Preambolo allo Statuto di Unità per la Costituzione approvato dalla Assemblea Generale in data 15 e 16 maggio 2021

1. L’insediamento dell’Assemblea costituente di Unità per la Costituzione e l’avvio del percorso di rinnovamento e di riforma statutaria prendono le mosse dalla dolorosa crisi di credibilità che ha coinvolto, a far data dal maggio 2019, anche il nostro gruppo e che ha rischiato di investire, in assenza di una risposta seria e concreta, la magistratura intera.

2. Le correnti e l’associazionismo giudiziario italiano, inizialmente promossi per costituire luoghi di riflessione e di elaborazione di idee, si sono piegate alle relazioni e agli interessi del momento, cessando di essere centri di elaborazione culturale e mostrando un deficit di trasparenza e democrazia interna.

Per questa via, coloro che hanno dimenticato la tensione etica che non può non sorreggere la funzione giurisdizionale, subordinando lo spirito di servizio all’ambizione personale o all’appartenenza correntizia, hanno trascinato in una condizione di disorientamento, di divisione e di crisi di credibilità l’intera magistratura, che nella grande maggioranza opera con riservatezza, competenza e indipendenza di giudizio, nel silenzio degli uffici, rifuggendo ogni forma di protagonismo e di clamore.

Tale “deriva dei valori” ha prodotto effetti dannosi, immediati e diretti, sia all’interno che all’esterno della categoria. Sul fronte interno, si è registrata un’esasperazione delle contrapposizioni fra le diverse sensibilità che connotano l’Associazione Nazionale Magistrati e, più in generale, la visione dell’ordine giudiziario, dando maggiore enfasi alla distinzione tra “progressisti” e “moderati”, tra innovatori e conservatori, che emula e ricalca l’antitesi partitica che tradizionalmente caratterizza la vita politica del Paese ed evoca pericolosamente una supposta connotazione politica del magistrato, che è del tutto lontana dall’essenza costituzionale del suo ruolo di garanzia per tutti i cittadini.

Sul fronte esterno, invece, la “deriva dei valori” ha prodotto una diffusa, immeritata e desolante perdita di autorevolezza e di fiducia nel potere giudiziario da gran parte della cittadinanza.

3. Su un altro versante, la Magistratura è stata investita da una deriva produttivistica, effetto della riforma dell’ordinamento giudiziario, che ha tipizzato l’illecito disciplinare per inosservanza dei tempi di deposito dei provvedimenti ed enfatizzato la rilevanza delle statistiche nelle valutazioni di professionalità, così avvicinando l’immagine del magistrato a un burocrate, ispirato da criteri aziendalistici di efficienza ed efficacia a scapito della qualità della giurisdizione.

Inoltre le stesse riforme del 2006-2007, unitamente alla normativa secondaria del CSM, hanno

innescato una spinta verso il carrierismo, ripristinando un’idea di progressione nelle funzioni come ascesa verso l’alto della Magistratura, e non come diversificazione nell’ambito del generale principio di parità delle funzioni sancito dall’art. 107 della Costituzione.

In tal modo si è creata all’interno della magistratura (e peraltro a ulteriore detrimento del genere femminile, la cui drammatica sottorappresentazione al CSM va addirittura proporzionalmente accentuandosi), una divaricazione, tra due diverse “carriere”: quella del dirigente dell’ufficio giudiziario e dei magistrati assegnati a ruoli non giurisdizionali (consiglieri del CSM, in carica o “uscenti”, e “fuori ruolo”) e quella dei magistrati impegnati nel quotidiano lavoro giurisdizionale. Le nomine agli uffici direttivi e semi-direttivi si sono allontanate da un’esclusiva attenzione alle competenze e alle professionalità; si è innescato un carrierismo interno alla corrente che ha portato taluni a concepire l’attività associativa come strumento per soddisfare ambizioni personali o accrescere il peso politico della propria fazione. Ancora, si è accentuata la gerarchizzazione degli uffici di Procura, con incidenza significativa sullo statuto giuridico del magistrato addetto all’ufficio del pubblico ministero.

La crisi di credibilità, inoltre, ha colpito l’ordine giudiziario anche nella sua dimensione pubblica. Infatti, accanto alla legittima e doverosa attività di controllo e critica che l’opinione pubblica, così come il singolo cittadino, esercita sulle decisioni e sui provvedimenti giurisdizionali, si registra negli ultimi anni una massiccia campagna di delegittimazione e depotenziamento della magistratura nel suo complesso, che nulla ha a che vedere con il diritto/dovere alla verifica dell’operato del potere giudiziario che la Costituzione attribuisce ai cittadini e che la medesima Autorità giudiziaria difende e custodisce gelosamente.

