Marco Bisogni
Marco Bisogni – Candidato PM Collegio 2

Parole chiave: argine alla gerarchizzazione e burocratizzazione nelle Procure e nei Tribunali; dirigenza come servizio e non come status; statistica giudiziaria qualitativa e non solo quantitativa, pesatura dei fascicoli, carichi sostenibili; nuova centralità del governo autonomo di fronte all’informatica applicata al processo; semplificazione della normazione secondaria del CSM; prevedibilità delle decisioni disciplinari; tutela delle condizioni di lavoro.

1 Da dove vengo.
Sono nato a Roma il 10 dicembre del 1976 dove ho vissuto fino al 12 luglio del 2006 quando, dopo il tirocinio, ho preso servizio presso la Procura di Siracusa (sono stato nominato magistrato con il DM 19 ottobre 2004).
Dal 24 aprile 2014 mi sono trasferito presso la Procura di Catania, dove, dal giugno 2015, sono stato assegnato alla Direzione Distrettuale Antimafia.
Ho due figlie e, nel tempo libero, sono un cicloturista ed un subacqueo.

2 Le mie esperienze professionali.
La Procura di Siracusa
Nella Procura di Siracusa sono stato assegnato ai gruppi di lavoro sui reati economici e sui reati contro la Pubblica Amministrazione. Ho anche fatto parte del gruppo di contrasto ai reati contro le c.d. “fasce deboli”.
Ho gestito le prime indagini nei confronti dei protagonisti del c.d. “sistema Siracusa” e, proprio in conseguenza delle indagini, tra il 2012 ed il 2018 ho dovuto affrontare:
• esposti che trovavano sponda in magistrati che – ora è giudizialmente accertato – avevano piegato la loro funzione anche ad interessi diversi;
• campagne stampa denigratorie pagate da imputati eccellenti collegati ad esponenti politici e a magistrati;
• azioni di responsabilità civile per milioni di euro coltivate e portate avanti per anni anche grazie al mercimonio di atti giudiziari da parte di colleghi disonesti come ormai statuito da sentenze passate in giudicato;
• la difesa da procedimenti disciplinari pretestuosi costruiti attraverso l’interferenza di imputati condannati1.
A Siracusa ho progressivamente capito, lavorando e quasi per caso (come spesso avviene nel nostro lavoro), che la magistratura, quando perde la sua carica ideale e smarrisce il desiderio di rendere Giustizia, diviene un potere come gli altri, permeabile alle lusinghe esterne che arrivano attratte dalla possibilità di sfruttare l’enorme potere che abbiamo sulle persone e sulle cose. Nello stesso ufficio, però, ho anche visto come molti colleghi – spesso giovanissimi – siano stati in grado di riscattare, con il loro coraggio e la loro abnegazione, l’onore della magistratura compromessa dalle condotte collusive di alcuni.
L’esperienza maturata in quel contesto è, in parte, riepilogata nel breve manuale di autodifesa2 con il quale ho provato a sistematizzare l’esperienza vissuta fornendo qualche indicazione su come reagire di fronte ad azioni e situazioni conflittuali generate dagli indagati con lo specifico scopo di ostacolare l’attività inquirente e requirente.
Ma ancora di più, dalla stessa esperienza ho altresì maturato il fermo convincimento che, mettendo insieme le energie migliori, è possibile cambiare ciò che ha, per varie ragioni e nel tempo, intaccato l’autorevolezza della magistratura e, soprattutto, la sua credibilità all’esterno: da qui muove la scelta di provare a dare il mio contributo – che spero venga alimentato dalle vostre proposte – in un’ottica di autogoverno che parta “dalla base” attraverso la mia candidatura al CSM.

La Procura di Catania
In Procura a Catania ho gestito indagini nel settore dei reati contro la persona e contro la Pubblica Amministrazione e, dopo l’ingresso in DDA, ho coordinato procedimenti relativi al contrasto alle organizzazioni mafiose appartenenti a “cosa nostra” operanti nella provincia catanese. Ho curato, in particolare, indagini nei settori del reinvestimento e del riciclaggio del denaro delle organizzazioni mafiose e ho istruito procedimenti attinenti alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti. L’esperienza presso la Procura di Catania (tanto in ordinaria quanto in DDA) mi ha indotto a confrontarmi con procedimenti complessi in un contesto territoriale difficile. Ho, però, lavorato a stretto contatto con colleghi requirenti e giudicanti che mi hanno – ancora una volta – confermato come la magistratura conservi una carica ideale che deve essere custodita e preservata3.

