Report lavori CSM 08/02/2019

Cari amici, nel Plenum di questa settimana abbiamo esaminato la solita enorme quantità di pratiche.  

Tra queste, merita certamente un cenno la delibera di costituzione del gruppo di lavoro che deve ausiliare la Quarta Commissione nella delicata tematica dell’elaborazione degli standard di rendimento, previsti dal D.Lgs. n. 160/2006. Il gruppo di lavoro a nostro avviso riveste una fondamentale importanza, posto che gli standard servono per misurare la laboriosità dei magistrati ai fini della valutazione di professionalità, ed ai magistrati che lo compongono va formulato un ringraziamento per la disponibilità dimostrata ed un augurio di buon lavoro per la complessa attività da svolgere.

E’ poi stato rinnovato l’incarico ad un gruppo di lavoro di cinque colleghi, in ausilio alla Settima Commissione,  per l’individuazione delle modalità di ricostituzione di una banca dati della giurisprudenza di merito.

Abbiamo anche approvato la graduatoria del concorso per l’ingresso in magistratura indetto con DM 19/10/2016, concorso per 360 posti ma che ha visto solo 339 vincitori: i giovani colleghi inizieranno a breve il tirocinio, ma poiché la durata del tirocinio stesso torna ad essere quella ordinaria di diciotto mesi, avendo cessato gli effetti la norma speciale che aveva per due concorsi ridotto il termine a dodici mesi, i nuovi MOT assumeranno concretamente le funzioni dopo l’estate del 2020, ciò che rende oggettivamente complessa la gestione della mobilità nel prossimo anno e mezzo. 

Pare doverosa una riflessione sul fatto che, anche questa volta, i posti banditi non sono risultati interamente coperti; e ciò apparirà ancora di maggiore evidenza nel prossimo concorso, nel quale sono iniziate le prove orali ed in relazione al quale si prevede che i vincitori saranno poco più di 250.

Ciò rende palese che l’attuale sistema di selezione e la doverosa aspirazione di selezionare solo persone ben preparate e di qualità, comprovano che non è possibile ipotizzare un numero illimitato di assunzioni annue; e che è invece ragionevole ipotizzare la concreta possibilità di assumere circa 300 MOT all’anno.

Pertanto, sarà davvero complesso completare l’aumento dell’organico di seicento unità in tre anni, così come previsto dal Legislatore disponendo la celebrazione di tre concorsi annui da duecento posti l’uno in aggiunta ai concorsi ordinari: proprio perché i concorsi da duecento posti andranno ad aggiungersi ai concorsi ordinari, la copertura integrale di tutti i posti banditi risulterà problematica.

Numerose sono poi state le nomine di direttivi e semidirettivi, ed in particolare abbiamo votato, tutti all’unanimità, Pietro Gaeta e Francesco Salzano come Avvocati Generali presso la Corte di Cassazione; Francesco Pastore e Roberta Di Clemente come Presidenti di Sezione del Tribunale di Napoli; Armanda Servino come Presidente di Sezione della Corte d’Appello di L’Aquila; Roberto Peluso come Presidente di sezione del Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere; Geremia Casaburi come Presidente di Sezione del Tribunale di Nola.

Sempre all’unanimità, abbiamo poi confermato due colleghi nelle funzioni direttive e quattro colleghi nelle funzioni semidirettive.

Larga parte del dibattito è stata dedicata all’analisi del parere sulla proposta di legge relativa all’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo.

Alcuni dei consiglieri laici hanno sostenuto che, non avendo il Ministro formulato una richiesta di parere, al CSM era preclusa la possibilità di esprimere il parere stesso; altri, pur non contestando l’astratta possibilità per il CSM di formulare pareri anche se non richiesti dal Ministro, hanno ritenuto che il parere fosse reso su di un piano troppo politico e non esclusivamente tecnico.

