Sintesi – Associazione nazionale magistrati unita’ per la costituzione

Lo Statuto dell’A.N.M. prevede la possibilità per il C.D.C. di indire referendum, con voto segreto, a carattere consultivo, su questioni di interesse generale, stabilendo, altresì, che il referendum debba essere ammesso ove richiesto da almeno 500 soci.  Già in passato si era fatto ricorso a questo strumento che intende favorire la partecipazione degli associati alla vita dell’A.N.M., consentendo loro di esprimere la propria opinione su temi di interesse generale che si prestino ad essere sintetizzati in quesiti a risposta schematica. In questa occasione un gruppo di colleghi ha ritenuto di raccogliere le firme per sottoporre all’attenzione degli associati quattro quesiti. 

Sin d’ora deve ribadirsi che ogni iniziativa, da chiunque provenga, costituente libera e democratica forma di espressione e volta effettivamente ad incentivare la partecipazione dei magistrati alla vita associativa, deve trovare riconoscimento ed apprezzamento.

Coerentemente alla natura ed alla finalità del mezzo attivato, Unità per la Costituzione ritiene quindi che i magistrati debbano liberamente esprimersi, al di là di qualsiasi indicazione proveniente dalle rappresentanze dei gruppi associativi,  sia sulla partecipazione all’iniziativa referendaria, sia sull’eventuale risposta ai singoli quesiti proposti. A tal fine, e proprio per rendere un servizio utile e che agevoli una consapevole scelta democratica, Unità per la Costituzione ha preparato quattro schede allegate al presente documento, una per ognuno dei quesiti proposti, che offrono una completa informazione sulle tematiche oggetto dei referendum e sulle iniziative al riguardo già adottate. Ognuno, ovviamente, potrà consultare ciascuna scheda per comprendere nel dettaglio le questioni sottese ai quesiti e liberamente determinarsi. In questa sede, si ritiene necessario non dare un’indicazione di voto, ma fornire una riflessione  sintetica e generale  sui singoli argomenti.

I primi due quesiti sono malposti e non offrono alcuna concreta soluzione alle questioni che ne costituiscono l’origine, sia che prevalga il sì, sia che prevalga il no. Ci si limita a ricordare, rimandando alle due schede informative, come sulle iniziative da assumere in occasione della riforma sulla responsabilità civile dei magistrati sono state celebrate due assemblee generali. E quanto alla tutela economica, conseguente al maggior rischio, derivante da tale forma di responsabilità, l’azione della Giunta ha limitato al minimo le ricadute negative (ci si chiede, peraltro, quale contributo debba riconoscersi all’iscritto, e ve ne sono molti, che ha optato per una polizza privata e non per quella in convenzione).

Il terzo quesito è indubbiamente il più delicato, avendo ad oggetto il tema che è fortemente sentito dalla  maggior parte dei colleghi. Sin d’ora è bene ribadire che Unità per la Costituzione è favorevole all’individuazione dei c.d. carichi esigibili. La posizione del gruppo è chiara da tempo ed è stata più volte riaffermata con convinzione, da ultimo all’esito del Congresso di Orvieto del giugno 2015, con una presa di posizione netta e indiscutibile. Come ogni magistrato può agevolmente comprendere, la tematica è di estrema complessità, essendo volta a individuare da un lato dei criteri di misurazione del nostro lavoro idonei a contemperare il dato quantitativo con la necessaria qualità dell’attività giurisdizionale svolta da una magistratura professionale  e da un altro lato ad introdurre dei limiti massimi di esigibilità necessari al magistrato per difendersi dalle diverse forme di responsabilità che su di lui oggi gravano. Ed è proprio questa complessità che rende inadeguato lo strumento referendario ad agevolare la risoluzione di una questione che non può essere ridotta ad un divisivo sì o no, con un’evidente sovrapposizione di piani e competenze.  

Con la dovuta precisazione che sia che vinca il sì, ma soprattutto se dovesse vincere il no o non dovesse registrarsi un’ampia partecipazione al voto, Unità per la Costituzione continuerà nella sua opera di persuasivo stimolo, sia in ambito associativo che consiliare, teso al raggiungimento della fissazione del carico esigibile.     

Anche il quarto quesito è malposto e genera confusione. È’ chiaro che qualunque magistrato è a favore di un’eventuale sospensione dei termini di deposito dei provvedimenti giurisdizionali durante le ferie. Ma, come ricordato recentemente anche nella ricognizione offerta dal Centro Studi di Unità per la Costituzione, la questione trova una forma di tutela, ben più rapida ed efficace rispetto ad un ipotetico – peraltro già sollecitato, senza alcuna voce contraria –  intervento legislativo, nella previsione dei c.d. “periodi cuscinetto” consacrata dalla circolare del CSM in materia, tanto più che il Consiglio Superiore ha coerentemente non approvato piani feriali di importanti Tribunali metropolitani, accogliendo le osservazioni dei colleghi, che di fatto non prevedevano tali periodi. Appare evidente, dunque, come una ricognizione consiliare delle delibere sulla prima applicazione della circolare e il miglioramento della stessa, ad esempio tramite direttive più stringenti sul punto, senza rimettere la questione a singole, non organiche e dispendiose osservazioni, agevolerebbe subito e ben più efficacemente i colleghi.

Milano – Roma 8 gennaio 2016

 Il Presidente                                                         Il Segretario Generale

Angela Scalise                                                       Roberto Carrelli Palombi