L’associazionismo giudiziario tra libertà e solidarietà

di Giuseppe Mastropasqua, Presidente Tribunale di Sorveglianza di Campobasso

SOMMARIO: 1. Percorsi di rifondazione. – 2. Libertà. – 3. Solidarietà. – 4. Una proposta di sintesi.

     1- Percorsi di rifondazione

[…] Non appena un ordine mondiale crolla, allora si comincia a rifletterci sopra […] (Ulrich Beck).

L’associazionismo giudiziario e buona parte della magistratura italiana attraversano da tempo una crisi sistemica, che sta sollevando forti reazioni e determinando decisioni variegate: dalla protesta qualunquistica a conati di populismo, dal rifiuto ‘urlato’ di prassi e metodi a silenzi significativi, dal livido scetticismo alla decisa volontà di rifondare, dalla strumentale chiusura ‘a riccio’ di sapore corporativo all’apertura alare verso la brezza dell’inedito e dell’ignoto, dalla separazione manichea tra ‘buoni e cattivi’ alla visione indistinta e confusa del ‘così fan tutti’.

La crisi di sistema della magistratura italiana sta determinando un calo verticale di fiducia dell’opinione pubblica non soltanto nell’affidabilità morale ed etica dei magistrati, ma anche nell’imparzialità e terzietà della giurisdizione e nelle stesse istituzioni democratiche del Paese; infatti è sin troppo evidente che le epocali criticità, che segnano in profondità l’associazionismo giudiziario e si insinuano banalmente nelle debolezze emotive di molti, producono inevitabilmente effetti a cascata -in termini di credibilità- anche su coloro che ricoprono funzioni decisionali in organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, attesa la stretta connessione fra i diversi ambiti istituzionali del Paese.

Come uscirne?

Indubbiamente occorrono incisive riforme normative di rango primario e secondario soprattutto in materia di elezione del C.S.M., di rapporto tra C.S.M. e consigli giudiziari, di ‘carriera’ dei magistrati, di nomina dei direttivi e semidirettivi negli uffici giudiziari, di accessibilità ad incarichi di ruolo e fuori ruolo, di rapporti tra magistratura e organi di informazione, di indipendenza e autonomia della magistratura e degli organi di autogoverno dal potere politico, economico e talvolta mediatico.

È necessario, altresì, progredire sul piano deontologico, rivedendo e affinando le relative previsioni formali e sostanziali e prevedendo meccanismi che ne assicurino l’effettività.

Tuttavia si ritiene che un’effettiva rifondazione dell’associazionismo giudiziario non possa che partire soprattutto dal suo stesso interno, dal basso in tutti i Distretti, dagli stessi magistrati che nelle assemblee ai vari livelli possono far fermentare serrati e franchi confronti, possono avviare ab intra fecondi e capillari processi di analisi e riflessione su situazioni prassi eventi critici, possono stimolare l’apporto di contributi positivi, possono articolare e promuovere percorsi virtuosi fattibili e razionali, possono concorrere a progettare in maniera lungimirante il futuro dei gruppi strutturati e della stessa A.N.M..

La crisi sistemica in parola è una delle cause dell’allontanamento volontario di diversi magistrati dalla vita dei gruppi associati, nonché della fiacchezza del dialogo, del confronto, della partecipazione e della progettualità nelle sedi associative deputate; anzi non sono pochi i magistrati che -disillusi, nauseati o più semplicemente scoraggiati- hanno deciso di restare fuori dall’A.N.M. e dalle formazioni che la compongono, nonché persino di non partecipare alle elezioni dei componenti del C.S.M. e dei consigli giudiziari.

Occorre riservare la massima attenzione alle motivazioni dei magistrati, che hanno deciso di non partecipare più alla vita associativa e di non recarsi al voto in occasione del rinnovo degli organi di autogoverno centrale e periferici.

Ma in questo momento topico, affinché il ‘movimento’ di rifondazione dal basso nei Distretti non venga vanificato da sterili polemiche, non si perda in analisi labirintiche e infinite, non resti invischiato in dinamiche ‘adessiste’, non si smarrisca in ‘liquide’ derive qualunquistiche e meramente protestatarie, non si frantumi in ‘coriandoli’ dialettici, non scada in progettualità ‘corto-termiste’, non sia in balia di venticelli populisti sospinti dalle emozioni ‘negative’ che circolano in abbondanza nello spazio pubblico (Giovanni Orsina), si propone di riscoprire e rivitalizzare due principi fondamentali che sono alla base della convivenza democratica e sono riconosciuti nella Carta costituzionale.