4. Lo stato di crisi che ha coinvolto l’intera categoria impone ormai una riflessione urgente e non più procrastinabile sulla magistratura come istituzione e può essere superato soltanto da un reale continuo rinnovamento che raccolga la spinta al cambiamento proveniente dalla base degli stessi gruppi associativi che, prendendo coscienza dell’urgenza di abbandonare prassi tese solo ad “occupare” spazi di potere, avverta la necessità di avviare processi virtuosi volti a riaffermare e rendere effettivi i diritti fondamentali della Carta costituzionale nei molteplici contesti critici esistenti, nei quali andranno rivitalizzati e reinterpretati i principi del primato della persona, della solidarietà, dell’uguaglianza formale e sostanziale, della parità di genere, della tensione al superamento delle discriminazioni, del bene comune, dell’onore e della disciplina nelle funzioni giurisdizionali, dell’autonomia e indipendenza della magistratura rispetto ai poteri politici ed economici.

Va affermato con forza che l’inizio di un percorso autenticamente di riforma non può prescindere dall’adozione di un approccio autocritico, dalla consapevolezza che il sistema di valori e regole deve essere non solo proclamato ma preteso nei fatti e quotidianamente praticato dagli aderenti al gruppo, privilegiando la partecipazione dei colleghi e la trasparenza nell’assunzione delle decisioni del gruppo, rifuggendo dalle disdicevoli prassi, registrate nel passato, di affidamento a pochi della sorte del gruppo, senza alcuna forma di condivisione.

Va, quindi, prima di ogni cosa ribadita fermamente l’assoluta e persistente validità degli enunciati formulati nel nostro atto fondativo e, in particolare, nell’art. 4 (la tensione verso la piena realizzazione della carta costituzionale); negli artt. 2 e 3 (la ricerca di equilibrio tra le istanze di libertà e solidarietà); nell’eguaglianza sostanziale (non meramente formale) e il pieno sviluppo della persona; nella funzione giurisdizionale intesa anche come servizio e come funzione sociale.

Nei principi in discorso – così come attualizzati alla più recente normazione costituzionale e sovranazionale in materia di pari opportunità – ci riconosciamo; e crediamo che gli stessi debbano continuare ad essere l’architrave del nostro gruppo anche all’esito dei lavori dell’Assemblea Costituente.

Il magistrato di Unità per la Costituzione, sia come singolo sia in ambito associativo, nel rispetto del principio del pluralismo, sarà estraneo ad ogni forma di collateralismo ideologico perché solo se indipendente da condizionamenti ideologici potrà essere terzo e imparziale nell’applicazione della legge.

Nel solco di questi valori, già presenti nell’atto costitutivo, si impone una riforma dello Statuto di Unità per la Costituzione quale primo ed efficace strumento di contrasto alla deriva che gli ultimi

eventi hanno prodotto nella vita associativa e nella storia della magistratura, per l’avvio di un Nuovo Inizio in grado di dare una risposta ai tanti magistrati, donne e uomini, che hanno coltivato nel tempo

e continuano a coltivare, il senso del dovere e la dignità della funzione, quale stella polare della propria vita professionale e personale.

Qui la vera posta in gioco è l’indipendenza della giurisdizione.

5. Unità per la Costituzione promuove un modello di magistrato che svolge l’attività giurisdizionale libero da preconcetti o pregiudizi ideologici, da conformismi culturali o sociali, da condizionamenti o collateralismi a centri di potere politico o economico, da timore per le conseguenze delle sue decisioni e da aspettative di vantaggi o di protagonismo, rifuggendo ogni ambizione personale che non sia il legittimo riconoscimento del suo impegno e della qualità del suo lavoro.

Il magistrato, inoltre, deve improntare il suo comportamento, sul lavoro come nella vita privata, alla moderazione, all’equilibrio e alla riservatezza, nel rispetto delle regole deontologiche vigenti e della necessità di non far venire meno la fiducia che la società ripone in tutto l’Ordine giudiziario.

Il magistrato, cosciente di far parte di un potere diffuso e di un Ordine che opera in dialettica e in sinergia con gli altri poteri dello Stato, ha una proiezione esterna verso la società, al servizio della quale è posto e al cui controllo si sottomette.

Per questo motivo, l’associazione promuove la figura di un magistrato attivo e impegnato nel dialogo all’esterno con gli altri apparati pubblici, con gli attori politici, le formazioni intermedie e con la comunità, dialogo che sarà sempre e comunque condotto attraverso gli organi dell’Associazione Nazionale Magistrati o di altro ente esponenziale, istituzionalmente deputati alla rappresentanza della magistratura.

6. Unità per la Costituzione crede che siano condizioni necessarie per il corretto funzionamento del potere giudiziario e per l’adozione di decisioni serene, imparziali e indipendenti, nonché per la garanzia della dignità del ruolo, la salvaguardia, la difesa e la promozione di condizioni di lavoro adeguate attraverso la previsione di prestazioni esigibili, la salvaguardia della sicurezza del magistrato da rischi per l’incolumità fisica e da pregiudizi alla reputazione e all’onore personale, la parità di genere con superamento di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta. A tal fine si impegna a promuovere effettive pari opportunità tra donne e uomini nello svolgimento dell’attività giudiziaria, nella vita associativa e nel governo autonomo.

