Rassegna cassazione penale luglio 2016

a cura di Luigi Giordano

PRESCRIZIONE

La Terza sezione della Corte di Cassazione,con ordinanza n. 28346 del 30 marzo 2016, depositata in data 8 luglio 2016 in un procedimento penale nel quale ricorrevano le medesime condizioni  esaminate dalla Corte di Giustizia, Grande sezione, con la sentenza dell’8 settembre 2015, nella causa C-105/14, Taricco, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’art. 2 della legge della legge 2 agosto 2008, n.130 di esecuzione del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, come modificato dall’art. 2 del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007(TFUE), nella parte in cui impone di applicare l’art.325. par.1 e 2 del TFUE, dal quale discende- nell’interpretazione di esso fornita dalla Corte di Giustizia nella suddetta pronuncia- l’obbligo per il giudice nazionale di disapplicare- nelle ipotesi di frodi gravi che ledano gli interessi dell’Unione Europea, allorquando ne derivi la “sistematica impunità”- le disposizioni in materia di prescrizione di cui agli artt. 160, comma 3 e 161, comma 2 cod. pen., “anche quando dalla disapplicazione, e dal conseguente prolungamento della prescrizione, discendano effetti sfavorevoli per l’imputato”.

STUPEFACENTI

In materia di stupefacenti, la Terza sezione penale, con la sentenza n.27770 del 11 giugno 2016, depositata il 6 luglio 2016, ha affermato che, in caso di condanna per il reato di associazione per  delinquere  finalizzata  alla  commissione di  fatti  di  lieve  entità di cui all’ art. 74, comma sesto, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, non può essere disposta la  confisca  di  beni  ai  sensi dell’art. 12 sexies comma 1 della  l. 7 agosto 1992, n. 356, potendo il giudice solo disporre la confisca ex art. 240 cod. pen. qualora si tratti di beni ritenuti profitto o prodotto del reato.

REATO DI PREPARAZIONE E DETENZIONE DI ALIMENTI IN CATTIVO STATO DI CONSERVAZIONE – VIOLAZIONE DELLE DISPOSIZIONI SULLA TRACCIABILITÀ DELLE MATERIE PRIME

In tema di alimenti, la Terza Sezione della Corte di cassazione, con la sentenza n. 31035 del 9 giugno 2016, C.C., dep. 20 luglio 2016, ha affermato che integra il reato previsto dall’art. 5, lett. b), della legge 30 aprile 1962, n. 283, l’impiego, nella preparazione di alimenti, di materia prima di provenienza “non tracciabile” unitamente ad altra “sicura”.

BENI CULTURALI E AMBIENTALI – OBBLIGO DI DENUNCIA DI BENI FORTUITAMENTE SCOPERTI

In tema di beni culturali, la Terza sezione della Corte di cassazione, con sentenza n. 30383, 30 marzo 2016 Up., dep. 18 luglio 2016, ha affermato che l’obbligo di immediata denuncia della cosa fortuitamente scoperta, la cui omissione è penalmente sanzionata ai sensi dell’art. 175, comma 1, lett. b), d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, grava solo sullo scopritore, ma non anche su chi si trovi successivamente a detenere la cosa, in quanto tale soggetto può essere chiamato a rispondere, ai sensi del predetto art. 175, solo della eventuale violazione del diverso obbligo su di lui gravante, relativo alla conservazione temporanea del bene.

CONZIONI DI PROCEDIBILITA’ – QUERELA

Le sezioni Unite, con sentenza del 23 giugno 2016, nel procedimento n. 36727, hanno affermato che configura remissione tacita di querela la mancata comparizione alla udienza dibattimentale, sia davanti al giudice di pace sia davanti al tribunale ordinario, del querelante previamente ed espressamente avvisato dal giudice che l’eventuale sua assenza sarà interpretata come fatto incompatibile con la volontà di persistere nella querela.

SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO CON MESSA ALLA PROVA – RICHIESTA DI SOSPENSIONE AVANZATA IN SEDE DI OPPOSIZIONE A DECRETO PENALE DI CONDANNA – COMPETENZA.

La Prima Sezione penale, con provvedimento del 3 febbraio 2016 n. 25867, depositato il 22 giugno 2016, risolvendo un conflitto negativo di competenza, ha affermato che, in caso di richiesta di messa alla prova ex  art. 464 bis cod. pen. avanzata in sede di opposizione a decreto penale di condanna, competente a conoscere della stessa è il giudice dibattimentale e non il giudice per le indagini preliminari, diversamente da quanto previsto dal codice per le richieste di riti alternativi formulate con l’opposizione stessa.

PROVE – MEZZI DI RICERCA DELLA PROVA

La Quinta Sezione della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27898 del 28 aprile 2016, depositata il 6 luglio 2016, ha affermato che è legittimo l’inserimento nel fascicolo del dibattimento, come documenti ai sensi dell’art. 234 cod. proc. pen., dei verbali delle dichiarazioni raccolte dal Giudice Delegato nella procedura fallimentare.

La Terza sezione, con sentenza depositata il 7 luglio 2016, n. 28216, ha affermato che la mancata indicazione, nel verbale di esecuzione delle intercettazioni, delle generalità dell’interprete straniero che aveva proceduto alla traduzione del contenuto delle conversazioni captate, comporta l’inutilizzabilità delle risultanze delle intercettazioni telefoniche disposte nel corso delle indagini per l’impossibilità di desumere la capacità dell’ausiliario di svolgere adeguatamente il compito affidatogli.

