ll processo e la giustizia civile

Gli Approfondimenti

1. La situazione della giustizia civile e da tempo all’attenzione del sistema giuridico italiano. Dopo le varie novelle che si sono succedute, oggi il tema più rilevante è la compressione del giudice civile tra l’arretrato che incombe e la necessita di evitare il peso, sempre pin grave anche dal punto di vista finanziario, della violazione del termine ragionevole di durata dei processi in base al principio impostoci prima dalla CEDU e, poi, dalla modifica dell’ art. l Il Costituzione.

Pare opportuno rilevare che, sin dall’attuazione della riforma del giudice uni-co ( oltre lo anni or sono), in tantissime realtà giudiziarie del Paese, a partire dai grossi centri sino alla Corte di cassazione, si e via via realizzata una meri-toria inversione di tendenza tra i dati dei procedimenti definiti e i dati delle sopravvenienze. Si tratta di dati obiettivi che trovano conferma in documenti ufficiali quale la relazione della Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ 2oo8).

La Commissione, per cosi dire, ha certificato che per il settore civile ( che ha maggiore tasso di omogeneità e comparabilità con gli altri Paesi europei) Ia produttività dei giudici italiani e maggiore di quella degli altri grandi Paesi della UE.

2. Ciononostante, dati e documenti ufficiali attestano, peraltro, una forte diseguaglianza di rendimento tra le varie realtà territoriali e, in generale, il mantenimento di un rilevantissimo numero di procedimenti arretrati.

Le anomalie del sistema italiano sono ben rappresentate, sempre sulla base di dati ufficiali, dal confronto tra la domanda ( in termini di ampiezza dell’accesso al giudice) e la risposta di giustizia: in Italia i magistrati devono dare risposta ad un contenzioso civile che e quasi il doppio rispetto agli altri grandi Paesi eu ropei.

Il Primo Presidente della Corte di Cassazione ha perciò affermato, nella relazione sull’ amministrazione della giustizia nell’ anno 2oo9, che ” dobbiamo pren-dere atto che i magistrati non sono responsabili “di” questa situazione. Ma sono ” di fronte” a questa situazione (vedi relazione p. 59).

Non è questa la sede per affrontare le verità e le cause di questa vera ” tragedia” nazionale, nella quale i magistrati sono i primi a sentirsi coinvolti nell’inefficienza complessiva del sevizio, ma e opportuno rilevare che, per ini-ziare a voltare pagina, occorre che ogni operatore del diritto e ogni istituzione interessata abbia la piena consapevolezza che i limiti strutturali del sistema impongono un approccio improntato a ragionevolezza. La complessità e varietà delle fonti normative, la recente rafforzata integrazione europea e la tendenza alla cd. globalizzazione e proliferazione dei diritti, con la loro corri-spondente tutela, richiedono una nuova evoluzione del ” ruolo” del giudice che deve passare attraverso un confronto con la cultura giuridica italiana spesso legata a una visione di litigiosità di principio e/o di abuso del processo anche nelle sue forme “sacramentali”, del giudice professionale.

E’ tempo di reale collaborazione e di superamento di posizioni precostituite.

L’incidenza, finanziaria e non, sulle famiglie e sulle aziende della lentezza della giustizia deve coinvolgere la responsabilità dei magistrati nei soli limiti in cui effettivi miglioramenti siano tuttora rimessi alla loro reale disponibilità.

E’ un'”emergenza” che nasce da lontano e che richiede non provvedimenti tampone, ma modifiche strutturali che vanno al di la delle sole forze della magistratura.

3. Modifiche serie che recuperino efficienza al sistema si ritrovano, ad esempio, nella istituzione recente di “filtri” all’accesso alla giustizia mediante le forme di conciliazione e mediazione e l’introduzione della nuova inammissibilità del ricorso in Cassazione. Nella stessa linea, a dieci anni dall’introduzione di un’istanza nazionale di tutela del diritto a una giustizia rapida, deve porsi l’auspicata modifica della legge Pinto.

4. Su questi temi il CSM deve impegnarsi  a:

  • promuovere un’esatta rilevazione dei dati gestionali dei processi civili per riscontrare le effettive cause delle disomogeneità di rendimento tra i vari uffici;
  • valorizzare le capacita organizzative dei dirigenti, dei magistrati e degli uffi-ci mediante modifiche al sistema tabellare in funzione di progetti e modelli organizzativi sperimentati ed efficaci;
  • individuare, anche ai fini di valutazione della professionalità, un giusto punto di equilibrio tra

a)      il rilevamento standard medi di rendimento dell’ufficio, gli standard di definizione dei procedimenti e dati statistici del singolo magistrato,

b)      l’elaborazione e realizzazione, a opera del Dirigente o dello stesso magistrato, di progetti e modelli di lavoro funzionali a un più efficiente servizio;

  • promuovere l’attuazione dell’informatizzazione della gestione del processo;
  • promuovere, d’intesa con il Ministro della Giustizia e anche mediante interventi legislativi, forme di smaltimento dell’arretrato;
  • studiare interventi per valorizzare la magistratura onoraria nell’esercizio del la giurisdizione;
  • evitare ogni forma di automatismo tra le conclusioni delle relazioni ispettive relative ai servizi giudiziari e le valutazioni professionali e disciplinari dei magistrati, realizzando, invece, mediante idonee forme di coordinamento tra i risultati delle ispezioni ministeriali e le risultanze dei progetti organizzativi e di lavoro risultanti dalle tabelle degli uffici;
  • valorizzare, mediante forme d’intesa con il Ministro della Giustizia, l’impiego del personale amministrativo in profili di “assistenza professionale e para-giurisdizionale” al lavoro del magistrato.

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