La Procura di Catania è stata altresì occasione per verificare come il funzionamento di un grande ufficio possa essere improntato alla partecipazione attiva dei magistrati il cui coinvolgimento, nell’individuazione delle soluzioni organizzative e nelle proposte per la gestione dei sevizi, può contribuire a riempire di significato l’idea che i magistrati si distinguano tra loro soltanto per la funzione svolta.


L’informatica e la statistica
Mi sono occupato di informatica e statistica giudiziaria (anche come RID) ed ho maturato la convinzione che si tratti di strumenti sempre più rilevanti nella nostra professione (ormai intrecciati indissolubilmente all’esercizio della giurisdizione) e che, proprio per questo, devono diventare centrali nelle riflessioni sul governo autonomo della magistratura4.
Con riferimento alla gestione dei dati statistici ho lavorato, tra l’altro, all’individuazione e alla predisposizione di modelli statistici qualitativi (o semi qualitativi) da affiancare a quelli quantitativi attualmente alla base dei sistemi di valutazione della magistratura4.
Per quanto concerne l’informatizzazione ho approfondito l’impatto dei sistemi di intelligenza artificiale sull’organizzazione giudiziaria5 ed i diversi applicativi che compongono l’(ancora) embrionale processo penale telematico.

3 Il perché della candidatura6.
La magistratura è migliore dell’immagine deformata che restituisce lo specchio di quest’ultimo periodo storico.
Credo, infatti, che quanto è ora sotto gli occhi di tutti sia accaduto tanto a causa quanto per merito della magistratura. Scandali e corruzioni che hanno coinvolto l’ordine giudiziario sono emersi grazie a magistrati che hanno detto alcuni “no” decisivi e hanno denunciato quanto accadeva, il quadro generale è poi emerso quando altri magistrati hanno avuto la forza di sviluppare nuove indagini senza arretrare di fronte all’esistenza di sistemi di potere ramificati anche al nostro interno.
Ci aspettano, però, anni difficili in cui saremo chiamati a difendere il modo di intendere la magistratura ed il modello di magistrato che vogliamo, anni nei quali sarà decisivo il ruolo che riuscirà a ritagliarsi il Consiglio Superiore della Magistratura e la sua normazione secondaria.
Dopo le difficoltà che abbiamo attraversato è, quindi, necessario immaginare un diverso organo di Autogoverno:

