Paola Ortolan
Paola Ortolan – Candidata Merito Collegio 1 Nord Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia

DATI PERSONALI

Sono nata a Vittorio Veneto il 27/09/1963 dove sono vissuta fino al completamento degli studi superiori e al conseguimento del diploma in ragioneria nel 1982.

Trasferita a Milano per frequentare l’Università Cattolica, vi sono rimasta anche dopo la laurea ed è diventata la città dove ho sempre vissuto, ad eccezione dei primi due anni dopo aver assunto le funzioni che ho trascorso a Caltanissetta, mantenendo importanti legami con la mia città natale dove continua a risiedere la mia famiglia di origine.

Durante il periodo della preparazione del concorso in magistratura mi sono sposata e, dopo il rientro dalla Sicilia, ho avuto due figli.

La cura della famiglia, l’impegno costante nel lavoro, la partecipazione alla “vita” della magistratura, le attività di formazione alle quali ho contribuito come docente, sono state le ragioni della mia vita e hanno riempito tutto il mio tempo.

ESPERIENZE PROFESSIONALI

Dopo una breve esperienza nell’avvocatura, ho superato il concorso e sono stata nominata magistrato ordinario con D.M. 03/12/1991, il terzo dei tre decreti che hanno determinato l’immissione di circa 800 magistrati per l’anno 1991, svolgendo il periodo del tirocinio a Milano.

Ho assunto le funzioni di Sostituto Procuratore presso la Procura Circondariale di Caltanissetta il 21/01/1993, occupandomi prevalentemente dei reati contro la famiglia e di abusi edilizi.

Dal novembre 1995 fino al 01/01/2001 ho svolto analoghe funzioni presso la Procura Circondariale di Milano, presso la quale nel frattempo ero stata trasferita. In quest’Ufficio ho fatto parte per circa un anno del cd. “pool truffe” e in seguito del cd. “pool famiglia”, primo esperimento di specializzazione in questo settore, occupandomi dei reati di maltrattamenti in famiglia, sottrazione di minori, violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Dal 01/01/2001, dopo l’unificazione degli uffici di Procura a seguito dell’entrata in vigore della cd. “Riforma del Giudice unico”, sono entrata a far parte del III° Dipartimento presso la Procura della Repubblica di Milano, denominato “fasce deboli”, dove mi sono occupata dei medesimi reati sopra descritti, ai quali si sono aggiunte le violenze sessuali contro donne e gli abusi sui minori. Per circa un biennio ho fatto parte anche dell’Ufficio Esecuzione.

Sfruttando l’ultima possibilità di passaggio di funzioni all’interno dello stesso circondario prima dell’entrata in vigore della riforma dell’ordinamento giudiziario (2006),il 01/08/2007 ho assunto quelle di Giudice Civile del Tribunale di Milano; fino al 03/11/2008 presso la 1^ sezione (dove mi sono occupata di marchi e brevetti, concorrenza sleale, privacy, diritti della persona, appello dei provvedimenti del Giudice di Pace), dal 03/11/2008 al 21/10/2018 presso la IX Sezione (sez. Famiglia, dove mi sono occupata di separazioni e divorzi e delle questioni connesse; di modifiche ai precedenti provvedimenti; di affidamento dei figli delle coppie non coniugate, a seguito della riforma della filiazione del 2012/2013).

Il passaggio di funzioni ha, da subito, sollecitato il mio interesse verso il progetto, allora poco più che sperimentale nel quale sono stata subito inserita, del processo civile telematico (inizialmente con l’emissione dei decreti ingiuntivi telematici e con l’applicazione del programma vocale “Dragon” per la redazione degli atti giudiziari), seguendo tutti i relativi corsi di formazione e addestramento.

Dal giugno 2011, su mia disponibilità e in seguito a varie nomine del Presidente del Tribunale (o suo delegato), ho partecipato al progetto dell’ “Ufficio del Giudice” (la prima denominazione era quella, prima di trasformarsi in Ufficio per il processo) in qualità dimagistrato affidatario di vari tirocinanti, partecipando a tutte le riunioni organizzative e diverifica del progetto, nonché ai corsi di formazione.

Il compiersi della decennalità nelle funzioni di Giudice della Famiglia mi ha visto scegliere il trasferimento verso una funzione ancor più specializzata nella tutela dei soggetti fragili come quella minorile: dal 22/10/2018 ad oggi, infatti, sono Giudice presso ilTribunale per i Minorenni di Milano, con prevalenti funzioni civili, con numerose deleghe dalla Presidenza e nel quale ho apportato un determinante contributo per la creazione di due Uffici per il Processo, uno per la trattazione dei ricorsi ex art. 31 D.lgs286/98, autorizzazioni alla permanenza sul T.N. di genitori di minori stranieri, e l’altro per la trattazione dei procedimenti di tutela per i MSNA e oggi per i minori profughi ucraini.