Al fine di assicurare il corretto funzionamento del governo autonomo della magistratura, Unità per la Costituzione si impegna ad assumere iniziative per garantire la qualità culturale e professionale dei propri rappresentanti e dei propri candidati, sia negli organi istituzionali sia negli organismi associativi, interni ed esterni, cui dovranno essere richiesti requisiti minimi di esperienza e di professionalità. Le candidature in organi istituzionali ovvero in organismi associativi dovranno essere espressione della migliore figura culturale del magistrato.

7. Nei rapporti con gli organi di governo autonomo, se chiamato a ricoprire ruoli istituzionali in sede di Consiglio Direttivo, di Consiglio Giudiziario e di Consiglio Superiore della Magistratura, il magistrato deve rifuggire da qualsiasi logica di appartenenza, facendo ricorso, nell’assunzione delle deliberazioni, a criteri obiettivi e meritocratici, tesi alla valorizzazione della professionalità, costituente il fondamento del potere; di contro, se titolare di un interesse, dovrà astenersi da qualsiasi condotta di interferenza sugli organi e sui procedimenti deliberativi relativi a proprie istanze di qualsiasi tipo.

Sotto il profilo ordinamentale, Unità per la Costituzione ribadisce la centralità del Consiglio Superiore della Magistratura quale organo di governo autonomo indispensabile a salvaguardare l’autonomia della Magistratura e l’equilibrio dell’intero assetto costituzionale. Affinché il Consiglio possa efficacemente svolgere le proprie attribuzioni, il gruppo avrà il dovere di indicare i candidati alle future elezioni con sistemi di voto democratici e trasparenti e di contrastare con ogni mezzo forme di aggregazione del consenso fondate su personalismi.

8. Quanto ai rapporti con gli altri poteri, deve essere riaffermato, nel rispetto delle reciproche prerogative, l’assenza di qualsiasi collateralismo con il potere politico, con il quale, tuttavia, così come previsto dall’art. 5 del Patto Fondativo, “deve essere promosso e favorito un dialogo”, in particolare sui temi afferenti l’amministrazione della giustizia. Il dialogo si svolgerà nelle sedi istituzionali e tramite gli organi deputati al confronto, primo fra tutti il Consiglio Superiore della Magistratura.

Va respinta ogni forma di pressione e di interferenza nella vita dell’organo di governo autonomo e nel funzionamento degli uffici giudiziari.

L’assenza di qualsiasi collateralismo va inteso anche con riferimento a centri di potere e lobbies trasversali.

A quest’ultimo riguardo, si ritiene che debba essere regolamentato il rientro in magistratura dei colleghi che hanno assunto cariche di natura elettiva, prevedendo vincoli di tempo e di funzione.

In questo contesto di relazioni, lo scopo precipuo della comunicazione esterna è, quindi, in primo luogo, quello di instaurare un costante confronto con il Parlamento, il Governo e le forze politiche in genere, nel quadro di un generale dibattito sulle questioni della giustizia, sottoporre all’attenzione comune i temi che attengono alla giurisdizione, anche avanzando proposte, elaborate con il più ampio concorso possibile di tutte le componenti della Magistratura e collaborare alla formazione della legislazione processuale e sostanziale di maggiore importanza.

In secondo luogo, è compito della comunicazione esterna riferire fedelmente sullo stato e le condizioni della giurisdizione, riportare con accuratezza risultati e statistiche relative all’attività giudiziaria, denunciare l’ormai cronica condizione di congestionamento della giustizia e le difficilissime (a volte indecorose) condizioni in cui versano molti uffici giudiziari, salvaguardare quindi la dignità e l’autonomia della magistratura da attacchi mediatici e politici strumentali e da tentativi di delegittimazione attuati da singoli o da gruppi organizzati.

All’Associazione Nazionale Magistrati e agli altri enti esponenziali deve essere attribuito, altresì, un ruolo di diffusione, divulgazione e promozione della cultura della legalità presso la società civile e la cittadinanza in generale.

9. Unità per la Costituzione promuove la crescita culturale del magistrato, sin dall’ingresso in magistratura, concorrendo alla sua formazione in tirocinio e all’aggiornamento professionale. A tal fine incentiva l’attività del Centro Studi mediante pubblicazioni e incontri di studio, in ambito nazionale e locale.

Il gruppo valorizza e riconosce le sempre crescenti istanze europeiste e sovranazionali presenti nel nostro Ordinamento e l’inserimento della giurisdizione in un sistema normativo a più livelli, connotato dal costante aumento delle competenze normative comunitarie che delineano un modello di magistrato “europeo” e impongono una formazione di respiro internazionale, aperta al confronto e alla collaborazione con gli altri sistemi giuridici. In quest’ottica deve essere supportata dal gruppo l’attività formativa svolta nell’ambito dello “European Judicial Training Network” (EJTN) e favorito lo scambio di esperienze tra i vari sistemi normativi, nell’ottica della definitiva consolidazione dello spazio europeo di libertà e giustizia.

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