Dopo l’attacco anonimo arrivato da Palazzo Chigi, prosegue lo scontro tra governo e magistratura: “Quelle diffuse sono affermazioni gravi che servono a minare ancor di più la fiducia che i cittadini hanno nel potere giudiziario – attacca la segretaria generale di Unicost, Mariarosaria Savaglio, intervistata da Fanpage.it – Non c’è alcun progetto o disegno”. E sull’abuso d’ufficio avvisa: “L’abolizione rischia di creare dei vuoti”.
Il rapporto tra governo e magistratura sembra nuovamente ai minimi storici. Prima la nota di Palazzo Chigi, affidata a fonti anonime, in cui vengono riportate una serie di accuse nei confronti dei giudici. Poi la replica durissima del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Santalucia. Mariarosaria Savaglio, segretaria generale di Unità per la Costituzione, una delle principali correnti interne alla magistratura, spiega in un’intervista a Fanpage.it il suo punto di vista e attacca il governo sulle accuse degli ultimi giorni. Sono diverse le critiche e le perplessità anche sulla riforma della giustizia del ministro Nordio.
Da giorni il livello dello scontro tra governo e magistratura è tornato altissimo, con una nota anonima di Palazzo Chigi e la risposta, oggi, del presidente dell’Anm, che ha parlato di accuse gravissime. Cosa ne pensa?
Le accuse sono gravi e destabilizzanti. Affermare che vi sia un progetto o una giustizia a orologeria, tra l’altro senza prove, comporta un grave attacco all’indipendenza della magistratura. Ovviamente non condivido affatto l’idea di un disegno, parliamo solo di indagini slegate tra loro.
Nella nota anonima si parla di una frangia della magistratura che ha deciso di fare opposizione al governo in vista delle elezioni europee…
Mi lasci dire che le modalità della nota sono molto singolari. È una nota non ufficiale. Ripeto: non c’è alcun progetto, men che meno in vista delle elezioni europee. La magistratura è composta da persone singole che hanno idee diverse. Quelle diffuse sono affermazioni gravi primo perché non provate e secondo perché servono a minare ancor di più la fiducia che i cittadini hanno nel potere giudiziario.
Forse con il centrodestra si è riaperta una battaglia ereditata da Silvio Berlusconi contro con la magistratura?
No, non credo. Il centrodestra, come a volte il centrosinistra e il resto della politica, quando viene colpito cerca alibi. Questo è il risultato di tanti anni in cui si è persa la postura istituzionale. Prima si aspettavano gli esiti delle indagini e dei procedimenti, ora si comincia immediatamente a commentare e cercare un nesso logico che non c’è. Non è un discorso che riguarda solo il centrodestra, è un problema di perdita di rispetto istituzionale su vari livelli della società.
Ricapitolo i casi di questi giorni: prima la ministra Santanchè e la fuga di notizie sul fatto che fosse indagata, poi il sottosegretario Delmastro e l’imputazione coatta, mentre oggi c’è chi vocifera già sull’indagine sul figlio di Ignazio La Russa, accusato di violenza sessuale…
Sono tre casi molto diversi, dei quali premetto di non conoscere gli atti. Ma partiamo dal presupposto che un’indagine per falso in bilancio richiede tempi molto lunghi. Può esservi una diffusione posticipata, ma non dipende certo da chi ha fatto le indagini. Su Delmastro, va detto che l’imputazione coatta è una modalità rituale e legittima, uno strumento che il Gip usa quando non è d’accordo con il pm, magari per un’indagine svolta in maniera superficiale. È una garanzia per il cittadino, ho fatto il Gip e mi è capitato di ordinarla. Non c’è niente di anomalo, anzi. È uno strumento di garanzia che dimostra il cortocircuito di alcuni commentatori: si dice sempre che va limitato lo strapotere dei pm, ma qui parliamo di un contrappeso naturale che serve proprio a questo. Sul figlio dell’onorevole La Russa è un fatto molto delicato, non c’entra nulla e preferisco non commentarlo.
Parliamo della riforma della giustizia, nello specifico di due temi. Partiamo dal primo: le intercettazioni. Qui la spaccatura sembra netta. Sono un costo inutile o uno strumento indispensabile?
Sicuramente hanno un costo, ma è proporzionato ai risultati d’indagine. Sono uno strumento efficace e che dà spesso risultati. Le intercettazioni vengono costantemente riformate, ma serve trovare un punto di equilibrio discutendone insieme e vagliando in maniera concreta i problemi. Sembra che a volte ci siano più questioni di principio. Bisognerebbe discuterne a lungo per una riforma complessiva e non intervenire in maniera spot.
Il secondo grande tema è l’abolizione dell’abuso d’ufficio, che tra l’altro è stato legato alla questione del Pnrr, come fosse un ostacolo per la messa a terra. Cosa ne pensa?
Il reato era stato circoscritto nella precedente riforma, tanto che era già più difficile da configurare. Certo tutto è migliorabile, ma anche in questo caso sembra un intervento non organico. Abolirlo tout court rischia di creare dei vuoti e permettere ad alcune condotte, che dovrebbero destare allarme sociale, di restare impunite. Il governo è padrone di fare le sue scelte, ma dovrebbe meditare un po’ di più sulle scelte tecniche. Un’abolizione del reato non mi sembra in linea con un sistema di bilanciamento dei pesi e contrappesi come il nostro.
Intervista su Fanpage.it di oggi 8 luglio 2023