Responsabilità e rappresentatività

Tra pochi giorni saremo tutti chiamati ad esprimerci sui quesiti del referendum indetto dalla Associazione Nazionale Magistrati.

Il primo quesito ci chiede se siamo favorevoli a selezionare i candidati attraverso un sorteggio (cd. sorteggio temperato).

Il dibattito in merito, senza dubbio, risente della crisi che sta attraversando la magistratura e, in particolare, l’organo di governo autonomo, in questo momento storico. Cambiare il sistema elettorale, in modo da consentire una effettiva e consapevole scelta dei consiglieri da parte della base elettorale, è una necessità improcrastinabile.

Se è vero che nessun sistema elettorale potrà essere risolutivo rispetto ad ogni possibile distorsione, è anche vero che alcune opzioni rischiano di essere peggiorative della situazione attuale e di minare alle fondamenta le prerogative costituzionali del CSM, come ad esempio l’ipotesi del sorteggio anche solo degli eleggibili, sostenuto da alcune frange della magistratura.

Il cd. sorteggio temperato, infatti, oltre a presentare innegabili profili di illegittimità costituzionale quale ad esempio un’inspiegabile limitazione del diritto di elettorato passivo, rimanda ad una idea della magistratura sconfitta e ripiegata su se stessa, incapace di scegliere i consiglieri del CSM senza l’ausilio di un sistema affidato in parte alla sorte.

L’elezione conseguente ad un sorteggio condurrebbe al Consiglio una componente togata ampiamente delegittimata rispetto a quella laica, che continuerà a godere di una legittimazione parlamentare piena.

Il meccanismo potrebbe condurre alla elezione di una classe di consiglieri togati che non hanno mai avuto particolare interesse per i temi ordinamentali e  maturato convinzioni in materia di politica giudiziaria, i quali si troverebbero in balia di eventuali influenze esterne.

E ancora, quella del sorteggio appare una scelta del tutto deresponsabilizzante, sia per gli elettori, sia per gli eletti che in un momento di crisi segnerebbe ancor di più la credibilità di una magistratura già ai minimi termini.

Il secondo ci chiede di esprimere la preferenza tra un sistema di ispirazione maggioritaria o proporzionale.

Come è stato più volte ribadito, il CSM non ha esigenze di governabilità, ma esigenze di piena rappresentanza, poiché è un organo che concorre all’indirizzo di politica giudiziaria, rispetto alle quali le diverse impostazioni culturali delle correnti giocano un ruolo fondamentale.

Troppo spesso in questo periodo si sono ridotti i compiti al CSM a quello di assegnare gli incarichi direttivi e semi direttivi, dimenticando invece gli importanti compiti di indirizzo politico, consultivi e di coordinamento nell’ambito dell’ordinamento giudiziario.

Un sistema elettorale che non tenesse conto delle differenti impostazioni impoverirebbe irrimediabilmente le scelte del CSM e, in particolare, un sistema maggioritario potrebbe portare ad un Consiglio orientato secondo le logiche della maggioranza politica del momento e in ogni caso fortemente influenzato dalla componente laica, con uno stravolgimento dell’architettura del CSM all’interno dell’impianto costituzionale. I componenti laici, presenti in proporzione volutamente inferiore rispetto ai componenti togati, dovrebbero infatti svolgere una fondamentale funzione di osmosi con la società civile, scongiurando i rischi di autoreferenzialità del CSM, e non essere arbitri delle scelte che riguardano la magistratura.

Pur nella consapevolezza che qualsiasi forma elettorale prescelta dal legislatore dovrebbe tenere conto delle diverse esigenze dell’organo e del momento storico, ancora oggi il miglior sistema elettorale appare comunque un sistema di tipo proporzionale.

L’appuntamento referendario di questi giorni ci chiama quindi ad effettuare delle scelte, che chiaramente non saranno certo vincolanti per l’organo legislativo, ma che si auspica restituiranno l’immagine di una magistratura responsabile e consapevole delle funzioni e prerogative del proprio organo di autogoverno.

La Direzione Nazionale di Unicost