Lavorare per ripartire insieme, con la massima collaborazione e compattezza: questo deve essere il nostro impegno per il futuro.
Siamo convinti che non interessi più a nessuno ascoltare discorsi autoreferenziali di chiunque di noi abbia la pretesa di incarnare il nuovo, contrapponendosi agli altri in una perenne competizione.
Se non si parte da qui, se non si recupera l’effettività dell’unità associativa, rendendola piena di contenuti, sarà davvero difficile contrastare le conseguenze della profonda crisi in cui siamo scivolati ed aprire finalmente una fase nuova.
Mentre noi ci fronteggiamo, il Paese è ancora piegato da una terribile pandemia, che ne ha fatto esplodere tutte le contraddizioni anche nel sistema giustizia.
Sono emerse con prepotenza tutte quelle precarietà e incoerenze che da tempo conosciamo, ci raccontiamo, ma ancora non risolviamo.
Ed è sempre più forte la tendenza alle divisioni interne, alla gerarchizzazione, alla separazione delle carriere, che minano pericolosamente l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura e, quindi, il diritto stesso dei cittadini alla giustizia, nel suo pieno significato costituzionale.
La Magistratura non può rimanere divisa di fronte ad una crisi così violenta.
Abbiamo certamente molte questioni da affrontare, a cominciare da quella morale, ma dobbiamo farlo con spirito costruttivo, guardando insieme al futuro.
Dobbiamo impegnarci per una profonda rigenerazione morale dell’associazionismo e della Magistratura tutta, non limitandoci al pur necessario compito di accertare le responsabilità, ma assumendoci la ben più complessa responsabilità di impedire, anche attraverso la testimonianza dei nostri comportamenti, il ricrearsi delle condizioni che hanno portato a questa grave crisi di valori e di immagine.
- Questione morale
Abbiamo una grandissima responsabilità, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni di magistrati, e concordiamo tutti – senza eccezioni – sulla necessità di affrontare, con trasparenza e senza alcuna ipocrisia, tutte le questioni che pongono le chat estrapolate dal telefono di Luca Palamara, come qualsiasi altra fonte di emersione di condotte potenzialmente riconducibili a violazioni del codice deontologico.
Abbiamo letto, in un comunicato diffuso dai colleghi di MI, che i componenti di Unicost avrebbero espresso la volontà di “prendere nettamente le distanze dal libro-intervista del dr. Palamara, la cui narrazione, non esente da inesattezze e falsità, sarebbe mossa da finalità sottese dell’autore, il quale pretenderebbe di riscrivere la storia della Repubblica dell’ultimo ventennio accreditando strumentalmente la tesi di una finalità politica dell’azione associativa dell’ANM, grazie soprattutto alla “saldatura” tra il gruppo di Area e quello di UpC”.
In nessun documento o intervento al CDC abbiamo reso una simile dichiarazione. Abbiamo, invece, riconosciuto la necessità di confrontarci con i fatti raccontati in quel libro, nella consapevolezza che, se confermati, rappresenterebbero una nuova, profonda ferita all’Istituzione, aggravando il decadimento di credibilità dell’intero ordine giudiziario.
Ma abbiamo anche evidenziato l’esigenza di basare qualsiasi accertamento su fonti originarie e non filtrate da interventi mediati, che non offrono garanzie di completezza e di compiuta verificabilità.
Già nel documento diffuso prima dell’ultimo CDC abbiamo, poi, sottolineato la necessità di agire per arrivare in tempi rapidi, con rigore, equilibrio e rispetto delle necessarie garanzie, alla valutazione del rilievo deontologico dei fatti rivelati dalle chat depositate presso la Procura di Perugia, riconoscendo il ruolo centrale dei probiviri anche nella predeterminazione di criteri generali, oggettivi e uniformi di valutazione, secondo la condivisibile scelta metodologica – di trasparenza e verificabilità delle decisioni – operata dalla Procura Generale presso la Corte di Cassazione.
All’esito di un articolato dibattito, abbiamo anche raccolto l’indicazione contenuta nella mozione finale presentata in CDC, di dare mandato al collegio “ferma l’acquisizione di tutto il materiale disponibile presso la Procura di Perugia, di avviare tempestivamente tutti gli accertamenti istruttori relativi alle condotte, in parte già emerse da materiale di dominio pubblico, e più rilevanti sia sotto il profilo etico che istituzionale, la cui narrazione ha causato discredito all’Ordine giudiziario”.
- I temi del futuro
Siamo convinti che i probiviri svolgeranno questo delicato compito con tempestività, equilibrio e rigore ma, accanto alla questione morale, oggi abbiamo tanti altri temi da affrontare, come la riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM – con nuove regole in grado di arginare deviazioni e disinnescare il carrierismo o impropri legami tra ANM ed organo di governo autonomo – gli interventi sul processo, il complesso tema dei carichi esigibili.
Un’attenzione particolare dovrà essere assegnata anche al tema del disciplinare: va contrastato qualsiasi approccio punitivo, che non risolve il problema dei tempi della giustizia ed ha inevitabili ricadute negative sulla qualità e sulla tutela effettiva dei diritti, e va sostenuta con forza l’introduzione dell’istituto della riabilitazione, non essendo più accettabile che condanne, anche per fatti di minor rilievo, possano, addirittura a distanza di decenni, condizionare il giudizio su magistrati, di grande valore e verificata professionalità.
Insomma, il passato non può e non deve essere trascurato – e siamo pronti ad affrontarlo fino in fondo – ma il nostro sguardo deve essere rivolto soprattutto al futuro, ai giovani colleghi impegnati nelle sedi più complesse e disagiate, al sostegno da assicurare loro, alle riforme ordinamentali, di diritto sostanziale e processuale utili rispettivamente a ridurre il carrierismo e il correntismo e a garantire una giustizia giusta, fatta di qualità oltre che di quantità. Prezioso sarà il contributo dei tantissimi colleghi, ben 300, che hanno offerto la propria disponibilità a comporre le Commissioni permanenti di studio: a loro va il nostro ringraziamento, un segno di grande speranza e di fiducia nell’ANM, rimboccarsi le maniche per elaborare le proposte necessarie per favorire il recupero di credibilità nella Magistratura.
Mai come oggi l’ANM deve porsi al centro del dibattito pubblico, facendo sentire, all’esito del confronto interno tra le diverse posizioni, la voce unitaria e autorevole della Magistratura, con proposte puntuali e concrete, anche in vista della imminente predisposizione del Recovery Plan.
Si tratta, infatti, di un’occasione senza precedenti, una vera e propria scommessa, che deve vederci coesi – pur nel rispetto delle nostre diverse sensibilità e visioni della giurisdizione – e impegnati in prima linea, per contribuire a ridisegnare il volto della giustizia, perché appaia e sia finalmente un’organizzazione giusta, moderna, efficiente e, dunque, veramente al servizio del cittadino.
Questo è il momento della responsabilità e dello stare uniti.
Roberta D’Onofrio, Giacomo Ebner, Italo Federici, Pierpaolo Filippelli, Alessandra Maddalena, Tony Nicastro, Emma Vittorio