In particolare si prospetta la necessità di analizzare l’attuale crisi sistemica e di elaborare soluzioni e progetti adeguati ed efficaci, inforcando le ‘lenti’ dei seguenti due principi: la libertà e la solidarietà.

     2- Libertà

Il principio di libertà si è storicamente incarnato nel progressivo riconoscimento di diritti civili e sociali in capo alle singole persone e alle formazioni sociali intermedie, nonché nella creazione delle condizioni per poterli effettivamente esercitare.

Ma applicare il principio di libertà nell’ambito dell’associazionismo giudiziario potrebbe sembrare un’operazione molto ardua o addirittura impossibile, se non si parta dal presupposto oggettivo che detto associazionismo -come ogni corpo intermedio- nasce grazie all’adesione libera e volontaria di singole persone che svolgono funzioni giurisdizionali; in altri termini l’associazionismo giudiziario si fonda -fra l’altro- sul principio di libertà a livello individuale e di gruppo.

La libertà individuale postula che ciascun magistrato -nel rispetto della normativa di rango primario e secondario e delle regole deontologiche- non soltanto possa aderire liberamente e consapevolmente ad un gruppo associato e all’A.N.M., ma ancor prima è chiamato a svolgere l’attività giurisdizionale nella libertà di coscienza ovvero libero da pregiudizi ideologici, da verità precostituite, da condizionamenti esterni, da conformismi culturali e sociali, da collateralismi a centri di potere politico, da aderenze più o meno occulte a poteri economico-finanziari, da aspettative di visibilità massmediatica, da ‘sgomitate’ carrieristiche, da tensioni corporative, da propensioni burocratiche.

Trattasi di ‘fascio’ di libertà, il quale contribuisce a ritagliare il profilo ideale di magistrato che -scevro dalle ‘tare’ del contingente e con tutti i suoi limiti umani- è quotidianamente ‘chino’ sul corretto, regolare, efficace, tempestivo svolgimento delle funzioni giurisdizionali.

E’ chiaro, però, che la declinazione del principio di libertà in ambito giurisdizionale riverbera direttamente i suoi effetti anche sull’associazionismo giudiziario nel senso che le idealità e la progettualità dell’A.N.M. e dei gruppi, che ne fanno parte, non possono affatto prescindere da quel ‘fascio’ di libertà sopra menzionato, che delinea l’ideal-tipo di magistrato.

In altre parole la libertà di ciascun magistrato -nei termini sopra indicati- non può non rifluire nell’A.N.M. e nei gruppi associati e non può non connotarne la fisionomia, la struttura, l’operato, i progetti, gli obiettivi, le prassi; parimenti la libertà dell’A.N.M. e dei gruppi, che ne fanno parte, è naturalmente legata e, anzi, servente rispetto alla libertà dei singoli magistrati e più in generale della comunità civile e istituzionale del Paese.

La libertà del magistrato, che nei suoi limiti umani osserva la normativa primaria e secondaria e quella deontologica, è libertà dell’associazionismo giudiziario e viceversa.

Quindi le suddette forme, in cui si invera il contenuto delle libertà del singolo magistrato, non possono non costituire patrimonio comune anche dell’associazionismo giudiziario.

     3- Solidarietà

La solidarietà -come principio fondamentale della convivenza civile- è una conquista relativamente recente della cultura politica e del costituzionalismo democratico; essa si fonda sulla concezione relazionale di persona nel senso che presuppone che ogni uomo è ‘zoon politicon’ ovvero in relazione con gli altri esseri umani e con l’ambiente circostante.

La solidarietà ci restituisce un’immagine comunitaria della società civile e istituzionale, la quale è sempre più strettamente connessa non soltanto al suo interno fra coloro che ne fanno parte, ma anche ad extra nei rapporti con le diverse realtà ed i molteplici contesti in cui la società stessa è inserita.