  • che riaffermi in modo autorevole le proprie prerogative anche nel contradditorio con il Ministero;
  • che di fronte ai “risultati attesi” imposti dal PNRR su base meramente quantitativa riaffermi la centralità dei “carichi esigibili” e della loro determinazione partecipata negli uffici completandoli con una valutazione del “peso” degli affari e lavorando, finalmente, all’individuazione di veri e propri carichi sostenibili. E’ possibile farlo da subito intervenendo sul format dei programmi di gestione dei procedimenti civili e penali;
  • che sia guidato dalla necessità di tutelare la qualità della giurisdizione pretendendo che i nuovi sistemi di rilevazione statistica promessi dal Ministero intercettino l’enorme massa di lavoro sommerso determinante per restituire un servizio di qualità alle parti ed ai difensori. La difesa della qualità della giurisdizione passa, infatti, tanto da una maggiore trasparenza dei dati quanto dalla costruzione di modelli statistici idonei a misurare la peculiarità della professione di magistrato (e non incentrati sul mero dato quantitativo). Anche questo può essere fatto da subito imponendo – attraverso la normazione secondaria – che le valutazioni di professionalità intercettino parametri qualitativi in parte già misurabili attraverso una diversa interrogazione degli applicativi ministeriali;
  • che di fronte alle innovazioni tecnologiche che stravolgono il nostro lavoro non sia più spettatore silente, ma comprenda che informatica e statistica sono ormai formanti giudiziari che intervengono nel corpo vivo del governo autonomo e devono essere oggetto di un nuovo equilibrio tra Ministero e CSM. Esiste da tempo un tavolo paritetico su questi temi che deve, tuttavia, diventare una vera stanza di compensazione nella quale il CSM non si limiti a prendere atto delle innovazioni proposte dal Ministero ma riesca ad orientarle grazie alla maggiore capacità di interpretare le realtà degli uffici giudiziari. E’ poi indispensabile che il CSM raggiunga una propria indipendenza statistica rafforzando l’ufficio statistico interno e dando attuazione alle diverse delibere in materia di sistema informatizzato centrale (datawarehouse – DWH) e, segnatamente, mettendo in esercizio il DWH nel settore civile e costituendo quello nel settore penale;
  • che nell’attribuire incarichi direttivi e semidirettivi non ragioni più con la logica dell’appartenenza, ma con quella della competenza riconoscendo l’importanza del servizio giudiziario effettivamente reso. Anche in questo settore si può già intervenire sui parametri previsti dai bandi valorizzando l’attività svolta in ambito giudiziario e valutando, tra l’altro, l’eventuale servizio reso nelle sedi c.d. “di frontiera” (professionale e non geografica);
  • che impronti il giudizio disciplinare all’effettiva considerazione delle condizioni di lavoro dei magistrati. La prevedibilità della decisione è poi un valore anche per la decisione disciplinare ed è necessario che il CSM promuova la sistematizzazione e la classificazione delle ordinanze e delle sentenze adottate garantendo l’effettiva conoscibilità degli orientamenti e delle posizioni assunte sulle questioni principali (ritardi del deposito dei provvedimenti, omesse scarcerazioni formali, tardiva iscrizione nel registro degli indagati, etcc…);
  • che operi una generale semplificazione della normazione secondaria adottata negli anni consentendo l’agevole reperimento delle disposizioni emesse dall’organo di autogoverno. La normazione secondaria del CSM è di difficile ricostruzione, deve invece essere semplificata e ne deve, altresì, essere agevolata la consultazione con l’adozione di provvedimenti generali che – nelle diverse materie – sistematizzino gli orientamenti progressivamente adottati. Le incombenze che ricadono sugli uffici devono essere graduate anche sulla base delle dimensioni e della funzionalità;
  • che, pur nell’attuale assetto normativo, operi sulle circolari consiliari per recuperare partecipazione e democrazia nel governo degli uffici di Procura salvaguardando l’idea che il PM è il “primo dei giudici” con cui si confronta l’indagato o la parte offesa. La circolare sulle Procure – che andrà ripensata anche alla luce della riforma c.d. Cartabia – consente margini di intervento con particolare riferimento al necessario coinvolgimento dei magistrati nella gestione partecipata dell’ufficio a salvaguardia del principio che “i magistrati (anche quelli addetti all’uffici del Pubblico Ministero) si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni”;
  • che lavori nella prospettiva di allargare la partecipazione dei singoli nella gestione degli uffici riducendo la portata e la rilevanza della funzione direttiva e semidirettiva nell’iter professionale individuale e promuovendo il ritorno ad un potere giudiziario realmente diffuso unico vero antidoto per ridurre le ambizioni improprie che rischiano di inquinare il trasparente governo autonomo della magistratura. I dirigenti devono essere valutati secondo i risultati che hanno, effettivamente, conseguito valorizzando anche i giudizi dei colleghi d’ufficio raccolti con criteri obiettivi e verificabili. E’ necessario, inoltre, che il CSM sia in grado di rispondere con tempestività ai quesiti degli uffici che coinvolgono l’indipendenza interna rafforzando il diritto tabellare e la partecipazione all’organizzazione dell’ufficio giudiziario.

Ho il privilegio raro di fare il lavoro che sognavo nel luogo in cui volevo farlo potendo contribuire a migliorare la società nella quale viviamo rispondendo solo alla mia coscienza. Il senso del mio impegno è, in fondo, tutto qui: voglio continuare a svolgere la mia funzione nel modo in cui l’ho sempre fatto e con la libertà che ho sempre avuto.

4 Il perché della candidatura all’interno di un gruppo associato (Unità per la Costituzione).
Mi sono accostato ad Unità per la Costituzione perché mi riconosco nell’idea di un magistrato rispettoso delle idee altrui e felice di avere come protezione della sua azione la forza della Costituzione e della sua professionalità.
Il distacco dei magistrati dal proprio governo autonomo – spesso imposto dalle condizioni di lavoro nelle quali si opera – ha consentito però ai gruppi associativi di trasformarsi in correnti – nel senso deteriore del termine – e le correnti, nelle mani di pochi magistrati non adeguatamente controllati dal corpo elettorale, sono diventate centri impropri di potere intervenendo nelle nomine di direttivi e semidirettivi ambito nel quale l’appartenenza o non appartenenza ad un gruppo deve diventare – da subito – totalmente irrilevante.
Dopo la crisi Unità per la Costituzione ha avviato una vera e propria fase costituente, l’assemblea formata da esponenti eletti democraticamente nei distretti ha riscritto completamente lo statuto prevedendo tra l’altro: primarie per la designazione al CSM, incompatibilità vere tra ANM, CSM e incarichi nel gruppo, l’attribuzione all’assemblea degli iscritti delle decisioni più rilevanti, il voto telematico con la drastica riduzione delle deleghe, la parità di genere negli incarichi apicali, diarchia dei segretari e tanto altro.
Ho partecipato all’attività della costituente perché penso che il fallimento definitivo dell’associazionismo giudiziario e dei gruppi associativi – unico antidoto che salvaguarda l’ANM dall’infiltrazione di lobby e centri di interesse non riconoscibili – costituirebbe il fallimento della magistratura così come l’abbiamo conosciuta in questi anni. Credo poi che l’autogoverno implichi decisioni su carichi esigibili, sul rapporto tra il nostro lavoro e l’informatizzazione, sulle valutazioni di professionalità, su come devono essere scelti i dirigenti. Su questi temi – che sono percepiti in modo molto diverso al nostro interno – è necessario continuare a scegliere sulla base di opzioni “politiche” trasparenti che sono necessariamente veicolate – in ogni organizzazione complessa – da “gruppi” di persone che condividono una determinata impostazione ideale, ma che devono funzionare in modo trasparente e senza più abusi al loro interno.

