Separazione delle carriere Giudici e PM

Unità per la Costituzione esprime forte allarme per la proposta di legge all’esame della Camera che prevede la separazione delle carriere di Giudici e PM e la formazione di due distinti CSM.


La proposta mira a cambiare l’assetto dell’ordine giudiziario, così come stabilito dalla Costituzione nella sezione I, titolo IV, parte seconda, che prevede:


1. che tutti i magistrati facciano parte di un unico ordine, al quale si accede mediante concorso pubblico, ma con possibilità di passaggio tra la funzione giudicante e quella requirente;
2. un unico organo di autogoverno, che assicura l’autonomia dell’ordine giudiziario;
3. che il pubblico ministero sia in una posizione di totale autonomia e indipendenza sia dal potere esecutivo che da ogni altro potere al pari del Giudice.


Pensare, pertanto, ad ordini separati richiederebbe non solo una riforma costituzionale, ma significherebbe separare in radice la figura istituzionale del giudice da quella del pubblico ministero, spezzare ogni comune riflessione culturale sul ruolo di garanzia del p.m. e delle garanzie processuali nel convincimento sommamente miope che tanto gioverebbe alla terzietà del Giudice.


“Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione (art. 16 Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino).

Una Costituzione che diventa strumento di potere contraddice la separazione dei poteri.


La separazione delle carriere è,  pertanto, sostanzialmente ed in ogni caso sinonimo di dipendenza del Pm dal potere politico, con massimo pregiudizio per l’indipendenza della funzione giudiziaria e cancellazione della separazione dei poteri.


L’indipendenza della magistratura non è un privilegio di casta, ma una garanzia per i cittadini.


Sono, pertanto, in gioco le garanzie, i diritti, i principi e l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.


La funzione giudiziaria non può e non deve trasformarsi in strumento di lotta politica.


Peraltro, la Carta di Roma del Consiglio Consultivo dei Procurarori Europei (CCPE) prevede espressamente al punto IV che “l’indipendenza e l’autonomia del pm costituiscono corollario indispensabile dell’indipendenza del potere giudiziario. Pertanto, dovrebbe essere incoraggiata la tendenza generale a rafforzare l’indipendenza e l’effettiva autonomia del pubblico ministero” .


L’Italia è il paese delle mafie e delle sue collusioni e infiltrazioni in altri ambiti, della corruzione endemica, del terrorismo, delle stragi, della illegalità dominante e pretendere di risolvere tutto questo con la separazione delle carriere o addirittura degli ordini risulterebbe illusorio, a fronte degli enormi rischi che ne deriverebbero per la collocazione istituzionale del pm e per la sua autonomia dal potere politico.


La Presidenza e la Segreteria nazionali di Unità per la Costituzione