Ho fatto parte del Consiglio Giudiziario di Milano per il biennio 2003-2005; sono stata rieletta nel quadriennio 2016-2020 (prorogatosi fino all’ottobre 2020 causa pandemia Covid-19), nel quale ho presieduto la Commissione Pari Opportunità per il biennio aprile 2016- aprile 2018 e sono stata membro della Commissione M.O.T. nel secondo biennio; sono stata anche inserita, su mia disponibilità, nella composizione allargata alla Magistratura Onoraria.

Ho fatto parte della Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati, sezione di Milano, per gli anni 2005-2008, ricoprendo gli incarichi di Presidente e di Segretario, promuovendo attivamente gli incontri nelle scuole, nell’ambito dei progetti di educazione alla legalità. Per ben due volte sono stata sorteggiata nellaCommissione per gli Esami di Avvocato.

Sono membro del direttivo di AIMMF (Associazione Italiana Magistrati Minorili e della Famiglia) da aprile 2021, eletta nella zona Nord.

Ho svolto intensa attività di formazione, affiancata volta a volta alla tipologia di funzione esercitata. E così, da P.M. ho tenuto numerosi incontri di formazione, a partire dal 1999 al 2007, per la Polizia Giudiziaria specializzata, per gli agenti delle volanti della Questura di Milano, per gli operatori dell’ ASL città di Milano, per gli avvocati di Pescara, in collaborazione con la locale sede dell’AIAF; per Linea Rosa a Ravenna, per l’Associazione Italiana di Pediatria (sezione regionale della Lombardia); per alcune scuole, sia per gli studenti che per i loro genitori e docenti, sui temi della violenza in famiglia, le modalità di intervento, le tecniche di indagine.

Da Giudice Civile, ho portato il contributo al GEA (Genitori Ancora, direttore: prof.Scaparro) di Milano, nello sviluppo della cultura della mediazione familiare; all’Osservatorio Nazionale sul Diritto di famiglia, all’Ordine degli Avvocati diMilano, all’Aiaf di Milano, per il Cesdif di Rimini, per la Camera minorile di Brindisi, prevalentemente sulla conoscenza e promozione degli ordini di protezione e allontanamento in casi di violenza domestica, sulla figura e il ruolo del CTU in ambito familiare.

Da Giudice Minorile ho tenuto varie lezioni per la Camera Minorile, per gli ordini Forensi della Lombardia, sulla figura del curatore speciale e il suo ruolo nel processo minorile, sui compiti di tutela del giudice minorile e il riparto di competenza con il giudice ordinario.

Ho collaborato con varie Università (Cattolica, Bicocca, Statale a Milano; Università di Urbino), con varie lezioni su temi diversi, sempre attinenti le materie minorili e della famiglia (con focus sulla mediazione, la coordinazione genitoriale, il ruolo del CTU, anche in due convegni internazionali), nell’ambito di Master in psicologia giuridica, lauree specialistiche, corsi professionalizzanti in tema di violenza di genere in collaborazione con la Regione Lombardia, negli anni dal 2016 ad oggi.

Ho partecipato, come delegata, a numerosi tavoli interistituzionali tra T.O./T.M./procure T.O. e T.M./Comune di Milano/Regione Lombardia/Uffici scolastici Territoriali/Forze dell’Ordine/ Autorità Sanitarie, che hanno portato alla stesura di importanti protocolli e/o all’adozione di buone prassi per il contrasto alla violenza domestica e agli abusi e maltrattamenti sui minori.

IL PERCHÈ DELLA CANDIDATURA

La mia entrata in magistratura è coincisa con il periodo delle stragi. Ero giovane uditrice da pochi mesi quando è esplosa l’autostrada di Capaci e avevo scelto da poche ore la sede di Caltanissetta quando, accedendo la TV al ritorno da Roma, apprendevo dell’esplosione in via D’Amelio.

Ho avvertito da subito, e quindi da sempre, la necessità dell’ “appartenenza” alla magistratura come unico antidoto alla frammentazione e alla debolezza del singolo,per poter svolgere al meglio il servizio alla cittadinanza al quale siamo chiamati dopo aver superato il concorso.

Guidata dalla continua tensione tra la dimensione del servizio e l’assunzione di un potere (l’aver svolto le funzioni di P.M. prima e di Giudice poi ne hanno reso ben visibile il confine, il cui contorno è frutto di ricerca continua di equilibrio, in entrambe le funzioni), ho cercato di svolgere tutte le plurime funzioni sopra descritte approfondendo via via la complessità dell’amministrare giustizia, affiancando alla quotidiana attività giudiziaria in ufficio o in aula, l’interesse per i profili organizzativi el’impegno nelle sedi istituzionali nelle quali ci si occupa di ciò.