In realtà, con riferimento al primo profilo dell’ammissibilità del parere, abbiamo osservato che la legge istitutiva del Consiglio, cioè la L. n. 195/1958, all’articolo 10 n. 5 prevede tra i compiti del CSM quello di dare pareri “sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia e su ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”; e la norma è sempre stata interpretata dal Consiglio, con una consolidata prassi costituzionale formatasi negli anni Novanta, sempre seguita ed avallata anche dal Presidente della Repubblica con un intervento consiliare del 26/5/1999, nel senso che i pareri possono sia essere richiesti dal Ministro, sia essere formulati spontaneamente, ovviamente nell’ambito delle sole materie sopra indicate. Nel caso che qui occupa, non abbiamo avuto dubbi sul fatto che il disegno di legge riguardasse il tema dell’amministrazione della giustizia, concernendo tra l’altro lo spostamento di parte del contenzioso penale di particolare complessità dal GIP-GUP alle Corti d’Assise, e disincentivando anche la scelta collaborativa con l’esclusione della possibilità di accedere all’abbreviato per i collaboratori di giustizia: pertanto, non abbiamo avuto dubbi sul fatto che il parere ben potesse essere reso.

Quanto al contenuto del parere, a nostro avviso è stato formulato in modo davvero sobrio, del tutto attento al dato tecnico e privo di ogni intento polemico, semplicemente evidenziando alcune possibili ricadute dal punto di vista delle conseguenze giurisdizionali: la lettura del provvedimento, a nostro avviso, lo comprova inequivocabilmente, e quindi anche il contenuto ci è parso perfettamente coerente con la lettera e lo spirito della legge.

Alla fine il parere è stato approvato con il voto favorevole di tutti i togati e della metà dei laici, con solo un voto contrario (Cavanna) e tre astenuti (Basile, Donati e Gigliotti).

Durante la settimana, in prima commissione si è cominciata la discussione in merito all’apertura pratica a tutela relativa ai fatti di Avellino. Noi abbiamo cercato di evidenziare, colpiti anche per quanto nel frattempo successo a Catania, la necessità di un intervento consiliare non polemico ma convinto, di un richiamo a tutti gli interlocutori istituzionali alla prudenza nei commenti, apparendo alto il rischio di compromissione della serenità di giudizio dei valori costituzionali che fondano l’attuale equilibrio democratico, come il principio di non colpevolezza e il diritto di difesa.

Siamo stati soddisfatti di riscontrare analoghe sensibilità da parte di tutti i componenti della commissione, togati e laici.

Procede anche il lavoro di aggiornamento e semplificazione della circolare sugli incarichi extragiudiziari, che speriamo possa essere definito entro il mese di marzo.

In Quinta Commissione abbiamo proceduto alla proposta di conferma quadriennale di quattro semidirettivi.

Abbiamo poi proposto all’unanimità Stefano Schirò quale Presidente del Presidente del Tribunale Superiore per le Acque Pubbliche, che è uno dei posti con funzioni direttive apicali di legittimità in Cassazione.

Interessante è stato un intero pomeriggio dedicato al tema dei contenziosi amministrativi, che come sapete è come vi abbiamo più volte scritto è la materia che, di fatto, occupa il maggior tempo dei lavori della Commissione.

E’ stato quindi organizzato un incontro congiunto tra Commissione, magistrati segretari, componenti dell’ufficio studi ed avvocati dello Stato che seguono il contenzioso del CSM.

Il fine, ovviamente, è stato quello di comprendere i più recenti orientamenti del giudice amministrativo e di verificare se e quali correttivi occorre apportare alla tecnica di motivazione dei provvedimenti di nomina.

L’incontro è stato certamente proficuo, anche se, in realtà, la giurisprudenza amministrativa negli ultimi tempi è risultata talvolta imprevedibile, e gli stessi principi di diritto enucleati non sono risultati sempre facilmente intelleggibili ed anzi sono talvolta apparsi in contrasto tra loro.

All’incontro hanno anche partecipato i sei magistrati temporaneamente nominati ai sensi dell’articolo 28 del regolamento per ausiliare la struttura consiliare nella stesura delle motivazioni, e ciò in attesa della riforma complessiva del procedimento di nomina dei collaboratori tramite la creazione di un albo, ciò che per ora è allo studio della competente commissione regolamento.