Questo processo di interconnessione è stato indubbiamente sospinto e accelerato -dopo la Seconda Guerra Mondiale- dalla istituzione di organismi politici e giudiziari a carattere sovranazionale e, soprattutto negli ultimi due decenni, dal fenomeno della globalizzazione che ha investito gli ambiti dell’economia e della finanza, degli spostamenti, delle comunicazione, dell’accesso e uso di internet persino nella celebrazione -in tempo di pandemia- delle udienze con partecipazione da remoto delle stesse parti.

Ora proviamo a declinare il principio di solidarietà nell’area dell’associazionismo giudiziario.

Il concetto di solidarietà può essere sintetizzato e tradotto nell’espressione ‘I care’, che letteralmente significa ‘mi prendo cura’ ovvero ‘mi sta a cuore’ o ‘ci tengo’; anche questa espressione sottende la concezione relazionale della persona umana.

I care’ per l’associazionismo giudiziario, allora, può sostanziare l’impegno a ‘prendersi cura’ -interagendo soprattutto con i Consigli degli Ordini degli Avvocati insistenti sul territorio- non soltanto delle condizioni economiche dei propri aderenti e della vivibilità degli ambienti di lavoro, ma anche del benessere e della felicità della comunità umana per la quale l’attività giurisdizionale viene svolta; può inverarsi nella promozione e diffusione sul posto di lavoro -fra i magistrati e il personale amministrativo in servizio negli uffici giudiziari- di una vera ‘cultura di squadra’ nella gestione e smaltimento degli affari giurisdizionali, avvalendosi nei limiti del consentito anche del contributo del ceto forense; può significare ‘tenerci’ allo sviluppo della democrazia del Paese nel rispetto della normativa vigente; può tradursi in ‘prossimità’ alle questioni fondamentali riguardanti la convivenza civile e la tutela dei diritti di chi non ha voce; può comportare l’‘avere a cuore’ -nell’osservanza della legge- il rispetto delle persone e delle competenze delle istituzioni del Paese nella consapevolezza che i pericoli per la democrazia nascono nel momento in cui viene vischiosamente isolata e assolutizzata una delle sue componenti (Tzvetan Todorov).

Anzi per l’associazionismo giudiziario ‘I care’ può essere la ‘chiave di volta’, per uscire da situazioni di monadismo, di asfittica autoreferenzialità, di solipsistico corporativismo verso orizzonti e prospettive di più ampio respiro, verso il perseguimento del bene comune nella dialettica interna tra i vari gruppi e nei rapporti esterni con le istituzioni del Paese, al fine di concorrere efficacemente -nelle sedi competenti e nei momenti previsti- alla stesura e realizzazione di progetti di sviluppo della stessa democrazia.

     4- Una proposta di sintesi

L’endiadi ‘libertà e solidarietà’ può compendiare bene la sintesi ideale e concreta di un apposito programma culturale elaborato dall’associazionismo giudiziario sotto la ‘brezza’ dei principi fondamentali della Costituzione.

Libertà e solidarietà’ non possono essere considerati principi contrapposti, non sono un ossimoro, non vanno ritenuti inconciliabili; anzi si compenetrano reciprocamente e possono rendere più equilibrata la struttura fondante e la tensione progettuale dell’associazionismo giudiziario, in quanto possono determinare a cascata sia l’implementazione di più adeguati approcci analitici e critici alle diverse problematiche del momento, sia l’adozione di prassi più lineari, coerenti, ostensibili e verificabili da parte dell’A.N.M., dei gruppi che ne fanno parte, dei singoli magistrati che vi aderiscono.

Libertà e solidarietà’: una proposta di sintesi basata sulla centralità della persona, sull’uguaglianza formale e sostanziale, sul perseguimento del bene comune in una prospettiva di sussidiarietà orizzontale e verticale (id est: corresponsabilità individuale e associativa) finalizzata all’avvio di processi virtuosi di ‘ecologia integrale’ idonei a prosciugare quelle ‘zone grigie’ (Primo Levi), in cui possono banalmente annidarsi e germogliare le ‘criticità’ di ogni funzione pubblica (Hannah Arendt).

Libertà e solidarietà’: potrebbero essere le fondamenta e gli obiettivi del cammino di rifondazione dell’associazionismo giudiziario.

Perché no?

Scarica il pdf