Riforme in tema di giustizia

Le riforme appena annunciate dal Governo in tema di giustizia introducono profonde modifiche dell’ordinamento e del sistema processuale. Alcune positive, ma accompagnate da una pletora di norme che, evidentemente allo scopo di lanciare messaggi all’opinione pubblica dal taglio semplicistico, rendono il provvedimento punitivo della magistratura, in larga misura demagogico e infine controproducente.

Il CSM non verrà migliorato affidandone la composizione alla sorte (criterio peraltro palesemente incostituzionale e avversato dagli organismi consultivi del Consiglio d’Europa); al contrario, è la via della responsabilizzazione, che negli organismi elettivi significa pure responsabilità politica, quella che induce uomini e soggetti collettivi a più elevati standard deontologici e comportamentali.

L’autonomia dei singoli magistrati non verrà tutelata creando capi degli uffici che siano signori assoluti dei Tribunali e delle Procure, sostanzialmente liberi di selezionare la semidirigenza (il che, peraltro, è in palese violazione dell’art.105 Cost. e lesivo della indipendenza interna dei magistrati); al contrario, solo un sistema di regole trasparenti e indicatori specifici evitano che i ruoli di vertice si trasformino in occasioni di esercizio di un arbitrio pieno.

La serenità e lo spirito di collaborazione negli uffici non verranno assicurati facendo divenire i dirigenti il punto terminale delle tensioni che ogni potenziale nomina inevitabilmente suscita; al contrario, è solo un l’istituzione consiliare, cosciente a livello nazionale di tutte le problematiche organizzative, che potrà, ancorandosi a regole oggettive che ne governino la discrezionalità, assicurare al meglio l’oculata individuazione dei semidirettivi.

I tempi del processo non verranno accelerati dalla drastica diminuzione dei tempi delle investigazioni e dall’ostensione degli atti di indagine dopo un breve periodo, tanto più per le complesse indagini sulle PP.AA. e sulla criminalità economica; al contrario, è solo fornendo uomini e risorse all’amministrazione della Giustizia che essa potrò conseguire più celermente i suoi risultati.

La qualità della giurisdizione civile non verrà migliorata intervenendo sul rito, reso uniforme ma poco duttile, e degiurisdizionalizzando l’istruttoria svincolata dal filtro terzo e imparziale del giudice, dimenticandosi del collo di bottiglia costituito dalla fase decisoria; al contrario, in tal modo rimane irrisolto il problema costituito dall’arretrato, vera zavorra della giustizia che abbisogna solo di maggiori e meglio distribuite risorse.

Unità per la Costituzione invita l’ANM alle più energiche forme di contrasto a quella che si annuncia come la controriforma più radicale e distruttiva della magistratura rispetto a tutte quelle annunciate nell’ultimo quarto di secolo, segnalando alle associazioni e alle istituzioni europee le evidenti criticità di questa riforma punitiva.

Il Presidente
Mariano Sciacca

Il Segretario Generale
Enrico Infante