In sesta commissione, come già ampiamente rilevato, gran parte del tempo è stato assorbito dall’esigenza di licenziare, in tempo per il plenum, il parere sulle limitazioni di accesso al rito abbreviato del quale abbiamo parlato diffusamente prima. Ha avuto anche inizio la discussione in commissione circa una ricostituzione, o comunque un avvio di lavori, della c.d. commissione antimafia.

In settima commissione, tra le centinaia di pratiche anche questa volta evase, si è proceduto all’esame di alcune richieste di applicazione extradistrettuale, nel tentativo di dare respiro, coerentemente a quanto in precedenza rilevato, agli uffici più in sofferenza.

Si è anche cominciato il lavoro, davvero delicato e del quale avvertiamo l’importanza, di esame e valutazione dei progetti organizzativi degli uffici di Procura, nella ricerca del più rispettoso equilibrio tra l’esigenza di garantire l’indipendenza interna del singolo pubblico ministero e quella di non ledere le prerogative che la legge assegna al Procuratore.

In Ottava Commissione, forse per la prima volta dall’inizio della consiliatura, non abbiamo avuto alcuna audizione di magistrati onorari destinatari di proposte di non conferma, ed abbiamo quindi potuto sia esaminare una grande quantità di pratiche cosiddette di gestione, relative a trasferimenti, tabelle, disciplinari e conferme; sia definire procedimenti disciplinari, in alcuni casi terminati con la revoca del magistrato onorario. 

Quanto all’attività della nona commissione, giovedì 7 febbraio si è tenuto al Consiglio un incontro destinato ai Presidenti di Corte d’Appello e Procuratori Generali avente ad oggetto L’indipendenza del magistrato nella prospettiva europea. Presentazione del questionario sull’indipendenza del magistrato e della nuova circolare in tema di informazioni patrimoniali sui magistrati”.

L’incontro è stato finalizzato a promuovere, con la collaborazione dei capi corte, una più approfondita conoscenza delle attività che la nona e la quarta commissione stanno svolgendo nell’ottica di una proficua collaborazione con organismi internazionali.

Sotto un primo profilo,  vi ricordiamo che  il Consiglio fa parte dell’European Network of Councils for the Judiciary, sorto con l’obiettivo di contribuire al consolidamento dello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, nell’ottica di un processo di forte accelerazione delle politiche di cooperazione giudiziaria e di diffusione di uno spirito di reciproca fiducia tra magistrature e ordinamenti giudiziari europei.

Le attività degli organi della Rete, unitamente a quelle dei gruppi di lavoro formati al suo interno, si pongono quale essenziale collegamento tra le istituzioni europee, le loro politiche e le magistrature nazionali, favorendo il dialogo tra queste e la conoscenza reciproca del funzionamento dei rispettivi sistemi giudiziari.

Nell’ambito del Project Team Independence and Accountability of the Judiciary,  elaborato dall’ENCJ, cui il Consiglio pure partecipa direttamente, è stato elaborato un questionario destinato a tutti i magistrati europei, riguardante la percezione della propria indipendenza interna ed esterna, che, destinato a restare rigorosamente anonimo, è già stato messo on line per tutti i magistrati nei diversi Paesi a partire dal 1° febbraio.

Lo troverete sul sito del Consiglio; la  redazione e l’inoltro richiedono pochi minuti del vostro tempo, ma vi invitiamo a redigerlo, in modo da potere partecipare attivamente all’analisi dei dati che poi svolgerà l’ENCJ.

Sotto un profilo diverso, sollecitato in sede di Consiglio di Europa dal Gruppo di Stati contro la corruzione – GRECO – per l’individuazione di misure efficaci volte a prevenire la corruzione dei magistrati, la Quarta Commissione sta procedendo alla modifica della risoluzione del 25 marzo 1998 in tema di “Situazione patrimoniale dei magistrati”. E ciò al fine di riavviare il monitoraggio sul deposito da parte dei magistrati delle dichiarazioni riguardanti le proprie situazioni patrimoniali (giusta l’obbligo derivante dall’art. 17, comma 22, legge 15 maggio 1997, n. 127), mediante l’aggiornamento della modulistica da allegare alla dichiarazione e l’identificazione di idonee modalità di verifica, quanto meno a campione, dell’adempimento di detto obbligo.