Per questo la partecipazione al primo consiglio giudiziario 2003-2005 e la necessità di ripetere l’esperienza in anni più recenti (2016-2020), dopo che la riforma dell’ordinamento Mastella aveva consolidato qualche effetto, verificandone la portata. Per questo la partecipazione, da sempre, alle attività dell’Associazione Magistrati, con la responsabilità (e l’emozione) della Presidenza in anni in cui si cominciavano i progetti di educazione alla legalità nelle scuole, testimoniando ai ragazzi prima di tutto la coerenza a quei valori dei quali andavo parlando.

Ancora per questo, la mia presenza assidua – in tutti gli uffici – alle riunioni organizzative interne e con soggetti esterni (pubblici e del privato sociale) funzionali alla variazione dei modelli organizzativi per assicurare, nella consapevolezza della sempre crescente scarsità di risorse, miglioramenti nel servizio reso, ai quali ho sempre apportato il mio contributo.

Un’assunzione di responsabilità costante e crescente, pur nella scelta di fondo di occuparmi di una giurisdizione minore (famiglie, minori, soggetti fragili, migranti), unica che nel merito conosco bene, vista in una pluralità di ruoli.

Sono sempre stata convinta del valore irrinunciabile dell’autogoverno autonomo della magistratura, confermata dai plurimi tentativi esterni di modificarlo e indebolirlo. Dobbiamo avere la forza di salvaguardarlo, ma abbiamo il dovere di richiamare a noi stessi prima di tutto – nel nostro esercizio quotidiano dell’attività giurisdizionale – i principi costituzionali ai quali dobbiamo ispirarci.

Non sembrino vuote parole: la caduta di fiducia nella magistratura non è soltanto quella espressa dai sondaggi, dell’opinione pubblica verso di noi; è anche quella che si respira al nostro interno, espressa nella disaffezione alla partecipazione in varie sedi, al calo di consapevolezza dei risvolti sociali di ogni nostro comportamento, per citare gli aspetti minimi, fino al carrierismo spinto che nell’ambizione personale pretende di stravolgere ogni regola.

I membri del prossimo Consiglio Superiore avranno quindi una doppia responsabilità: verso i cittadini, con decisioni intellegibili e trasparenti, ma anche verso ciascun collega, con decisioni prima coerenti che compiacenti, sollecite ma ponderate. Il prossimo Consiglio sarà altresì chiamato ad un delicatissimo compito di normazione secondaria, in attuazione delle riforme appena approvate e dei vincoli imposti dal PNRR, ma nel quale dovrà tradurre il rispetto del modello costituzionale del magistrato.

Dovrà, nei confronti degli interlocutori istituzionali, Governo e Parlamento in primo luogo, assicurare non solo l’ovvia leale collaborazione, ma porsi quale protagonista dinamico intervenendo attivamente, stimolando la realizzazione e il perseguimento degli obbiettivi del PNRR, incentivando l’innovazione tecnologica degli uffici e il rinnovamento delle strutture informatiche, finalizzate non solo all’incremento quantitativo del servizio giustizia, ma anche quello qualitativo.

Il nuovo autogoverno dovrà avere ben chiaro che attraverso riforme apparentemente neutre, perché incidenti sulle risorse messe a disposizione, sulle tecnologie innovative o su nuovi programmi, si gioca in realtà la costruzione dell’identità del giudice del futuro, al quale non deve essere sottratto lo spazio del pensiero, dello studio e dell’autonomia della propria decisione.

Dovrà ancora attribuire incarichi direttivi e semidirettivi valutando prioritariamente le competenze, valorizzando il lavoro giudiziario effettivamente svolto e il servizio reso, semplificando e razionalizzando gli incombenti a carico dei dirigenti.

Dovrà ancora semplificare e rendere più prontamente reperibili le circolari consiliari, per agevolarne consultazione e ricostruzione. Soltanto alcuni degli esempi sui quali costruire obiettivi di programma per l’imminente futuro.