MISURE CAUTELARI

La Prima sezione della Corte di Cassazione, con sentenza del 15 luglio 2016 ha affermato che la misura cautelare del divieto di espatrio può essere applicata pur in assenza di pericolo di fuga, in caso di sussistenza del pericolo di reiterazione del reato.

UDIENZA PRELIMINARE – SENTENZA DI NON LUOGO A PROCEDERE

La Terza sezione penale, pronunciandosi in materia di reati tributari, con sentenza del 7 luglio 2016, n. 28237, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per Cassazione proposto dal P.M. avverso la sentenza di non luogo a procedere laddove l’atto di impugnazione, in una situazione di incertezza probatoria, si limiti a contestare il merito dell’apprezzamento del G.U.P., senza dedurre specificamente gli ulteriori elementi di prova che avrebbero potuto essere acquisiti al dibattimento, né i punti del quadro probatorio suscettibili di integrazione per mezzo del il contraddittorio dibattimentale.

DIBATTIMENTO PENALE – GENERICITÀ O INDETERMINATEZZA DEL CAPO DI IMPUTAZIONE

La Sesta sezione della Corte di Cassazione, con sentenza n. 23832, depositata in data 8 giugno 2016, ha affermato che, in caso di genericità o indeterminatezza del fatto descritto nel capo di imputazione, il giudice del dibattimento deve dichiarare la nullità prevista dall’art. 429, comma 2, cod. pen., senza previamente sollecitare il pubblico  ministero ad integrare o precisare la contestazione. In precedenza, la stessa sezione VI, con sentenza n. 7756 del 25 novembre 2015, depositata il 25 febbraio 2016, aveva sostenuto che è affetto da abnormità il provvedimento con cui il giudice del dibattimento dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero per genericità o indeterminatezza dell’imputazione, senza avergli previamente richiesto di precisarla, poiché, alla luce del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, è configurabile il vizio dell’abnormità in ogni fattispecie di indebita regressione del procedimento in grado di alterarne l’ordinata sequenza logico-cronologica.

IMPUGNAZIONI – APPELLO – DIBATTIMENTO –  RIFORMA DI SENTENZA ASSOLUTORIA

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27620 del 28 aprile 2016, depositata il 6 luglio 2016, risolvendo un contrasto insorto tra le Sezioni semplici, hanno affermato i seguenti principi di diritto:

– è affetta da vizio di motivazione ex art.  606,  comma  1, lett.  e), cod. proc. pen., per mancato  rispetto del canone di giudizio dell’ “oltre ogni ragionevole dubbio” di cui all’art. 533,  comma  1, cod. proc. pen., la sentenza di appello che, su impugnazione del pubblico ministero, riformi in peius una sentenza assolutoria operando una diversa valutazione di prove dichiarative ritenute decisive, delle quali non sia stata disposta la rinnovazione a norma dell’art. 603, comma  3, cod. proc. pen.

– in caso di ricorso avverso tale sentenza per mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità  della  motivazione con  riguardo  alla  valutazione di  prove  dichiarative ritenute decisive,  pur in assenza di specifico riferimento  al  principio  contenuto nell’art. 6,  par.  3,  lett.   d),  CEDU, la  Corte di cassazione, ove non rilevi l’inammissibilità dell’impugnazione, deve annullare  con rinvio  la sentenza  impugnata.

– tali principi  trovano applicazione anche in caso  di riforma della sentenza  di proscioglimento di primo  grado,  ai fini delle statuizioni civili,  sull’appello  proposto dalla parte civile.

GIUDICE DELL’ESECUZIONE – APPLICAZIONE DELLA DISCIPLINA DEL REATO CONTINUATO

La Prima sezione della Corte di Cassazione, in data 22 giugno 2016, ha rimesso alle Sezione Unite la questione se il giudice dell’esecuzione, nella rideterminazione della pena complessiva in dipendenza del riconoscimento della continuazione, una volta individuata la violazione più grave e fatto salvo il contenimento del trattamento sanzionatorio entro il limite della somma delle pene inflitte con ciascuna condanna, come stabilito dall’art. 671 cod. proc. pen., possa quantificare l’aumento per un determinato reato satellite in misura superiore all’aumento originariamente applicato per quel reato.

GIUDICE DELL’ESECUZIONE – ABOLIZIONE DEL REATO

Le Sezioni Unite, con la sentenza n. 26259 del 29 ottobre 2015, depositata il 23 giugno 2016, risolvendo un contrasto giurisprudenziale insorto in ordine alla possibilità, per il giudice dell’esecuzione, di revocare perabolitio criminisuna sentenza di condanna emessa nei confronti di uno straniero irregolare per il reato di cui all’art. 6, terzo comma, T.U. Imm., dopo le modifiche apportate a tale articolo dalla legge 15 luglio 2009, n. 94, ed interpretate dalle Sezioni Unite nel senso che soggetto attivo del reato può ormai essere il solo straniero regolarmente soggiornante (cfr. Sez. U, n. 16453 del 24/02/2011, Alacev), hanno affermato che il giudice dell’esecuzione può revocare, ai sensi dell’art. 673 cod. proc. pen., una sentenza di condanna pronunciata dopo l’entrata in vigore della legge che ha abrogato la norma incriminatrice, quando l’evenienza diabolitio criminisnon sia stata rilevata dal giudice della cognizione.

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