeguamento delle strutture), sociologia/psicologia (impatto sulla condizione sociale) ed economia (sostenibilità dei provvedimenti). Vi sono stati poi l’impegno e la partecipazione di tanti “eroi della normalità” che, spesso anche su base associativa e volontaria, hanno lavorato nelle infrastrutture, nei trasporti, nella logistica, nei negozi, dimostrando che cosa sia un grande Paese.

L’investimento nella formazione è uno degli elementi chiave dello sviluppo di uno Stato efficiente, che dia a tutti la possibilità di accedere con merito ai diversi livelli di formazione, ma garantendo che nessuno rimanga escluso dall’impiego di tecnologie, che devono consentire la partecipazione.

5.     Il ruolo della ricerca

In un Paese sempre attento ai propri campioni dello sport, siamo stati aiutati, direi salvati, dai nostri più “anonimi” ricercatori, medici e infermieri. Il ruolo della ricerca è emerso nella sua grande rilevanza, come strumento per dare risposta alle tante domande e individuare una strada per il futuro. Non possiamo sempre rammaricarci di quanta ricerca in più avremmo dovuto o potuto fare. La ricerca va sostenuta con i giovani e con le strutture.

6.     Gli investimenti

 E’ evidente che gli investimenti sono indispensabili e devono essere pianificati per la crescita del nostro Paese. La sicurezza  può diventare una grande opportunità di crescita perché  comporta lo sviluppo di nuovi modelli e prodotti che, ove sostenuti da un sistema di innovazione, possono aiutare in modo significativo lo sviluppo del sistema socio produttivo. I piani di sviluppo devono essere chiari nei tempi e modi di attuazione, devono avere una significativa sostenibilità per attrarre finanziatori e devono dimostrare capacità progettuale, indispensabile per ottenere finanziamenti comunitari.

Rimane un solo ultimo commento. Seneca diceva: “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare”. Come afferma il Papa, siamo sulla “stessa barca”. Forse ora, abbiamo una maggiore consapevolezza per poter intraprendere una rotta comune.



[1] Nicola Mazzocca è professore ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.