Sul contenuto della risoluzione vi terremo ovviamente informati, atteso che la stessa coinvolgerà tutti noi.

Da ultimo, unitamente ai colleghi che si riconoscono in Area ed in AeI, abbiamo chiesto l’apertura di una pratica a tutela avente ad oggetto i commenti successivi alla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania, relativa alla vicenda della nave Diciotti.

Alleghiamo il testo della richiesta, che non ha avuto l’adesione dei colleghi di MI.

“In data 25.1.2018 è stata notificata al Ministro dell’Interno la richiesta di autorizzazione a procedere formulata alla componente giunta presso il Senato dal Tribunale per i Ministri di Catania, a seguito della nota vicenda legata alla nave Diciotti (ormeggiata nel porto di Catania nell’agosto del 2018) con cui si ipotizzano a carico del Ministro ipotesi di reato.

Nell’immediatezza della notifica il Ministro dell’Interno attraverso una diretta Facebook ha commentato il provvedimento, di cui ha esibito un estratto, facendo ripetutamente i nomi dei componenti del Collegio, ne è seguita la reazione di un numero indiscriminato di soggetti che, sul profilo facebook del Ministro hanno “postato” commenti dal contenuto oltre che offensivo e denigratorio nei confronti dei componenti del Collegio anche espressamente minaccioso.

Ancor più grave si appalesa la violenta campagna denigratoria che si è successivamente sviluppata presso organi di stampa e presso testate on line, attraverso le quali si inducono i lettori a credere che la decisione assunta dal Tribunale per i Ministri sia stata adottata non per ragioni giuridiche ma squisitamente politiche legate all’asserita specifica connotazione ideologica dei detti Magistrati,senza che sia stato fatto cenno alcuno alle argomentazioni giuridiche poste alla base del provvedimento, che possono, ovviamente,essere oggetto di legittima critica.

La campagna di disinformazione è giunta sino alla diffusione di notizie false in ordine ai componenti del tribunale che tuttora vengono rilanciate anche da trasmissioni televisive anche su reti nazionali senza che le stesse siano state in alcun modo smentite.

I fatti che stanno interessando i Magistrati componenti il Tribunale dei Ministri, si inscrivono nella – purtroppo lunga- serie di episodi che compromettono l’indipendente esercizio della funzione giurisdizionale che la magistratura deve esercitare nel solo rispetto della legge, indipendentemente dalla critica o dal consenso che ne possa derivare, con conseguente rischio di pregiudicare i valori fondanti dello Stato di diritto che sono già stati segnalati nella richiesta di apertura pratica a tutela della giurisdizione già formulata e già oggetto di esame da parte di questo Consiglio.

La gravità dei fatti sopra evidenziati, espone tutti i Magistrati (e in particolare i componenti del Tribunale per i Ministri) ad un rischio di delegittimazione che impone l’urgenza di un intervento del Consiglio Superiore della Magistratura”.

Senza alcun intento polemico, rifiutiamo l’addebito che con questa iniziativa, che in coscienza  abbiamo ritenuto doverosa, abbiamo contributo a trascinare l’istituzione consiliare in un conflitto politico-istituzionale con il Parlamento. Ribadiamo, al contrario, che quando è così evidente il rischio di compromissione dell’indipendenza della magistratura nell’esercizio della giurisdizione, che del resto neanche i colleghi di MI contestano, nessuna valutazione di opportunità politica è richiesta, non essendo materia, ma soprattutto valori, sui quali è possibile arretrare o anche solo esitare.

Michele Ciambellini, Cochita Grillo, Marco Mancinetti, Gianluigi Morlini, Luigi Spina