Contributo per il programma elettorale di Silvia Corinaldesi – Giudice Tribunale Rimini

Elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale 6, 7, 8 marzo 2016

VALUTAZIONE DI PROFESSIONALITA’

La valutazione di professionalità è una tappa importante nella carriera di ogni magistrato.

Dopo le stagioni degli automatismi negli avanzamenti di carriera e delle nomine dettate da scelte talvolta non collegate in alcun modo al merito, l’introduzione del sistema delle valutazioni di professionalità ha segnato una svolta importante, di cui abbiamo tutti preso atto e che vogliamo far funzionare al meglio.

Crediamo infatti che una adeguata valutazione periodica delle capacità e dell’impegno professionale di ciascun magistrato consenta la adeguata valorizzazione dei meriti e delle attività di ciascuno, la scelta più opportuna dei soggetti che devono ricoprire ruoli di responsabilità e in definitiva garantisca che siano conservate la autorevolezza e la dignità dell’intera nostra categoria.

E il significato grande e profondo di una adeguata valutazione non è affatto sminuito dalla circostanza che questa sia operata dall’interno, da parte degli organi del nostro Autogoverno (Consiglio Superiore della Magistratura, Consigli Giudiziari), se restiamo ancorati a parametri oggettivi ed operiamo, come peraltro sempre avvenuto dopo la riforma, con serietà e attenzione.

Crediamo sia di basilare importanza l’opera dei Consigli Giudiziari: questi, composti da magistrati eletti da tutti i colleghi, e dunque scelti democraticamente a svolgere il delicato ruolo di autogoverno locale, sono i soggetti più idonei ad elaborare giudizi valutativi aderenti alla realtà: conoscono – talvolta uno ad uno, soprattutto nelle realtà medio-piccole – i colleghi del distretto, conoscono i Capi degli Uffici giudicanti e requirenti, conoscono, in particolare, le situazioni territoriali (spesso diverse anche nell’ambito del medesimo distretto) in cui i colleghi operano. Per questo sono in grado di cogliere tutti gli aspetti più significativi della carriera di ciascun collega, di valorizzare l’impegno in questioni particolarmente delicate o complesse, di apprezzare la capacità di smaltimento dei ruoli o di organizzazione del lavoro, di comprendere le ragioni di rallentamenti o ritardi, di valutare l’impegno globale di ciascun magistrato nell’ufficio.

Auspichiamo che l’opera dei Consigli Giudiziari sia pertanto sempre adeguatamente considerata, reputando utile anche individuare momenti di confronto a livello centrale, con il Consiglio Superiore, per affrontare le tematiche in cui si esprimano eventuali divergenze (ad esempio sulla valutazione dei ritardi nei depositi dei provvedimenti, spesso dipendenti, più che da difetto di diligenza o di organizzazione, dalla necessità di affrontare ruoli eterogenei, di coprire carenze di organico, di supplire all’attività delle cancellerie mancanti di personale).

Consideriamo di particolare importanza, poi, l’attività unificatrice del Consiglio Superiore, che deve saper elaborare valutazioni uniformi su tutto il territorio nazionale, assorbire le diversità e dare giudizi sereni ma oggettivi, adeguati e non inutilmente punitivi.

Abbiamo apprezzato lo sforzo di elaborazione di parametri oggettivi ai quali ancorare i giudizi e crediamo sia utile continuare a riflettere su questo, per rendere i criteri attuali sempre più significativi (ad esempio riempiendo di significato l’indicatore – punto D.2 dell’attuale modello di parere – delle “eventuali anomalie” del rapporto tra provvedimenti emessi ed esito delle successive fasi e gradi del procedimento, allo stato piuttosto sterile per la mancanza di dati sui quali fondare un giudizio oggettivo, di fatto reso dal Capo dell’Ufficio solo sulla scorta del “sentito dire”) o per affinare tali indicatori e renderli sempre più adeguati alla realtà delle situazioni locali e personali (ad esempio approfondendo i temi della gestione dei flussi, degli standard medi di definizione dei procedimenti, dei tempi di trattazione – argomenti oggetto anche di recenti iniziative associative – perché la valutazione tenga conto della produttività valorizzando anche la qualità, oltre che la quantità e la tempestività, della risposta di giustizia fornita da ciascuno).

Crediamo importante continuare la riflessione sulle “fonti” del giudizio di valutazione, nella convinzione che queste debbano essere oggettive e verificabili, ma anche capaci di far confluire nel giudizio tutti gli aspetti significativi di ciascun magistrato.

Vogliamo ribadire l’importanza della valutazione anche diffondendo tra i colleghi l’idea che si tratti di un momento importante per tutti, non solo per chi aspira ad un ruolo dirigenziale o per chi ha di mira lo “scatto” stipendiale, convincendo coloro che la ritengono un mero passaggio burocratico a pensarla invece come un’occasione per migliorare se stessi e l’intera magistratura e per collaborare all’autogoverno. Vogliamo anche continuare ad accompagnare tutti i colleghi cooperando su questo aspetto con indicazioni, riflessioni comuni, confronto, ascolto. 

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