5 Il programma “in formazione progressiva”.
Ferme restando le coordinate ideali che ho tracciato credo che il governo autonomo imponga una partecipazione collettiva che deve coinvolgere direttamente i singoli magistrati e che vorrei sperimentare già con questa atipica “campagna elettorale”.
In calce ho, quindi, inserito il link (e il codice) per partecipare al “team” che ho creato appositamente per raccogliere idee sulle priorità e sul programma che si formerà progressivamente nelle prossime settimane.
Troverete all’interno del team un primo questionario che ha l’obiettivo di individuare – insieme a chi di voi vorrà contribuire – indici qualitativi che possano essere valorizzati per intercettare e definire il nostro lavoro nella consapevolezza che, sulla tutela della qualità della giurisdizione, si giocherà il futuro della magistratura. Sempre attraverso il questionario è possibile suggerire le prime ulteriori tematiche programmatiche.
Tra i “file” del canale – per chi fosse interessato – ci sono poi documenti in più sulla mia storia professionale (e nello specifico: questa presentazione, il “manuale (breve) di autodifesa per portare a termine indagini nei confronti di soggetti che si difendono dall’indagine e non nell’indagine”, l’autorelazione redatta in occasione dell’ultima valutazione di professionalità, alcuni contributi scientifici in materia di informatica, statistica e organizzazione e un po’ di materiale vario sulle vicende siracusane per chi volesse approfondire).


Marco Bisogni

marco.bisogni@giustizia.it

2 Allego il link per consultare e scaricare il manuale: https://mingiustizia.sharepoint.com/:b:/s/Autogovernodalbasso/EfnxDqGXOytNrePzaT8R4NIBX3IeT5h2ZJkQSclNxLNTNQ?e=CIotcU

3 Ove di interesse in allegato la mia ultima autorelazione sulle attività svolte alla DDA di Catania: https://mingiustizia.sharepoint.com/:b:/s/Autogovernodalbasso/EbVJEikk6yVIhW0Jw1p3LnMB4c26zS_1DOeGJThg7Fkb9A?e=dyPtzp


4 Si allegano due collegamenti ad alcuni dei lavori predisposti in questo settore:
https://mingiustizia.sharepoint.com/:b:/s/Autogovernodalbasso/ESD7a2X4OfZCmEs3IGIiYj8BHk8oO8C7VaKhG71qLGB2dg?e=cVYLeq
https://mingiustizia.sharepoint.com/:b:/s/Autogovernodalbasso/EZuo1zbtoBxIuYWXow7W65UBLry9sVaa6meYsEeWkLHKQQ?e=ESfr9g
5 Al seguente collegamento un recente contributo in questa materia:
https://mingiustizia.sharepoint.com/:b:/s/Autogovernodalbasso/EZq6a-gBhvVDuYoaE5DkMssBgAjkO0N8vE8tz3fyjCO3Vw?e=DYyTaI
6 Qui di seguito il link di approfondimento ad una breve intervista di presentazione della candidatura: https://livesicilia.it/catania-csm-giustizia-unicost/

Collegamento per richiedere l’ammissione al team :
https://teams.microsoft.com/l/team/19%3aKfjsi3_5YYlJCrM8vJlQLCbmARsc0OGvzrb9lmEdGbw1%40thread.tacv2/conversations?groupId=1af275fe-31ef-4298-9461-3b80a0bee39b&tenantId=792bc8b1-9088-4858-b830-2aad443e9f3f
E’ altresì possibile accedere direttamente al team con il codice: sx78q7d
Collegamento per la partecipazione al questionario sull’individuazione degli indici di qualità e sulle priorità del nuovo CSM (il questionario può essere compilato anche in forma anonima ed occupa poco più di 5 minuti): https://forms.office.com/r/dqJj0x79r9

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