Intervento Plenum 21 giugno 2019 Cons. Marco Mancinetti

Signor Presidente della Repubblica, Signor Vice Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri,intervengo anche a nome dei colleghi Michele Ciambellini e Cochita Grillo, con cui ho più da vicino condiviso gli eventi di quest’ultimo periodo.

Al Signor Presidente della Repubblica desideriamo esprimere profonda gratitudine per le sue parole di oggi e per la vicinanza, vigile e ferma, che ci ha trasmesso in queste giornate per noi tutti drammatiche.
Un forte ringraziamento va anche a lei, Signor Vice Presidente, per la forza mostrata nell’affrontare la situazione con saggezza e responsabilità.

E con grande indipendenza e senso delle Istituzioni.

Queste ultime settimane sono state difficili e dolorose.

Ed è stato difficile e doloroso confrontarsi prima ancora che con i tanti colleghi che hanno affollato le assemblee dell’ANM in tutta Italia, con le domande dei conoscenti, dei nostri amici, dei comuni cittadini.

Il Paese ci guarda. I Magistrati ci guardano ed attendono una risposta.
Seria, inequivoca.

Il nostro ruolo istituzionale ci impone di andare oltre le difficoltà e lo sgomento.
Ci impone di tutelare l’Istituzione, questa Istituzione che è il simbolo dell’autonomia ed indipendenza della magistratura e che rappresenta uno dei frutti più alti della straordinaria opera svolta dal Costituente, che tanto spazio ha voluto dedicare alla Magistratura nel titolo IV della Carta, nella
convinzione che proprio i valori dell’autonomia e dell’indipendenza rappresentino il presidio imprescindibile delle libertà e dei diritti di ciascuno.

Difendere il Consiglio Superiore significa per noi oggi riaffermarne il prestigio e la credibilità.

Questo è stato in verità il nostro impegno sin dall’inizio della consiliatura e questo è il nostro ineludibile impegno per il futuro.

Ma non bastano più le parole.
Lo dovremo fare nei fatti.

E questo potrà avvenire solo restituendo centralità alle regole e alle procedure che presidiano il corretto funzionamento del Consiglio; alle regole e alle procedure che disciplinano le sue prerogative complesse e fondamentali per la stessa sopravvivenza dello Stato di diritto; riaffermando e custodendo il primato della sede istituzionale delle decisioni.

Lo faremo senza egoismi, senza protagonismi e senza proclami, nel segno del valore dell’equilibrio che rappresenta la nostra stella polare.

Daremo il nostro contributo con compostezza. Ma lo faremo con fermezza e rigore.
E questo rigore eserciteremo prima di tutto verso noi stessi.

Il nostro orizzonte è quello di servire l’Istituzione e garantirne il funzionamento, sempre, con la ferma volontà di contribuire all’autogoverno della magistratura perseguendo unicamente la strada
dell’autonomia, della indipendenza e del merito.

Lo faremo riaffermando la necessità che il confronto dialettico con i rappresentanti di nomina parlamentare avvenga all’interno dell’assemblea consiliare, unico luogo deputato a ricondurre ad unità le diverse anime che il Costituente ha immaginato sedere intorno a questo tavolo, proprio per
scongiurare il rischio dell’autoreferenzialità e del corporativismo.

Possiamo e dobbiamo farlo; e in questo percorso potremo contare sul senso di responsabilità istituzionale dei Consiglieri laici, di questi Consiglieri laici che siedono oggi qui con noi, i quali, tutti, indistintamente, hanno condiviso e portato insieme a noi magistrati in queste ore il peso di questa drammatica situazione, mostrando consapevolezza e alto senso dell’Istituzione consiliare.
A loro va il nostro più sentito ringraziamento.

Tutti noi Consiglieri siamo consapevoli che occorre rendere questo momento di difficoltà un’opportunità di autentica svolta.

Possiamo e dobbiamo farlo.
Non dobbiamo dimenticare, tutti noi consiglieri, laici e togati, che abbiamo iniziato i nostri percorsi professionali in uno Stato di diritto, libero e democratico e che se non abbiamo avuto il merito di aver combattuto per l’affermazione di questi valori, abbiamo certamente il dovere oggi di preservarli per il futuro.

Crediamo fermamente che oggi possa essere considerato il primo giorno di una nuova consiliatura che ha di fronte sfide fondamentali:

  • riconquistare il rispetto dei cittadini che i magistrati quotidianamente sono chiamati a giudicare;
  • riconquistare il rispetto dei magistrati che in tutto il territorio nazionale, ogni giorno, spesso in condizioni di grande difficoltà, esercitano le proprie funzioni con rettitudine e dedizione e che si sono
    sentiti traditi;
  • partecipare con reale volontà di dialogo e rispetto dei ruoli, al processo di miglioramento del “sistema giustizia” che le numerose e rilevanti riforme poste all’attenzione dell’opinione pubblica, anche in questi giorni, intendono realizzare;
  • far vivere ogni giorno qui al nostro interno i principi fondamentali dell’indipendenza e dell’autonomia, senza mai darli per scontati, esercitando una costante vigilanza; declinare anche nell’autogoverno la cultura della giurisdizione, che è rispetto delle regole e dei ruoli, quella cultura che è patrimonio dei magistrati italiani, che la custodiscono ogni giorno nelle aule giudiziarie.

Possiamo e dobbiamo farlo, signor Presidente della Repubblica, insieme a Lei, insieme a tutti i Consiglieri.