DELLA CANDIDATURA DENTRO UNICOST

Perchè dall’inizio del mio percorso professionale, la mia “appartenenza” l’ho declinata dentro a questo gruppo che, dopo la profonda crisi del 2019, ha avuto il coraggio di riconfermare come valori fondanti: l’indipendenza nella giurisdizione come nella vita associativa, il rifiuto di qualsiasi collateralismo con il potere politico, l’esercizio della funzione con elevate professionalità e responsabilità, il rigoroso rispetto del codice etico del magistrato, approvato dall’Associazione Nazionale Magistrati, l’espressione del proprio pensiero con equilibrio e senso della misura; ha avuto il coraggio di avviare una nuova fase costituente (alla quale hanno partecipato tanti giovani colleghi, il cui entusiasmo e volontà sono stati contagiosi) che ha riscritto lo Statuto, prevedendo, trai punti che ritengo più salienti e distanti dal recente passato, il metodo delle primarie per la designazione al CSM, un sistema di incompatibilità tra ANM, CSM e incarichi nel gruppo, la centralità dell’Assemblea nell’assunzione delle decisioni più rilevanti, la parità di genere negli incarichi apicali, la diarchia dei segretari generali.

Mi immagino anni difficili e tesi, nei quali sarà necessario mettere in campo non solo doti di competenza tecnico-giuridica, ma di equilibrio e solidità personali, in un’ottica di servizio ai colleghi e al contempo all’Istituzione.

Per questo offro la mia disponibilità, con l’impegno ad assumere le decisioni alle quali sarò chiamata, nel rispetto dei principi costituzionali nei quali il gruppo di Unicost ha trovato nuova linfa per proseguire, con la coerenza di cui sarò capace.

PER CHI MI VOLESSE CONOSCERE DI PIÙ

Ortolan P.: “La toga addosso”, ed. Paoline 2018 (anche in versione e-book). la presentazione di questo libro, molto personale, ha dato origine a varie interviste, tra le quali quella condotta da Monica Mondo, in Soul, giugno 2019, reperibile su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=w10cPkhg_SI

Ortolan P.: “La sotto-rappresentanza di genere all’interno del CSM: un problema attuale”, in Eguaglianza di genere in magistratura, a cura di D.Amico M., Lendaro C.M., Siccardi C., Franco Angeli Editore, Milano, 2017;

Ortolan P.: “Il ruolo del Giudice della famiglia: la diversa esperienza al tribunale ordinario e al tribunale per i minorenni”, in Minori Giustizia, n.1/2021, Franco Angeli Editore, Milano 2021

Ortolan P. Settima valutazione di professionalità: https://drive.google.com/drive/folders/1eiYWTiN_ctxc7XmQIHsTD8qGIVJcyrnr?usp=sharing

CONTATTI

paola.ortolan@giustizia.it

Scarica il pdf

Non sembrino vuote parole: la caduta di fiducia nella magistratura non è soltantoquella espressa dai sondaggi, dell’opinione pubblica verso di noi; è anche quella che sirespira al nostro interno, espressa nella disaffezione alla partecipazione in varie sedi, alcalo di consapevolezza dei risvolti sociali di ogni nostro comportamento, per citare gliaspetti minimi, fino al carrierismo spinto che nell’ambizione personale pretende distravolgere ogni regola.I membri del prossimo Consiglio Superiore avranno quindi una doppia responsabilità:verso i cittadini, con decisioni intellegibili e trasparenti, ma anche verso ciascuncollega, con decisioni prima coerenti che compiacenti, sollecite ma ponderate.Il prossimo Consiglio sarà altresì chiamato ad un delicatissimo compito di normazionesecondaria, in attuazione delle riforme appena approvate e dei vincoli imposti dalPNRR, ma nel quale dovrà tradurre il rispetto del modello costituzionale delmagistrato.Dovrà, nei confronti degli interlocutori istituzionali, Governo e Parlamento in primoluogo, assicurare non solo l’ovvia leale collaborazione, ma porsi quale protagonistadinamico intervenendo attivamente, stimolando la realizzazione e il perseguimentodegli obbiettivi del PNRR, incentivando l’innovazione tecnologica degli uffici e ilrinnovamento delle strutture informatiche, finalizzate non solo all’incrementoquantitativo del servizio giustizia, ma anche quello qualitativo.Il nuovo autogoverno dovrà avere ben chiaro che attraverso riforme apparentementeneutre, perché incidenti sulle risorse messe a disposizione, sulle tecnologie innovativeo su nuovi programmi, si gioca in realtà la costruzione dell’identità del giudice delfuturo, al quale non deve essere sottratto lo spazio del pensiero, dello studio edell’autonomia della propria decisione.Dovrà ancora attribuire incarichi direttivi e semidirettivi valutando prioritariamente lecompetenze, valorizzando il lavoro giudiziario effettivamente svolto e il servizio reso,semplificando e razionalizzando gli incombenti a carico dei dirigenti.Dovrà ancora semplificare e rendere più prontamente reperibili le circolari consiliari,per agevolarne consultazione e ricostruzione.Soltanto alcuni degli esempi sui quali costruire